La salute urbana in 1.000 città d’Europa: il progetto ISGlobal Ranking of Cities
L’ISGlobal Ranking of Cities è un progetto in corso, volto a stimare gli impatti sulla salute della pianificazione urbana e dei trasporti in 1.000 città europee.
Questo progetto di ricerca valuta varie esposizioni ambientali legate alla pianificazione urbana e dei trasporti (come l‘inquinamento atmosferico, il rumore del traffico stradale, l’esposizione agli spazi verdi e gli effetti delle isole di calore) per le città di più di 30 Paesi europei e, con i risultati ottenuti, stabilisce diverse classifiche.
La prima fase del progetto si concentra sull’inquinamento atmosferico, uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie e la morte in tutto il mondo.
Lo studio, condotto da ricercatori dell’Istituto di Salute Globale di Barcellona (ISGlobal) ha stimato per la prima volta l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Europa a livello di città. Poiché i dati sulle malattie non sono disponibili per tutte le città, lo studio si concentra sulla mortalità.
Il team di ricerca ha stimato la mortalità annuale dovuta all’inquinamento atmosferico per ciascuna delle 1.000 città incluse nello studio e ha stilato due classifiche sulla base dei risultati: una per le polveri sottili (PM 2.5) e una per il biossido di azoto (NO2).
Dopo aver riunito le città incluse nella stessa area metropolitana, la classifica finale comprende 858 città europee. La città classificata al numero 1 è quella con i peggiori dati di mortalità legati all’inquinamento atmosferico, mentre la città classificata al numero 858 ha i migliori dati di mortalità.
La classifica dell’inquinamento atmosferico si basa su un punteggio di carico di mortalità assegnato ad ogni città. I punteggi sono stati calcolati utilizzando un algoritmo che prende in considerazione i tassi di mortalità, la percentuale di mortalità prevenibile e gli anni di vita persi a causa di ogni inquinante atmosferico.
Lo studio si basa sulla metodologia di valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute. Questa metodologia segue un approccio di valutazione comparativa del rischio, confrontando gli attuali livelli di inquinamento dell’aria nelle città con due scenari teorici di riduzione dell’inquinamento dell’aria (raccomandazioni dell’OMS e livelli minimi misurati). Gli impatti sulla salute sono stimati in funzione di queste riduzioni, utilizzando le prove scientifiche più recenti e solide sulla relazione tra i livelli di inquinamento atmosferico e la mortalità.
Lo studio è il risultato del lavoro condotto dalla Urban Planning, Environment and Global Health Initiative (ISGlobal) di Barcellona e dallo Swiss Institute of Tropical and Public Health (Swiss TPH), pubblicato e dunque disponibile sulla rivista The Lancet Planetary Health. Esso stima per la prima volta il numero di morti premature dovute al particolato fine (PM 2.5) e al biossido di azoto (NO2).
Questi inquinanti sono responsabili di un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, asma, polmonite e cancro ai polmoni.
Dati allarmanti: Italia tra le peggiori d’Europa
Per le quasi 1.000 città europee prese in esame, il team di ricercatori coinvolti nel progetto ha stabilito una classifica delle più pericolose in termini di inquinamento atmosferico. I più alti tassi di mortalità da NO2, un gas tossico associato principalmente al traffico, sono stati trovati nelle grandi città di Paesi come Spagna, Belgio, Italia e Francia.
Da questo studio è emerso che quasi 52.000 morti premature ogni anno sono legate all’inquinamento nelle principali città europee. La Spagna e l’Italia sono tra le peggiori in Europa, mentre Parigi è al quarto posto per l’inquinamento da biossido di azoto.
Inoltre, un recente studio dell’Università di Harvard ha addirittura stabilito una correlazione tra il livello di inquinamento e la mortalità legata al Covid-19. Si stima che l’8 % delle morti in Europa ogni anno sia attribuibile all’inquinamento.
“Cinquantaduemila morti potrebbero essere evitate ogni anno se ciascuna città seguisse i livelli di inquinamento raccomandati dall’OMS”, dice Sasha Khomenko, autore principale dello studio e ricercatore di ISGlobal. Secondo queste raccomandazioni, la concentrazione non dovrebbe superare i 10 µg/m3 per le particelle fini (PM 2.5) e i 40 µg/m3 per l’ NO2.
Sfortunatamente, l’84 % degli europei è esposto a livelli di inquinamento molto più alti rispetto a tali raccomandazioni.
“Per quanto riguarda il PM 2.5, le città con la più alta mortalità si trovano nella valle del Po in Italia, nel sud della Polonia e nell’est della Repubblica Ceca”, dice Sasha Khomenko. Le particelle sospese sono emesse non solo dai veicoli a motore, ma anche da altre fonti di combustione (industria, riscaldamento domestico e combustione di carbone e legno).
A Brescia, in Lombardia, si pensa che quasi il 15 % dei decessi sia attribuibile all’inquinamento da polveri sottili, dice Khomenko. Il tasso è del 7 % a Madrid per il biossido di azoto.
La Pianura Padana in Italia è una regione altamente industrializzata con un alto livello di traffico stradale. Diverse città lombarde sono quindi logicamente in cima alla classifica (Brescia e Bergamo tra tutte).
La Polonia meridionale e la Repubblica Ceca orientale, dove le famiglie usano ancora molto carbone per il riscaldamento, sono particolarmente esposte alle particelle fini.
La Francia è relativamente poco colpita dalle polveri sottili, in compenso Parigi rientra nella top 10 delle città con l’aria più letale per l’NO2. Al contrario, i buoni risultati si trovano nei Paesi nordici, dove diverse città in Islanda, Norvegia o Svezia hanno un tasso di mortalità da inquinamento vicino allo zero.
I comuni che sono stati per molto tempo poco sensibili nei confronti dell’argomento, sembrano ora aver preso coscienza del problema e stanno adottando sempre più misure per ridurre il livello di inquinamento. A Parigi, come in diverse grandi città europee, sono state istituite zone a basse emissioni (LEZ) e viene incoraggiata la mobilità dolce (bicicletta, car-sharing, trasporto pubblico, ecc.).
La classifica completa è disponibile su ISGlobalRanking.org e consente di cercare qualsiasi città e di controllarne il livello d’inquinamento, così come le morti attribuite per ciascun inquinante.
Secondo i ricercatori di questo studio, dovrebbero essere rivisti anche gli standard europei di inquinamento, attualmente 25 µg/m3 per il PM 2.5 e 40 µg/m3 per l’NO2 (cioè al di sopra delle raccomandazioni dell’OMS). E ancora non si è certi che questo sia sufficiente: “Non esiste una soglia di esposizione sicura al di sotto della quale l’inquinamento atmosferico è innocuo per la salute”, conclude Sasha Khomenko.
Ridurre i livelli di inquinamento dell’aria potrebbe evitare migliaia di morti nelle città europee ogni anno:
- fino a 125.000 morti/anno in meno, abbassando i livelli di PM 2.5
- fino a 80.000 morti/anno in meno, abbassando i livelli di NO2
Bisogna agire ora!
L’inquinamento dell’aria dipende molto dai nostri stili di vita ed è fortemente legato all’uso di veicoli a motore, alle emissioni industriali, al riscaldamento domestico e alla combustione di legna e carbone, tra le altre fonti. I cambiamenti nel modo in cui progettiamo, usiamo e ci muoviamo nelle nostre città potrebbero portare miglioramenti significativi nella qualità dell’aria.
Ecco una lista di cose semplici che ognuno di potrebbe/può fare:
- camminare, andare in bicicletta o usare qualsiasi altra forma di trasporto attivi;
- usare i trasporti pubblici invece delle auto per i viaggi più lunghi;
- passare a fonti di energia più pulite e rinnovabili all’interno della propria casa;
- esigere un cambiamento! Abbiamo bisogno di un nuovo modello urbano incentrato sulle persone, non sulle auto. Chiedi ai tuoi rappresentanti locali di agire contro l’inquinamento dell’aria e sostieni le opzioni politiche che includono un’ ”agenda per l’aria pulita”;
- farsi coinvolgere! L’inquinamento dell’aria è una minaccia critica a livello mondiale. Cerca attivisti, organizzazioni non-profit o gruppi di sostegno nella tua zona e sostienili. Stiamo parlando di qualcosa che possiamo ancora cambiare!
Un segnale forte e incoraggiante in questo senso è stato dato da ISGlobal attraverso la creazione della Urban Planning, Environment and Health Initiative, che mira ad applicare prove scientifiche rigorose, strumenti e indicatori per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile e sano.
L’iniziativa riunisce esperti, professionisti e decisori di tutti i settori per ottimizzare gli ambienti urbani a favore della salute umana. Attraverso la ricerca, la difesa, la politica e lo sviluppo delle capacità, l’iniziativa si impegna con i principali soggetti interessati per un’azione trasformativa e un impatto positivo sulla società.
Le città offrono opportunità e sono motori di innovazione e creazione di ricchezza. Allo stesso tempo, sono la principale fonte di consumo di risorse, inquinamento, criminalità e malattie. Per molti, le crescenti disuguaglianze limitano i benefici della vita urbana ed esacerbano gli impatti negativi.
La salute è un indicatore e un prerequisito dello sviluppo sostenibile. I disastri naturali, le epidemie e il cambiamento climatico evidenziano l’esistenza intrecciata degli esseri umani e del loro ambiente, in nessun luogo come nelle città. C’è una crescente consapevolezza della necessità di ambienti urbani resilienti che possano proteggere e promuovere sia la popolazione che la salute del pianeta.
I ricercatori hanno stimato che ogni anno quasi il 20 % della mortalità naturale potrebbe essere posticipata se le raccomandazioni internazionali per le prestazioni di attività fisica, l’esposizione all’inquinamento atmosferico, il rumore, il calore e l’accesso allo spazio verde fossero rispettate.
Le stime hanno mostrato che la quota maggiore di morti premature è prevenibile attraverso un aumento dell’attività fisica, seguita dalla riduzione dell’esposizione all’inquinamento atmosferico, al rumore del traffico e al calore.
Molte città in tutto il mondo stanno iniziando a spostare la loro soluzione di mobilità dalle auto private verso mezzi più ecologici e orientati al cittadino. I probabili effetti di tali politiche sono: riduzioni significative dell’inquinamento atmosferico legato al traffico, del rumore e della temperatura nei centri urbani. Per esempio, è stata riportata una riduzione fino al 40 % dei livelli di NO2 nei giorni senza auto.
Per concludere, è fondamentale una collaborazione tra i settori della pianificazione, dei trasporti, dell’ambiente e della salute che permetta di affrontare le sfide poste dall’urbanizzazione, mettendo la salute e il benessere al centro dello sviluppo urbano, e di risolvere problemi come l’elevato inquinamento atmosferico e acustico, gli effetti delle isole di calore, la mancanza di spazi verdi e il comportamento sedentario.