Energia

Energia, emissioni in Europa calate del 5% negli ultimi 3 mesi: come mai?

Le emissioni legate all’uso di energia in Europa sono calate del 5% negli ultimi 3 mesi, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Lo rivela un report pubblicato dal Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA).

Le emissioni di CO₂ dell’UE, provenienti dal settore energetico, dopo essere aumentate per 16 mesi consecutivi, da luglio a ottobre sono diminuite. Si tratta della prima diminuzione dopo quello legato al lockdown iniziato nell’estate 2020. Da febbraio 2021 fino a giugno 2022 le emissioni sono aumentate, mese dopo mese, a seguire la ripresa della domanda. Le emissioni di CO2 provenienti dal settore energetico sono aumentate per il calo di performance nella produzione di energia nucleare e idroelettrica, insieme all’aumento della domanda per far fronte al gran caldo dell’estate. Questa combinazione di fattori ha di fatto aumentato temporaneamente la produzione di energia da fonti fossili. Come sottolinea CREA, a differenza di quanto si possa pensare, l’aumento delle emissioni non è collegato alla crisi energetica.

Ma cosa ha contribuito ad abbassare le emissioni di CO2 del settore dell’energia dell’Europa?

Secondo i rapporto, il calo delle emissioni registrato negli ultimi 3 mesi nell’UE è da attribuire a 3 cause principali:

Innanzitutto il forte aumento dei prezzi dei combustibili fossili hanno fatto ridurre la domanda di gas e petrolio specie per le abitazioni private e nel settore industriale. Per quanto riguarda le attività industriali, la domanda è calata in seguito a misure di efficientamento e di risparmio energetico, ma purtroppo anche in seguito alle chiusure e sospensioni delle attività produttive, un problema per l’economia. Non per forza un bene quindi.

In secondo luogo, la domanda di combustibili fossili è calata grazie all’aumento di produzione di energia solare. In terzo luogo, sembra che il sistema energetico europeo stia tornando alla “normalità” rispetto alle cause che hanno provocato il picco della domanda di combustibili fossili: l’idroelettrico ora è tornato intorno alla media storica; il nucleare sta recuperando, e dovrebbe continuare a migliorare dato che in Francia i reattori sotto manutenzione torneranno presto a produrre energia e che la Germania ha cambiato idea sullo stop delle sue centrali nucleari.

Si tratta quindi di un buon segnale per quanto riguarda il clima? Se non consideriamo l’impatto negativo della crisi sull’economia, è sicuramente un passo nella direzione giusta, ma per allineare l’andamento agli obiettivi climatici servono tagli delle emissioni molto più incisivi.

Secondo il report infatti la crisi dell’energia e il forte calo della domanda di combustibili fossili potrebbe accelerare la transizione energetica dell’Unione Europea. Sono aumentati infatti gli investimenti in energie rinnovabili e le vendite di pompe di calore e veicoli elettrici. Molti governi hanno reso le proprie politiche più ambiziose in ottica di transizione a fonti energetiche pulite, spingendo il mercato in modo più deciso in questa direzione.

Secondo gli analisti l’effetto di questo cambio di rotta sopravvivranno alla crisi, permettendo quindi un abbandono costante dei combustibili fossili e quindi una riduzione duratura delle emissioni.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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