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Scrivere di cambiamento climatico: l’intimo legame fra ambiente e letteratura nelle prospettive di una giovane scrittrice

Come si diventa scrittori? Per la nostra rubrica Professioni & Clima abbiamo intervistato Sara Segantin, scrittrice e divulgatrice scientifica

Narrare il cambiamento climatico, ma non attraverso un saggio, un trattato scientifico, un romanzo distopico di futuri terrificanti, bensì attraverso un racconto dell’oggi: questa è la sfida professionale di Sara Segantin, scrittrice e divulgatrice scientifica, dalla cui intervista per IconaClima è scaturito un dialogo su clima, comunicazione, avventura e… lavoro, tenendo fede al tema della nostra rubrica Professioni&Clima.

Sara Segantin nasce a Cavalese nel 1996, si laurea in Lingue, letterature straniere e turismo culturale presso l’università degli Studi di Trieste e frequenta un master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA, la Scuola Internazionale per gli Studi Avanzati nella stessa città. Nonostante la giovane età, ha già all’attivo la partecipazione al programma Rai GEO, dove narra di ambiente, giovani e futuro, e tre libri. L’ultimo – “Non siamo eroi”, pubblicato da Fabbri Editori – racconta le vicende di una ragazza di 19 anni, nata in un paesino di montagna, la cui esistenza viene sconvolta dalla tempesta Vaia. Finemente intrecciati ai temi degli studi, dell’amicizia e dell’amore, nel romanzo compaiono così, senza forzatura alcuna, quelli della lotta al cambiamento climatico e dell’ambientalismo.

Professione: Narratrice scientifica

Forse allora è vero che Trieste, terra di incroci di culture e di naviganti, ispiri poeti e scrittori, tanto che Sara Segantin, che l’ha scelta come “città d’adozione”, ama definirsi “narratrice scientifica” e in futuro, come lei stessa afferma, ridendo, vorrebbe essere chiamata “cantastorie”.

comunicazione clima
Castello di Miramare, Trieste. Fonte: Pixabay

Ma cos’è una “narratrice scientifica”? Si tratta sicuramente di una professione tanto inusuale, quanto innovativa, inventata forse, ma “nel senso che intendiamo noi giovani adesso, di doverci reinventare continuamente per portare avanti degli ideali, ma arrivare anche alla fine del mese senza rinunciare a quegli stessi ideali”. È sicuro, però, che nel contesto odierno questa figura è fondamentale: “più che «divulgatrice scientifica», io sono proprio «narratrice scientifica»: a me piace, attraverso le Storie, mettere insieme la testa e il cuore, le due dimensioni della razionalità – i dati concreti, oggettivi, la realtà fattuale – e della soggettività, la parte emotiva, anche individuale talvolta. Quest’ultima, volenti o nolenti, gioca un ruolo determinante nella nostra azione o non azione – in questo caso nei confronti della crisi climatica – e lo ha sempre giocato, in ogni situazione del nostro essere, del nostro stare al mondo.

Riuscire a raccontare questo ruolo, rendercene conto, capirlo senza dare giudizi di valore o giudizi morali, ma semplicemente mostrando la complessità a tutti gli effetti, è una chiave importante e ancora oggi troppo spesso sottovalutata nella risoluzione della crisi climatica”.

“Nelle mie Storie sulla crisi climatica, cerco sempre di inserire una buona dose di avventura, di entusiasmo. Io sono alpinista e mi piace anche il mare, la vela: questa dimensione dell’«attività», dell’essere in presenza, del toccare con mano i luoghi nelle loro varie dimensioni, è un aspetto che cerco sempre di inserire nelle mie Storie, insieme alle informazioni più scientifiche. Credo infatti che questo elemento, dando un tocco di emozione in più, sia in grado di coinvolgere un pubblico altrimenti distante.”

Riavvicinare comunicazione clima

Perché il “toccare con mano”, in effetti, è qualcosa di fondamentale per la nostra percezione del pericolo e leva potente nel condurci all’azione. E proprio di questo la lotta contro i cambiamenti climatici ha disperatamente bisogno: una delle difficoltà più grandi nella comunicazione della crisi climatica è il fatto che viene spesso percepita come incommensurabile, inconcepibile e infinitamente distante: come qualcosa che non è qui ed ora, ma domani e da un’altra parte. Si tratta, da una parte, di fenomeni difficili da comprendere nella loro complessità, e che quindi spesso risultano psicologicamente distanti, e, dall’altra, di fenomeni che appaiono per noi effettivamente lontani, perché riguardano territori lontani. Quindi fondamentale è riavvicinare, mostrando come stiamo già subendo, qui ed ora, gli effetti del cambiamento climatico.

Nel mio romanzo parlo della tempesta Vaia, delle ondate di calore, delle alluvioni; racconto di Venezia e della mia città d’adozione Trieste, che stanno andando sott’acqua. Credo che una delle sfide più grandi sia riavvicinare la narrazione al contesto dei lettori e a quello che può accadere nelle loro vite, mostrando loro ciò che possono fare per cambiare la traiettoria attuale, senza né dare false speranze né dipingere scenari apocalittici (che portano solo alla negazione). È una sfida che forse può essere affrontata raccontando storie umane: storie di ideali, certo, ma anche di contraddizioni, di difficoltà, di incoerenza, talvolta, perché – ricordiamo – il fatto di sbagliare non è una scusa per non affrontare i problemi.

Ricondurre al quotidiano, capire che per le persone c’è la fine della giornata prima della fine del mondo e che quindi la lotta alla crisi climatica si deve inserire in quella fine della giornata, o in quel tirare le somme alla fine del mese, credo sia una chiave interpretativa fondamentale da tenere in considerazione nella comunicazione sul clima.”

Per le persone c’è la fine della giornata prima della fine del mondo. La lotta alla crisi climatica si deve inserire in quella fine della giornata. Sara Segantin

Si tratta, per Sara Segantin, di una contestualizzazione della comunicazione, che va di pari passo con quella delle soluzioni di adattamento e mitigazione: “le soluzioni, pur dovendo essere globali nella loro applicazione, devono essere ragionate e contestualizzate in base a dove si applicano: quello che va bene per l’Alaska non va bene per Milano, quello che va bene per Milano non va bene per l’Africa. Allo stesso modo, anche la comunicazione deve essere contestualizzata.”

Della varietà dei luoghi e delle prospettive Sara Segantin è una profonda conoscitrice: dal volo in parapendio prima della nostra intervista, alle esperienze di studio nel Montana (USA) e a quelle di volontariato in Francia, in Giappone, …

Fonte: Pixabay

Cerca, infatti, di “vivere le storie prima di raccontarle” e, proprio per questo, sottolinea quanto nel suo lavoro siano importanti le persone e gli incontri, forieri di nuovi punti di vista, che confluiscono nella sua scrittura. “La bellezza di un libro sta secondo me nella capacità di rendere vivida l’immagine. Personalmente, preferisco narrare esperienze che in un certo senso ho già vissuto: anche se non necessariamente autobiografiche, devo riuscire a ricondurle a qualcosa di reale, di concreto. I miei personaggi devono essere realistici, vivi. Da un certo punto in poi, devono essere loro stessi a scrivere la trama.

Da un certo punto in poi, devono essere i personaggi stessi a scrivere la tramaSara Segantin

Diventare una scrittrice comunicazione clima

Quello dello scrittore e divulgatore è un lavoro flessibile, dove le giornate non hanno regole prefissate, “dipende dalle chiamate, dalle presentazioni, dalle scadenze. Talvolta sono a Roma, talvolta sono in giro per l’Italia, talvolta sono a casa al computer.” Una certezza, per la scrittrice, è la colazione nelle prime ore della mattinata, quasi all’alba. Le ultime ore, invece, sono dedicate alle passioni: “cerco di concludere entro il pomeriggio, per poi andare ad arrampicare, a volare, a camminare, a far vela, cercando così di conciliare queste attività con il lavoro”. Non bisogna dimenticare, però, che il vantaggio della flessibilità non può che essere accompagnato dalla necessità di un impegno costante, 365 giorni l’anno.

Sicuramente è un lavoro “stimolante”, per le caratteristiche già elencate ma anche perché altamente competitivo e pieno di incognite, soprattutto nelle sue prime fasi, che Sara Segantin conosce bene: “La sfida più difficile, per questo tipo di lavoro, è costruirselo. Se non sbaglio escono ben 60 titoli nuovi al giorno: il mercato è super-inflazionato ed arrivare alla pubblicazione, soprattutto da parte di una buona casa editrice, non è affatto semplice. comunicazione clima

Soprattutto all’inizio, quindi, è necessario tenere 10.000 porte aperte, la maggior parte ti sbattono in faccia e qualcuna, invece, resta aperta e ti dà veramente delle grandissime e bellissime opportunità.”

Creatività e flessibilità, ma soprattutto determinazione, sono dunque caratteristiche che non devono mancare per uno scrittore e la Dott.ssa Segantin non ne è certo priva: “A me scrivere piace da sempre; da sempre ho avuto questa idea vaga di voler fare la scrittrice. Tutti, invece, mi dicevano che fosse impossibile. Appena è stato pronto il primo romanzo l’ho «mandato allo sbaraglio», come non si deve fare, inviandolo a tutte le case editrici possibili ed è stato accettato da Fanucci Editore, che, comunque, era la prima scelta. Sono stata, forse, essendo quella la mia prima esperienza, anche fortunata. Piano piano poi, muovendo i primi passi nel settore, ne capisci meglio le dinamiche: ad esempio comprendi con che case editrici interfacciarti nel caso dei diversi stili o dei diversi generi.

Grazie alla testimonianza degli scrittori conosciuti finora, ho compreso che, di fatto, il percorso è diverso per tutti: c’è chi invia il manoscritto, chi viene cercato dalle case editrici, chi ha agenti letterari[1]…. È un lavoro che, soprattutto in Italia, soprattutto oggi, non ha regole fisse se non quella della necessaria testardaggine e cocciutaggine ad andare avanti.” comunicazione clima

Dall’università al mondo del lavoro

“Muovere i primi passi” – e muoverli il prima possibile – è, per Segantin, qualcosa di fondamentale nell’approcciare il mondo del lavoro: “io ho sempre fatto progetti, fin dalle superiori, sui temi della relazione fra persone e ambiente e della gestione di ambiente, arte, cultura e paesaggio, alcuni anche internazionali. Ne ho organizzati diversi con finanziamenti regionali od europei e ho partecipato a molti programmi di volontariato sul tema. Questo mi ha permesso sicuramente di costruirmi un buon curriculum, ma anche di maturare consapevolezza ed esperienza.

Più che le valutazioni o la velocità negli studi, nel mondo del lavoro conta ciò che nella pratica hai fatto e sperimentato: che tu sappia proporre, creare, ideare, buttarti, prenderti delle responsabilità. Inoltre, e non di minore importanza, queste esperienze permettono di avere le idee più chiare riguardo alla strada da intraprendere. comunicazione clima

Sicuramente anche il periodo di studio negli Stati Uniti ed il Master alla Sissa sono stati estremamente utili. Quest’ultimo non è stato «solamente» una grande occasione di apprendimento, ma mi ha anche permesso di conoscere i professionisti nel settore della divulgazione scientifica: un mondo relativamente piccolo, dove è importante fare rete a tutti i livelli. Contano i consigli, contano gli esempi, contano i suggerimenti.”

Di corsi di laurea o master incentrati sul tema di ambiente e letteratura ce ne sono diversi: “da poco è nato un Master in Environmental Humanities a Venezia; sempre a Venezia, a Padova e a Bologna ci sono percorsi di PhD che trattano questo tema. A Copenaghen, anche, c’è un intero corso di laurea dedicato. Se si sa con certezza di essere interessati a questo ambito, sicuramente consiglio di intraprendere un percorso di questo genere”.

(Non) avere le idee chiare

Certo, avere le idee chiare già durante le scuole superiori, quando sono richieste scelte di questo tipo, non è scontato. Tanto è vero che la strada appare sempre più chiara dopo che la si è percorsa, quando si intravvedono gli indizi, i collegamenti, rispetto a prima di percorrerla: “Io, in realtà, non ho mai avuto l’aspirazione di fare divulgazione scientifica. Tutto ciò che conoscevo era la mia passione per l’unire il mondo letterario-culturale con quello naturalistico, scientifico ed ambientale. Andando per esclusione, quindi, sapevo che non avrei mai voluto fare l’ingegnere, non avrei mai voluto fare il medico, etc. etc. Pian piano allora, scelta dopo scelta, mi sono trovata a percorrere questa strada.

Suggerirei a tutti quelli come me, che ancora non sanno cosa fare della loro vita, di andare per esclusione, una scelta alla volta: poi ci si guarda indietro e si capisce qual è la strada che si sta percorrendo.”

Il connubio di letteratura e cambiamento climatico: così si può riassumere, forse, la strada intrapresa da questa ragazza, che, avendo percorso il primo tratto di strada, può ora guardarsi indietro e avere ben più chiaro il prossimo: “il mondo umanistico si sta accorgendo adesso che deve occuparsi di cambiamento climatico ed è fondamentale che se ne occupi perché l’unica variabile che gli scienziati non sono in grado di prevedere, e che determinerà le nostre sorti, è se decideremo di agire oppure no. Questo dipende dalle scelte e le scelte dipendono da valutazioni in larga parte soggettive, politiche, socio-culturali ed esperienziali. È la lettura e il mondo umanistico che tratta questi temi e li definisce.

Per questo, la letteratura non può tirarsi indietro di fronte a questa sfida colossale ed avrà un ruolo, probabilmente, determinante. Deve iniziare a correre, ora.” comunicazione clima

[1] L’agente letterario è una figura professionale che fa da intermediario fra lo scrittore e le case editrici. Effettua lui stesso una selezione dei manoscritti, spesso e volentieri a pagamento, ed ha contatti diretti con l’editore: conosce che tipo di testi vuole un determinato editore e quando, così da inviare manoscritti già selezionati, con una maggiore probabilità di pubblicazione.”

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Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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