Salute del pianeta

Dove fuggire per sopravvivere alla “fine del Mondo”? Individuate 5 isole felici

La "perturbazione umana" nei prossimi decenni potrebbe portare ad un collasso della società globale

Quando arriverà la “fine del Mondo” e crollerà la struttura che regge la società umana, quale sarà il posto migliore in cui trovarsi? E’ questa la domanda che si sono fatti i ricercatori Nick King e Aled Jones dell’Università Anglia Ruskin a Cambridge, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Sustainability.

La civiltà, a partire dalla rivoluzione agricola, è andata incontro ad un progressivo aumento della sua complessità, ancora più veloce durante la “Grande Accelerazione” iniziata circa 70 anni fa. Dalla seconda metà del ventesimo secolo, infatti, la crescita esponenziale della popolazione umana ha modificato profondamente gli equilibri ambientali e climatici che hanno permesso alla nostra civiltà di svilupparsi e prosperare1.

La “grande accelerazione” – Fonte Global Change and the Earth System

E mentre il numero di persone cresce, aumentano le attività umane, il fabbisogno energetico e le interconnessioni. La globalizzazione, con economie e flussi di informazione strettamente legati a livello mondiale, sta profondamente cambiando il Sistema Terra. La biosfera e l’atmosfera stanno risentendo delle attività umane: la Terra si trova nel pieno della sesta estinzione di massa. É quello che gli esperti chiamano “perturbazione umana“.

Il sistema Terra sta entrando in crisi: la civiltà umana si trova ad affrontare un futuro sempre più precario, caratterizzato da cambiamenti climatici, rischio di pandemie sempre più alto, perdita di habitat ed estinzione di specie animali e vegetali. Secondo gli studiosi, il rischio di un collasso generale (una “de-complessificazione” del sistema e della civiltà umana), è sempre più vicino. Sono molti gli studi che hanno analizzato questa prospettiva futura, definita anche come “collasso di Olduvai” o “Grande Semplificazione“.

Quali sono i luoghi in cui l’uomo potrebbe sopravvivere alla “fine del mondo”?

Un recente studio ha individuato quali potrebbero essere i luoghi più adatti per aiutare l’uomo a sopravvivere al collasso della civiltà e del sistema terrestre. Queste località geografiche spiccano, rispetto alle altre, per le caratteristiche naturali e perché potrebbero favorire le attività umane: si tratterebbe di “nodi” in cui potrebbe persistere la “complessità” che conosciamo oggi.

Lo studio è partito dall’Indice di adattamento globale realizzato dall’Università di Notre Dame che ha fatto una classifica delle nazioni in base alla vulnerabilità e al grado di prontezza ai cambiamenti ambientali.

Ma quali sono le isole felici in cui l’uomo può sperare per evitare l’estinzione? Secondo lo studio sono stati individuati 5 zone geografiche: Nuova Zelanda, Islanda, Regno Unito, Australia (Tasmania) e Irlanda. Tutte isole perché, come rivela il ricercatore Jones «dovremo essere in grado di proteggerne i confini». Inoltre si tratta di luoghi già abitati che sorgono in luoghi temperati del Pianeta, e quindi più favorevoli alla sopravvivenza umana.

Queste località hanno le caratteristiche necessarie per garantire una continuazione al genere umano, soprattutto in termini di produzione energetica e agricola. Il luogo migliore in assoluto dove trovarsi quando assisteremo al crollo della nostra società sarà la Nuova Zelanda. Qui la natura offre ottime risorse per generare energia geotermica e idroelettrica, un territorio perfetto per le coltivazioni agricole e uno scarso numero di abitanti. Seguono Islanda, Tasmania e Irlanda. Il Regno Unito, invece, è ultimo dato il quadro più complesso che lo caratterizza.

La pandemia di Covid-19 sembra essere solo un assaggio di quello che potrebbe succedere in un futuro nemmeno così lontano. Per evitare il crollo delle strutture sociali ed economiche mondiali sono necessari profondi cambiamenti e un piano di resilienza su scala globale: il sistema deve essere in grado di assorbire lo shock di un crollo generale .

  1. “Global Change and the Earth System: A Planet Under Pressure” (2004), W. Steffen, A. Sanderson, P.D. Tyson, J. Jäger, P.A. Matson, B. Moore III, F. Oldfield, K. Richardson, H.J. Schellnhuber, B.L. Turner, R.J. Wasson, published by Springer-Verlag Berlin Heidelberg New York. ISBN 3-540-40800-2
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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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