Notizie dalle aziendeSostenibilità

In Italia 7 donne su 10 vittime di molestie sul lavoro. I dati di Fondazione Libellula

Fondazione Libellula ha presentato i dati della Survey L.E.I. Lavoro, Equità, Inclusione che fotografa lo stato dell’equità di genere nel mondo professionale. Spoiler: in questa fotografia l’Italia è venuta decisamente male.

La Survey L.E.I. Lavoro, Equità, Inclusione di Fondazione Libellula ha raccolto oltre 11 mila testimonianze di donne maggiorenni – più del doppio rispetto a quelle della Survey L.E.I. del 2022 – a cui sono state somministrate domande nuove, pensate in un’ottica più intersezionale (ad esempio è stata introdotta la specifica del genere assegnato alla nascita), nel periodo compreso tra il 14 dicembre 2023 e il 31 gennaio 2024. Hanno partecipato per lo più donne di età compresa tra i 30 e i 60 anni, per la maggior parte dipendenti a tempo pieno e di queste un 22 % sono quadro, manager o imprenditrici. 

Le testimonianze tradotte in dati ci dicono che il posto di lavoro non è una esperienza sicura. Il 40% delle donne ha dichiarato di aver subito contatti fisici indesiderati sul posto di lavoro. Quasi 7 donne su 10 hanno ricevuto complimenti, allusioni, osservazioni sul proprio corpo che le ha messe a disagio. Quasi 7 donne su 10 sono state oggetto o hanno sentito battute sessiste o volgari verso altre donne sul posto di lavoro. Tanto più vengono ricoperte posizioni e ruoli cruciali, tanto più discriminazione, violenza e molestie di genere appaiono. Il 77% delle manager e il 75% delle dirigenti ha sentito “spesso” o “a volte” commenti sul corpo che le hanno messe a disagio. Sono il 43% le donne che hanno subito avances esplicite indesiderate. 

Nel novero della discriminazione di genere rientrano sia il tema delle inique possibilità di accesso al mercato del lavoro a causa delle attività di cura e caregiving familiari, sia il Gender Pay Gap, cioè del divario retributivo tra uomini e donne. Quasi il 60% ha una retribuzione inferiore al collega uomo a parità di ruolo, responsabilità e anzianità di servizio. Un Gender Pay Gap non riguarda solo la vita lavorativa, un Gender Pay Gap è per sempre: come ha indicato l’INPS infatti, uno stipendio più basso si traduce anche in una pensione più bassa.

Oltre alla questione salariale c’è anche l’accesso alle posizioni apicali: il 90% vede gli uomini in posizione di leadership in netta maggioranza e l’82% vede gli uomini crescere professionalmente più velocemente. Più di 6 donne su 10 sentono circolare l’idea che una donna che fa carriera ha usato la leva della seduzione per ottenere i suoi obiettivi. Il 40% delle donne ha dichiarato di aver subito contatti fisici indesiderati sul posto di lavoro. Per le dirigenti la percentuale aumenta al 47% e per le imprenditrici al 54%.

Oltre al gender gap esiste la Child Penalty. Se quasi il 60% delle donne dichiara di avere una retribuzione inferiore rispetto al collega uomo a parità di ruolo, responsabilità e anzianità di servizio, questo numero cresce vertiginosamente per le madri con figli/e al di sotto dei 3 anni: l’84% di loro è toccata dal Gender Pay Gap. 

I dati ci mostrano come il lavoro da fare nel nostro paese sia ancora molto. Le attività di sensibilizzazione, informazione e formazione per innescare il necessario cambiamento culturale sono di primaria importanza ma, come ha ricordato anche Flavia Brevi – capa della Comunicazione di Fondazione Libellula – c’è anche urgente bisogno di una legge contro le molestie sul lavoro. Senza una legge continua a mancare il perimetro per riconoscere le molestie e tutelare le vittime, lasciando così spazio all’assurda pratica per cui chi subisce deve dimostrare di avere subito e dimostrare di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per non incentivare la molestia. La molestia è un reato e come vale va inquadrata anche nell’ambito lavorativo, perché il posto di lavoro possa essere un luogo sicuro per tutti e per tutte.

 

Leggi anche:

Contrastare la violenza contro le donne nel contesto del cambiamento climatico

 

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

Articoli correlati

Back to top button