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Cop15 e Quadro Globale sulla Biodiversità post-2020. Cosa sono e a cosa servono

Annunciate le nuove date per la Cop15, dovrà approvare il nuovo Piano strategico post-2020

La Cop15 è la 15^ Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, ovvero il più grande vertice internazionale sulla protezione della diversità biologica, che si terrà – dopo il terzo rinvio a causa della pandemia – a partire dal mese di ottobre a Kunming, in Cina.

L’evento infatti, inizialmente programmato in agenda per ottobre 2020, è stato posticipato a maggio 2021 e poi ancora in ottobre 2021. Le nuove date ufficiali si dividono in due fasi di negoziati: inizio lavori online fra l’11 e il 15 ottobre 2021, discussione e conclusione dei lavori in presenza dal 25 aprile all’8 maggio 2022.

La prima fase della COP15, ovvero quella di ottobre, sarà in gran parte procedurale, mentre nella seconda, volutamente in presenza, i paesi negozieranno gli obiettivi per il quadro globale sulla biodiversità che i governi mireranno a raggiungere entro la fine del decennio.

Il Quadro Globale per la biodiversità post-2020 è invece un piano d’azione globale per il prossimo decennio che fissa target e impegni a medio termine (2030) e a lungo termine (fino al 2050). Il testo del Quadro verrà redatto dall’Open-Ended Working Gruop (OEWG), che si riunisce a partire da oggi, lunedì 23 agosto, al fine di analizzare i successi e i fallimenti nell’attuazione del precedente piano, ovvero Piano Strategico 2011-2020, e predisporre un testo per il nuovo piano strategico che dovrà essere presentato e approvato alla Cop15.

La bozza di Luglio del testo del nuovo piano strategico, che dovrà essere presentato alla Cop15, includeva 21 proposte tra cui questi punti chiave:

  • Garantire che almeno il 30% delle aree terrestri e marittime a livello globale sia conservato attraverso sistemi di aree protette efficaci
  • Prevenire o ridurre del 50% il tasso di introduzione e insediamento di specie esotiche invasive e controllare o eradicare tali specie per eliminarne o ridurne l’impatto.
  • Ridurre di almeno la metà i nutrienti persi nell’ambiente, di almeno due terzi i pesticidi ed eliminare lo scarico dei rifiuti di plastica.
  • Utilizzare approcci basati sugli ecosistemi per contribuire alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, contribuendo almeno 10 GtCO2e all’anno alla mitigazione; e garantire che tutti gli sforzi di mitigazione e adattamento evitino impatti negativi sulla biodiversità.
  • Reindirizzare, riutilizzare, riformare o eliminare gli incentivi dannosi per la biodiversità in modo giusto ed equo, riducendoli di almeno 500 miliardi di dollari all’anno.
  • Aumentare le risorse finanziarie da tutte le fonti di almeno $ 200 miliardi all’anno e aumentare i flussi finanziari internazionali verso i paesi in via di sviluppo di almeno $ 10 miliardi all’anno. ai paesi in via di sviluppo.

Durante la Cop15 si rifletterà anche sulla Convenzione sulla Diversità Biologica, un trattato internazionale giuridicamente vincolante con tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.
La Convenzione copre la biodiversità in modo trasversale, dagli ecosistemi, alle specie e risorse genetiche, ed anche alle biotecnologie (Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza).
L’organo di governo della Convenzione sulla Diversità Biologica è proprio la Cop. (COP). Questa autorità ultima di tutti i governi (o Parti) che hanno ratificato il Trattato si riunisce ogni due anni per esaminare i progressi compiuti, definire le priorità e impegnarsi in piani di lavoro, come il Piano strategico post-2020.

Leggi anche:

La strategia dell’Europa per proteggere la biodiversità

 

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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