Diseguaglianze sociali: i ricchi consumano più acqua a discapito delle famiglie a basso reddito
I dati relativi a uno studio sul consumo dell'acqua a Città del Capo. La popolazione a reddito medio-alto che costituisce solo il 14% dei residenti, utilizza più della metà dell'acqua totale consumata in città
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori delle università di Uppsala (Svezia), Amsterdam e Manchester a Città del Capo, in Sudafrica, pubblicato su Nature Sustainability il 10 aprile, ha dimostrato che la popolazione a reddito medio-alto che costituisce solo il 14% dei residenti, utilizza più della metà dell’acqua totale consumata in città.
Il gruppo di ricerca si è focalizzato su una città che in caso di crisi idrica può vedere i rubinetti, specialmente di chi vive in condizioni difficili, rimanere senza acqua. Secondo i ricercatori il problema non deriverebbe da una mancata ottimizzazione delle infrastrutture di approvvigionamento idrico ma dagli sprechi per cui sarebbe necessaria una ripartizione più equa di questa preziosa risorsa, il cui utilizzo è in costante aumento. In base ai dati evidenziati nel report 2023 delle Nazioni Unite, a livello globale negli ultimi 40 anni si è osservato un incremento dell’1% all’anno nell’utilizzo di acqua e continuando di questo passo, nel 2050 potremmo trovarci ad aver raggiunto un aumento complessivo del 20-30%: una tendenza dovuta a una combinazione di vari fattori, fra cui la crescita della popolazione mondiale e un profondo cambiamento nel modo con cui consumiamo questa risorsa, anche come conseguenza dello sviluppo socio-economico.
“Negli ultimi due decenni, più di 80 città metropolitane in tutto il mondo hanno dovuto far fronte a gravi carenze idriche a causa della siccità e dell’uso insostenibile dell’acqua. Le proiezioni future sono ancora più allarmanti, poiché si prevede che le crisi idriche urbane aumenteranno e colpiranno maggiormente coloro che sono socialmente, economicamente e politicamente svantaggiati. In questo studio mostriamo come le disuguaglianze sociali tra diversi gruppi o individui giochino un ruolo importante nella produzione e manifestazione di tali crisi. In particolare, a causa delle forti disuguaglianze socio-economiche, le élite urbane sono in grado di consumare troppa acqua escludendo le popolazioni meno privilegiate dall’accesso di base. Attraverso un approccio interdisciplinare, modelliamo l’uso irregolare dell’acqua domestica negli spazi urbani e stimiamo le tendenze del consumo idrico per diversi gruppi sociali”.
“Il cambiamento climatico e l’aumento demografico implicano che l’acqua sta diventando una risorsa sempre più preziosa nelle grandi città, ma abbiamo mostrato che è l’ineguaglianza sociale a costituire il problema principale per le persone più povere e per la quantità che necessitano per soddisfare le esigenze quotidiane. I nostri risultati mostrano che le crisi idriche urbane possono essere innescate da pattern di consumo insostenibile da parte dei gruppi sociali privilegiati. Lo sviluppo tecnologico e l’ottenimento di infrastrutture sempre più efficienti, insieme al progressivo aumento del costo dell’acqua per scoraggiarne lo spreco, non sono misure sufficienti per gestire le crisi attese in futuro, in quanto espandono l’impronta idrica delle città e allo stesso tempo perpetuano livelli di consumo diseguali” spiega Hannah Cloke, co-autrice dello studio.
Analizzando l’uso domestico di acqua da parte dei residenti di Città del Capo è quindi emerso che le famiglie a basso reddito, che costituiscono il 62% della popolazione, consumano solo il 27% dell’acqua utilizzata globalmente in città, mentre quelle a reddito medio-alto ne utilizzano il 51%, pur rappresentando meno del 14% del totale degli abitanti. Il reddito complessivo, il tipo, le dimensioni della casa e i servizi sono fondamentali per spiegare il livello relativamente più elevato di consumo tra le classi alte e medio-alte.
Inoltre, i risultati mostrano che la maggior parte dell’acqua consumata dai gruppi sociali privilegiati (elite e reddito medio-alto) viene utilizzata per bisogni idrici non di base come l’irrigazione di giardini residenziali, piscine e impianti idrici aggiuntivi, sia indoor che outdoor. Al contrario, la maggior parte dell’acqua consumata da altri gruppi sociali (reddito medio-basso, basso reddito e abitanti informali) viene utilizzata per soddisfare i bisogni idrici di base come l’acqua potabile, le pratiche igieniche e il sostentamento di base.