Le barriere coralline di Komodo: un ecosistema unico ma tanto fragile
Sono molti i progetti di ripristino dei coralli e di monitoraggio della salute delle barriere supportati da organizzazioni locali e internazionali


Biodiversità eccezionale

Importanza ecologica e culturale

Sforzi di conservazione
Il Parco Nazionale di Komodo applica regolamenti rigorosi per limitare l’impatto del turismo, come il controllo del numero di visitatori e delle attività di immersione e sono molti i progetti di ripristino dei coralli e di monitoraggio della salute delle barriere supportati da organizzazioni locali e internazionali che cercano anche di coinvolgere le comunità locali in programmi di sensibilizzazione per promuovere pratiche sostenibili. I diversi progetti di ripopolamento e ripristino delle barriere coralline si concentrano su tecniche come la frammentazione e il trapianto di coralli su strutture artificiali, la creazione di vivai sottomarini e l’uso di substrati stabili per favorire la ricrescita naturale. Non solo mirano a rigenerare i reef ma anche a coinvolgere le popolazioni indigene per un approccio sostenibile.

Principali progetti a Komodo
Di seguito alcuni esempi chiave che combinano scienza, comunità e innovazione:
- Progetto di Ripristino Post-Pesca con Dinamite (The Nature Conservancy): si tratta di uno dei più antichi, partito nel 2000 ha riabilitato circa 4 ettari (40.000 m²) di campi di detriti nel Parco Nazionale di Komodo. La tecnica utilizzata prevede la stabilizzazione del fondale con grandi pile di rocce grezze che fungono da substrato per la ricolonizzazione naturale dei coralli e il ritorno di pesci e invertebrati. Studi hanno mostrato aumenti significativi nella copertura corallina in queste aree, dimostrando l’efficacia del metodo in contesti ad alta corrente come Komodo. Il progetto è stato supportato da monitoraggi scientifici che confermano il recupero ecologico.

- Task Force per il Ripristino delle Barriere Coralline (Coral Triangle Center): finanziato da Bloomberg Philanthropies’ Vibrant Oceans Initiative, questo gruppo include esperti del Coral Triangle Center, Mars Incorporated e fondazioni locali. Iniziato nel 2021, opera in aree marine protette fornendo formazione su metodi resilienti come il “coral gardening” (coltivazione e trapianto di frammenti), la propagazione larvale e strutture artificiali. L’obiettivo è creare una rete nazionale di praticanti competenti, con visite in loco per cercare soluzioni e corsi online gratuiti sulle migliori pratiche. A Komodo, si concentra sulle aree marine protette per contrastare lo stress antropico, migliorando la resilienza dei reef al fenomeno dello sbiancamento.
- Coinvolgimento comunitario e iniziative locali (Liquid Adventures Indonesia e Partner): operatori turistici eco-sostenibili come Liquid Adventures che collaborano con comunità locali (inclusi gli Ata Modo e Bajo) in progetti di “coral gardening” e monitoraggio. Queste azioni includono trapianti di coralli su frame modulari e programmi educativi per ridurre l’impatto del turismo. Nel 2024-2025 si sono concentrate su siti come Pink Beach e Batu Balong, integrando il ripopolamento con pattuglie anti-pesca illegale. Il coinvolgimento comunitario è cruciale: ex pescatori vengono formati come “coral gardeners”, creando posti di lavoro e riducendo la dipendenza dalla pesca distruttiva.
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- Progetti governativi e internazionali (Ministero dell’Ambiente Indonesiano e WWF): il governo, attraverso il Parco Nazionale di Komodo, supporta trapianti su larga scala come parte della strategia nazionale per il Coral Triangle. WWF integra questi sforzi con monitoraggio della biodiversità, inclusi reef come Castle Rock e Letuhoh dove si promuove la ricrescita per specie iconiche come le mante ray. Recentemente (2023-2024) Global Conservation ha potenziato le zone di ripopolamento “no-take” ossia quelle aree dove è vietata qualsiasi forma di prelievo, inclusa la pesca, al fine di tutelare la biodiversità, favorire la riproduzione delle specie e garantire un effetto di “spillover” (fuoriuscita di pesci) nelle zone circostanti, per favorire la rigenerazione naturale.
Impatto e prospettive future
Questi progetti hanno già dimostrato successi tangibili: ad esempio a Komodo, pile di rocce hanno portato a un aumento della copertura corallina del 20-30% in aree trattate, con ritorno di specie ittiche. Tuttavia il successo dipende dal monitoraggio continuo e dalla lotta al cambiamento climatico. Per il 2030 l’Indonesia mira a espandere questi sforzi, con enfasi su tecniche innovative come il MARRS (Mars Assisted Reef Restoration System), testato in altre regioni e potenzialmente adattabile a Komodo.
