Iniziative

Un corso sui cambiamenti climatici sul New York Times

Le lezioni intensive giungono in occasione della 50esima Giornata della Terra. La firmano alcuni tra i giornalisti scientifici più autorevoli

Un corso sui cambiamenti climatici sul New York Times. Ma non un corso normale. Lezioni intensive. L’iniziativa arriva per celebrare i 50 anni dalla prima Giornata della Terra. Chiaro il presupposto. Il mondo, cioè, si sta surriscaldando pericolosamente. L’uomo è la causa di questo. Un passo falso fatto oggi determinerà gravissime conseguenze domani. Il corso si articola in sette questioni fondamentali. E si dipana in sette giorni, direttamente dalle pagine del New York Times. I giornalisti più influenti affrontano le spinose questioni.

1. Quanto è grave il cambiamento climatico ora?

Ne parla Henry Fountain. Giornalista scientifico del Times per 20 anni, Fountain ha viaggiato sia nell’Artico che in Antartide. Un corso intensivo sul New York Times non poteva che partire da qui. “Nel pieno della paura e dell’incertezza per la pandemia può essere facile dimenticare che si sta verificando un altro disastro mondiale. Anche se molto più lentamente. Il riscaldamento globale sta avvenendo sotto i nostri occhi. E i suoi effetti si fanno sentire in tutto il mondo (…). I danni continuano ad aumentare. Come ho scritto a dicembre, le conseguenze che gli scienziati avevano previsto anni fa – tra cui fortissime tempeste, ondate di calore e lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali – stanno accelerando. La pandemia di coronavirus può sembrare devastante a causa della sua portata. Ma la stessa cosa può succedere al clima”.

Il corso intensivo sul New York Times affronta direttamente la questione

“Come scrittore scientifico al The Times da oltre 20 anni, ho imparato che, per evitare di essere sopraffatto, devo sempre partire dal problema maggiore. Quindi guardiamo più da vicino a quello che sta succedendo in cima al mondo. Nell’Artico. È un ottimo punto di osservazione per i cambiamenti climatici. E, a quanto pare, fondamentale per comprenderne gli effetti. Dalla metà degli anni ’90 l’Artico si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altra regione del pianeta. Attualmente, almeno due volte e mezzo più velocemente. Mentre l’Artico si riscalda, parte del ghiaccio scompare. Succede anche al Polo Sud? No, perché mentre l’Artico è principalmente acqua circondato da terra, l’Antartide è l’opposto, un’enorme massa di terra circondata dall’oceano. Il riscaldamento dell’Artico potrebbe anche influire sul clima a lungo termine. Mentre la calotta glaciale della Groenlandia si scioglie, l’acqua che rilascia diluisce la salsedine del vicino oceano. Questi cambiamenti di salinità possono avere un effetto su alcune delle grandi correnti oceaniche. Correnti che aiutano a determinare le tendenze climatiche a lungo termine in molte parti del mondo. Come i ricercatori del clima amano dire, ciò che accade nell’Artico non rimane nell’Artico

2. Come fanno gli scienziati a sapere ciò che sanno?

Risponde Kendra Pierre-Louis, autrice di numerosi approfondimenti sui cambiamenti climatici e sulle loro conseguenze sociali ed ecologiche. “Il secondo anno più caldo mai registrato è stato il 2019. Anno che ha chiuso il decennio più caldo mai registrato prima. Anche le temperature degli oceani stanno aumentando. Raggiunto il picco nel 2019, stanno aumentando più velocemente di quanto precedentemente stimato. I cambiamenti negli ultimi decenni sono netti. Ciò rende evidente che il clima del pianeta si sta riscaldando. E che la causa è l’uomo. Ma gli scienziati possono anche studiare le temperature sulla Terra prima della comparsa dell’uomo.
La cosa più interessante per un giornalista che si occupa di clima è questa. Capire come gli scienziati conoscono ciò che sanno. Gli scienziati utilizzano molti dati. Studiano le temperature degli oceani, la quantità di anidride carbonica in atmosfera, la composizione degli anelli degli alberi. E quant’altro. Mettendo insieme tutti i risultati, si arriva a una risposta univoca. Il clima sta cambiando. La Terra si sta surriscaldando. E la colpa è dell’attività umana“.

3. Chi sta influenzando le decisioni chiave? Il corso intensivo sul New York Times risponde alla difficile domanda

La risposta arriva da Hiroko Tabuchi. Il giornalista è autore di un’inchiesta sull’industria dei combustibili fossili. Il corso intensivo sul New York Times affronta direttamente la questione. “Quando un’amministrazione, repubblicana o democratica, propone una modifica a una norma federale, può sembrare una cosa normale. Ma dietro le quinte, il processo decisionale implica una forte attività di lobbying. Nelle mie indagini sul legame tra clima e industria seguo le “vie del denaro”. Così facendo capisco chi sta chiedendo cosa. E chi sta ottenendo ciò che vuole. La potente industria dei combustibili fossili per molti anni ha combattuto contro chi voleva fermare il riscaldamento globale. Tutto ciò senza che la gente sappia alcunché. E le lobby hanno raggiunto i loro scopi. Di fronte alle proteste degli attivisti del clima, le compagnie petrolifere e del gas in apparenza sembrava si fossero attivate. Ma non sono certo che, alla fine, queste azioni vadano nella giusta direzione. L’industria del tabacco, dopo decenni di lotte, oggi negli Usa è in declino. Vediamo se ciò accadrà anche per l’industria dei combustibili fossili“.

4. Come fermiamo le emissioni di combustibili fossili?

Ce lo spiega Brad Plumer. Giornalista sul clima, Plumer è specializzato in iniziative politiche e tecnologiche per ridurre le emissioni di biossido di carbonio. “Per fermare il riscaldamento globale, dovremo azzerare le emissioni di gas serra. Questo da innumerevoli fonti in tutto il mondo. Da ogni centrale a carbone in Cina. O acciaieria in Europa. Ancora, da ogni auto e camion sulle autostrade americane. È un compito enorme. Un compito che non si sa da dove cominciare. In qualità di reporter sulla politica climatica, ho parlato con centinaia di esperti. Ho letto innumerevoli rapporti su come i paesi possono ridurre le loro emissioni. C’è spesso un acceso dibattito sul miglior percorso da seguire. Ma ho trovato esaminare le diverse proposte. Quattro sono i grandi passi da seguire. Ripulire le centrali elettriche. Sviluppare nuove tecnologie per diffondere l’elettrico. Basare la nostra economia su approvvigionamenti energetici puliti. Rivedere in ottica green i processi in atto nell’agricoltura”.

5. Le regole ambientali sono importanti?

Risponde Lisa Friedman. La Friedam si occupa di clima a livello federale e di politica ambientale. “Come reporter a Washington per più di 20 anni, ho seguito tutte le vicende al Congresso sui cambiamenti climatici. Già nel 2009 il problema era molto sentito. La Camera in quell’anno era in mano ai Democratici. Si approvò un disegno di legge per limitare le emissioni di gas serra. Disegno poi respinto in Senato. Da lì il via a varie vicissitudini. Finché il solo riconoscere il cambiamento climatico sembrava diventato un’eresia. Obama si è mosso in direzione favorevole alla lotta contro il climate change. Trump, invece, ha intrapreso la direzione opposta. Eliminando le azioni intraprese dal suo predecessore. L’ex vicepresidente Biden, candidato alla presidenza democratica, si è impegnato a ridurre le emissioni. E a portare gli Usa verso l’energia pulita entro il 2050. Per ora è ancora tutto fermo. Vedremo gli sviluppi futuri”.

6. L’assicurazione può proteggerci? Il corso intensivo sul New York Times affronta la questione tecnica

Ce ne parla Christopher Flavelle. Il giornalista si concentra sugli sforzi per far fronte agli effetti del riscaldamento globale. “Immagina di aver appena comprato una casa. Congratulazioni! Ma la tua casa è a rischio. A causa dei cambiamenti climatici. Il rischio è un’alluvione, un incendio, un uragano. Sia che ti trovi in città o in campagna, vicino all’acqua o ai boschi. Puoi sempre farti un’assicurazione. Proprio il tema dell’assicurazione è tra i più controversi. Tassi bassi, tassi alti. Un enigma, che influirà moltissimo sul mercato immobiliare”.

7. Quello che faccio è importante?

Risponde Somini Sengupta. corrispondente internazionale per il clima. Segnupta segue direttamente il riscaldamento globale. “Questa è una delle domande più comuni e problematiche nell’era del cambiamento climatico. Possiamo affrontare un problema così grande? Le azioni personali e la cooperazione internazionale sono indissolubilmente legate. Innanzitutto, la risposta dipende dalle azioni di cui stiamo parlando. Certo, contano molto di più le azioni di un americano della classe media contano rispetto a quelle di un agricoltore in Bangladesh. Perché? Perché consumiamo molto di più e quindi le nostre scelte contano molto di più per le emissioni globali. Le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono 30 volte maggiori delle emissioni pro capite in Bangladesh. Molte delle mie scelte di consumo hanno grandi implicazioni. Per evitare una catastrofe climatica dovremo cambiare il modo in cui viviamo. Per la sopravvivenza di tutti. Purtroppo gli esseri umani faticano ad agire oggi per il bene di domani. Ma non è troppo tardi. Ci sono molti futuri possibili. Non c’è solo la catastrofe tra gli scenari possibili. Le decisioni dipendono da tutti gli esseri umani. Da ognuno di noi”.

Anna Maria Girelli Consolaro

Giornalista e conduttrice televisiva, Anna Maria dal febbraio 2010 lavora per Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995). Sin dall’infanzia è profondamente interessata e attratta da tutto quel che riguarda la natura e l’ambiente. Per questo, tra le sue grandi passioni, ci sono gli sport all’aria aperta e i viaggi. La sua attività giornalistica è sempre stata dedicata al settore delle eccellenze italiane e, su questo tema, ha condotto oltre 20 trasmissioni televisive, di cui è stata anche autrice. Moderatrice di convegni e conduttrice di eventi, per circa dieci anni Anna Maria ha scritto sulle pagine venete del Corriere della Sera.

Articoli correlati

Back to top button