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Con la fusione dei ghiacci marini, le orche stanno colonizzando l’Artico

Il cambiamento climatico sta aprendo le porte dell’Artico a nuovi predatori. Tra questi le orche, che approfittano della fusione del ghiaccio marino per cacciare narvali, beluga e balene artiche, con effetti potenzialmente devastanti sugli ecosistemi e sulla vita delle comunità Inuit.

L’Artico è tra le regioni più colpite dal cambiamento climatico generato dalle attività umane, e si sta riscaldando circa quattro volte più rapidamente rispetto alla media globale. Tra gli effetti più drammatici ed evidenti del riscaldamento c’è la fusione dei ghiacci: intere porzioni dell’oceano che un tempo rimanevano ghiacciate per la maggior parte dell’anno sono oggi libere d’estate – in alcuni casi, quasi del tutto prive di ghiaccio. Questo cambiamento sta modificando radicalmente la geografia ecologica della regione, aprendo nuove rotte a specie che in passato erano escluse da queste latitudini.

Tra i nuovi arrivati ci sono le orche, predatori straordinariamente adattabili, che oggi si spingono stabilmente fino alle regioni più settentrionali del Canada e della Groenlandia. Secondo le stime le orche stanno già predando ogni anno centinaia di narvali, un numero paragonabile a quello cacciato legalmente dalle comunità Inuit per la propria sussistenza. Le orche attaccano anche beluga e balene della Groenlandia, mettendo sotto pressione popolazioni locali che erano già in grave difficoltà per gli effetti del cambiamento climatico.

Come riporta Yale Environment 360, rivista dell’Università di Yale, il numero di orche presenti nell’Artico sta crescendo lentamente ma in modo costante, a un ritmo di circa il 2 per cento all’anno, e non si tratta solo di presenze occasionali: in alcune aree si parla ormai di colonizzazione stabile. In particolare, si stanno insediando popolazioni di orche specializzate nella caccia ai grandi cetacei, geneticamente distinte da quelli che si nutrono di pesci.

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Il problema non è solo ecologico. Per le popolazioni Inuit, che da generazioni dipendono dalla caccia a narvali e beluga, la presenza crescente delle orche significa minori possibilità di approvvigionamento alimentare e maggiori difficoltà nel prevedere i movimenti della fauna marina. Non si tratta di un fenomeno isolato: le orche stanno modificando gli equilibri anche in altre regioni del pianeta. In Sudafrica hanno spinto via gli squali bianchi, in Australia hanno predato balene azzurre, e in Alaska si teme che stiano ostacolando la ripresa di alcune popolazioni di beluga.

In Artico, però, il loro arrivo è sintomo e simbolo di un cambiamento più profondo: un ambiente estremo che si sta facendo sempre vulnerabile, attraversato da specie che non vi appartenevano e segnato da un’instabilità sempre più visibile. La fusione dei ghiacci – evidente nei dati e nelle immagini satellitari, ma anche nei racconti delle comunità locali – non è solo un indicatore climatico, ma anche un campanello d’allarme per la biodiversità e per le culture che da secoli abitano il Nord.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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