Cop26

Clima, Pre-COP26 al via a Milano: al tavolo riuniti 50 Paesi

La città ospita il tavolo multilaterale di livello ministeriale sotto l’egida dell’UNFCCC, la convenzione ONU sul clima. Il punto di Italian Climate Network

Vi è stata una gran confusione comunicativa in merito agli eventi internazionali sul clima che precederanno la COP26 di Glasgow, a novembre, anche sulla stampa italiana. Sarà Milano, in Italia, ad ospitare sia l’iniziativa “Youth4climate” – che vedrà protagonisti quasi 400 giovani attivisti del clima da tutti i paesi del mondo – che, successivamente da giovedì 30 settembre a sabato 2 ottobre, la preCOP26 ufficiale. Nei giorni scorsi molte testate hanno confuso o sovrapposto i due eventi.

Su cosa sarà e come funzionerà l’iniziativa Youth4climate, ideata e lanciata dal governo italiano in partenariato con quello britannico, ha scritto in questi giorni la nostra Giulia Persico. Le proposte dei 400 giovani attivisti saranno quindi portate all’attenzione dei Ministri dei Paesi coinvolti nella preCOP il 30 settembre, per stimolare ancor più il dibattito e puntare a sempre maggiore ambizione nelle politiche.

La preCOP26 è, invece, un tavolo multilaterale di livello ministeriale sotto l’egida dell’UNFCCC, la convenzione ONU sul clima. Non è un’invenzione del governo italiano, né del partenariato Italia-GB che gestisce il percorso di COP26. Le preCOP si tengono, da sempre, circa un mese prima della COP vera e propria e vedono la partecipazione di un gruppo rappresentativo di Paesi, di solito 40, quest’anno allargato a 50. Nella scelta dei Paesi da parte degli organizzatori (Segretariato UNFCCC, paesi ospitanti) si cerca di mantenere un’attenzione al bilanciamento geografico e rispetto ai gruppi negoziali esistenti nel mondo delle Nazioni Unite (paesi in via di sviluppo, network del cosiddetto terzo mondo, stati insulari fragili e molti altri).

Rispetto alle ultime preCOP (Cracovia 2018, Costa Rica 2019), quella di Milano avrà ancor più l’arduo compito di spingere il più possibile in avanti l’agenda dei lavori sui temi più spinosi rimasti in stand-by durante un anno e mezzo di pausa negoziale e poi non affrontati, o non ulteriormente definiti, nei mediocri negoziati intermedi on-line dello scorso giugno. In particolare, i delegati dei 50 paesi si confronteranno su come procedere nella definizione pratica di azioni-chiave previste dall’accordo di Parigi del 2015: mercati del carbonio ex Art.6 dell’Accordo e conseguente attuazione del Rulebook di Katowice, trasparenza e reportistica (su questo a Katowice nel 2018 si decise cosa fare, ma manca ancora un come sostanziato in tabelle e modalità comuni in vista della data di entrata in vigore di queste misure, il 2023), adattamento, loss and damage, oltre al tema più spinoso e trasversale di tutti, quello della finanza del clima, che ad oggi ha stentato a decollare. Non ultimo, sicuramente vi sarà un confronto su quanto emerso dall’ultima pubblicazione dell’IPCC del 9 agosto scorso, oltre che sul nuovo Report di sintesi dell’UNFCCC sull’ambizione dei contributi nazionali (NDCs), previsto in uscita per il prossimo 28 settembre.

Prima che si ingeneri confusione anche sul tipo di decisione, specifichiamo che questo tipo di negoziato non produce né alcun documento formale, né alcuna dichiarazione finale. Semplicemente, trattandosi di un incontro preparatorio al negoziato vero e proprio, dalla preCOP come sempre usciranno dei documenti di lavoro per i responsabili dei vari gruppi di lavoro, contenenti indicazioni di massima sui margini di manovra e compromesso su ogni specifico tema una volta in plenaria a Glasgow.

L’annunciata presenza all’apertura della preCOP del Presidente della Repubblica Sergio Marttarella, del Premier Mario Draghi, del Primo Ministro inglese Boris Johnson e del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio porterà sicuramente attenzione sulla ripresa dei negoziati e da questi leader possiamo lecitamente aspettarci un appello verso una maggiore ambizione climatica globale, anche alla luce delle più recenti prese di posizione italiane e britanniche sul tema, non ultima quella del Premier Draghi del 17 settembre 2021 al Forum delle Maggiori Economie sull’Energia e il Clima (Mef), promosso dal Presidente USA Joe Biden. Non ultimo, è proprio di pochi giorni fa l’annuncio di Biden, durante i lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di un nuovo contributo degli USA verso l’obiettivo dei 100 miliardi all’anno in finanza climatica verso i paesi più in difficoltà. Posizioni politiche che, ricordiamo, possono avere un impatto sulle leadership dei singoli Paesi nella definizione delle linee-guida poi affidate ai tecnici impegnati nei vari negoziati.

E la società civile? La preCOP di Milano, come detto, è un tavolo di lavoro ministeriale ristretto, non una COP. Per questo sono stati invitati come osservatori solamente rappresentanti delle varie costituenti UNFCCC (giovani, ricerca, think tank, imprese), a differenza delle vere e proprie conferenze sul clima dove invece possono partecipare numerose organizzazioni come Italian Climate Network, che segue i negoziati dalla sua nascita e lo farà anche quest’anno a Glasgow. Quello della possibilità di partecipazione attiva della società civile ai negoziati sembra, quindi, essere un tema più inerente la COP di Glasgow che non il tavolo di Milano, in un anno che vedrà, con grande probabilità, una quasi assenza delle organizzazioni di attivismo e volontariato del Sud del mondo, bloccate da campagne vaccinali a rilento e prezzi ancora inaccessibili per il ritorno a viaggi aerei.

Italian Climate Network monitorerà i lavori della preCOP di Milano per quanto possibile in vista di COP26 grazie, come sempre, ad un incredibile gruppo di giovani volontari ed esperti da tutta Italia. Tutti gli aggiornamenti saranno pubblicati nel nostro Bollettino COP.

Questo articolo, redatto da Jacopo Bencini, è stato originariamente pubblicato da Italian Climate Network e fa parte del Bollettino COP pubblicato dall’associazione. Per ricevere il Bollettino dai negoziati sul clima è possibile iscriversi a questo link.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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