ApprofondimentiClimaEsteroEuropa

Il ghiacciaio più meridionale d’Europa è in fase terminale: il declino del re dei Pirenei

Per quanto tempo Aneto potrà essere ancora considerato un ghiacciaio? Il suo declino ricostruito dal più approfondito studio mai effettuato sul ghiacciaio più meridionale del nostro continente.

È molto piccolo, e da secoli vive tra le vette più elevate dei Pirenei. Si chiama Aneto, ed è il ghiacciaio più grande della catena montuosa che lo ospita, nonché il più meridionale d’Europa. Purtroppo Aneto potrà vantare il titolo di ghiacciaio ancora per poco tempo, poiché, a forza di estati roventi e inverni avari di precipitazioni nevose, presto non riuscirà più a soddisfare i requisiti per essere considerato tale: il movimento verso valle, cioè il trasferimento alle quote inferiori della massa accumulata nella parte più alta, ed una superficie superiore a due ettari (0,02 km2).

Rischia dunque la stessa sorte toccata al nostro Calderone, sul Gran Sasso, nel cuore dell’Appennino: un tempo a pieni titoli il ghiacciaio più meridionale d’Europa, dal 2000 frammentato in due porzioni prive di movimento e quindi declassato a glacionevato. Pur trovandosi al centro dell’area mediterranea, in pieno hot spot del cambiamento climatico, grazie alla spessa coltre di detriti che lo ricopre e lo isola dal calore e dai raggi solari, il Calderone riesce a sopravvivere, e a rappresentare, almeno per ora, il corpo glaciale più a sud d’Europa.
Le condizioni attuali di Aneto e la sua storia dal 1981 al 2022 sono state l’oggetto di uno dei più approfonditi studi mai effettuati sul re dei Pirenei, condotto dall’Istituto Pirenaico di Ecologia del Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (IPE-CSIC) di Saragozza, in collaborazione con diverse Università spagnole e il Centro per gli Studi Spaziali della Biosfera dell’Università di Tolosa, in Francia. I risultati della ricerca sono stati da poco pubblicati sulla rivista scientifica The Cryosfere.

Le misure, tra metodi tradizionali e impiego di tecnologia avanzata

Per lo studio dell’evoluzione recente del ghiacciaio, i ricercatori spagnoli hanno utilizzato sia rilievi storici effettuati con metodi tradizionali, sia rilievi ottenuti con l’impiego della tecnologia più moderna in ambito glaciologico.
La perdita di spessore e di estensione di Aneto dal 1981 al 2022 è stata ricostruita utilizzando immagini aeree storiche, immagini aeree prodotte da un LIDAR (LIght Detection And Ranging), una sorta di scanner laser per l’acquisizione di dettagliati dati 3D, e immagini riprese dai UAV (Unoccupied Aerial Vehicle), droni in grado di accedere a regioni pericolose o remote ed acquisire immagini ad alta risoluzione. Un’indagine condotta nel 2020 con un geo-radar (Ground Penetrating Radar), combinata con i dati delle analisi fotogrammetriche, ha inoltre permesso di ricostruire lo spessore attuale del ghiaccio e la sua distribuzione nel 1981 e nel 2011.

Ritratto del piccolo grande Aneto, il ghiacciaio più meridionale d’Europa

I ghiacciai dei Pirenei sono tutti di dimensioni ridotte, inferiori a 50 ettari (0,5 km2), caratteristica che li rende assai sensibili ai cambiamenti climatici e particolarmente esposti al rischio di estinzione. Con i suoi 48 ettari (0,48 km2) di superficie, Aneto è il più grande ghiacciaio della catena montuosa. E’ situato nel massiccio della Maladeta al di sotto della vetta più elevata, il picco Aneto (3404 m), e fa parte del Parco Naturale Posets-Maladeta.
Come il nostro Calderone e molti ghiacciai delle Alpi, Aneto non è più costituito da un’unica massa glaciale. Nel 2015 si è infatti frammentato in due parti e, stando alle misurazioni effettuate nel 2022, il corpo principale ha fronte a 3026 metri di quota, il corpo secondario a quota 3170 metri. Il corpo principale nel 2020 aveva uno spessore medio di 15 metri e uno spessore massimo di quasi 45 metri nella parte più occidentale ed elevata del ghiacciaio, in prossimità delle cime Maldito e del Medio, nella fascia altimetrica compresa tra 3200 e 3350 metri s.l.m.

Ubicazione del ghiacciaio Aneto (figure a e b) e foto aerea del 2021 (figura c).
Fonte: Vidaller, I. ed Al.: The Aneto glacier’s (Central Pyrenees) evolution from 1981 to 2022: ice loss observed from historic aerial image photogrammetry and remote sensing techniques, The Cryosphere, 17, 3177–3192, https://doi.org/10.5194/tc-17-3177-2023, 2023.

Nel 2015 si è formato un piccolo lago proglaciale, Ibón Innominato, il lago montano più alto dei Pirenei (3150 m), frutto dell’erosione e della fusione del ghiacciaio in fase di ritiro. Il cosiddetto “lago di contatto glaciale” è tanto bello quanto insidioso per il suo ghiacciaio, poiché agisce come collettore di energia, accelerando la fusione e il regresso della fronte glaciale.
Anche Aneto, come la maggior parte dei suoi simili, non è più un candido ghiacciaio, ma un ghiacciaio in alcune zone annerito a causa della presenza di copertura detritica, chiaro segno di regressione: le pareti rocciose rimaste scoperte a causa della riduzione della copertura glaciale e nevosa, esposte ai cicli di gelo e disgelo si disgregano, cadendo sulla superficie glaciale sottostante. I detriti che provocano l’annerimento (darkening) dei ghiacciai comprendono anche le polveri trasportate dalla circolazione atmosferica, alcuni organismi e il particolato di origine antropica.
Quando la copertura detritica è formata da particelle relativamente piccole ed ha uno spessore limitato, come nel caso di Aneto, rappresenta un’insidia per la sopravvivenza del ghiacciaio poiché riduce l’effetto albedo e aumenta l’assorbimento di energia termica, con conseguente aumento del processo di fusione.

La storia del ghiacciaio Aneto dal 1981 al 2022: il declino del re dei Pirenei

La perdita di superficie dei ghiacciai dei Pirenei è drammatica. Nel 1850 si contavano cinquantadue ghiacciai, trentanove nel 1984, ventuno nel 2020, pari ad una superficie di 20,6 km2 nel 1850, 8,1 km2 nel 1984 e solo 2,3 km2 nel 2020: una perdita dell’88,8 % dell’area glacializzata in meno di due secoli
( https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2021GL094339 ).
L’estensione del ghiacciaio dell’Aneto è diminuita del 64,7 % in 41 anni, dal 1981 al 2022. Nel 1981 la sua superficie era di 1,36 km2 (136 ettari) nel 2011 era già scesa a 0,69 km2 (69 ettari): una perdita del 49 %. Come abbiamo visto, tra il 2015 e il 2016 il ghiacciaio si è diviso in due corpi; nel 2020 il corpo principale era di 0,48 km2 e il corpo secondario era di 0,04 km2, per un totale di 0,52 km2. Nel caldissimo 2022 l’estensione totale si è ridotta a 0,48 km2 (48 ettari): 0,45 km2 il corpo principale e 0,03 km2 il piccolo corpo secondario. Dal 1981, la fronte glaciale del corpo principale è arretrata da 2828 metri s.l.m. a 3026 metri s.l.m.

Variazione dell’estensione del ghiacciaio Aneto dal 1981 al 2022
Fonte: Vidaller, I. ed Al.: The Aneto glacier’s (Central Pyrenees) evolution from 1981 to 2022: ice loss observed from historic aerial image photogrammetry and remote sensing techniques, The Cryosphere, 17, 3177–3192, https://doi.org/10.5194/tc-17-3177-2023, 2023.

Negli ultimi 41 anni, lo spessore del ghiaccio è diminuito in media di 30,5 metri, considerando solo l’area coperta dal ghiacciaio nel 2022: Aneto ha dunque perso in media 70 centimetri di spessore all’anno. Le perdite non sono state uniformi: la perdita più consistente si è verifica al centro del corpo principale, mentre le variazioni più contenute sono state registrate nel corpo secondario, situato a quota più elevata. Lo spessore medio di Aneto nell’autunno 2022 era di soli 11,9 metri.

Ricostruzione dello spessore (thickness) di Aneto nel 1981, 2011 e 2022
Fonte: Vidaller, I. ed Al.: The Aneto glacier’s (Central Pyrenees) evolution from 1981 to 2022: ice loss observed from historic aerial image photogrammetry and remote sensing techniques, The Cryosphere, 17, 3177–3192, https://doi.org/10.5194/tc-17-3177-2023, 2023.

I risultati di questo importante lavoro indicano un’accelerazione della perdita di spessore del ghiacciaio nell’ultimo decennio. La perdita media di spessore per il periodo 1981–2011 è stata infatti di 17,8 metri (0,6 metri all’anno), mentre la diminuzione tra il 2011 e il 2022 ha raggiunto i 12,6 metri (1,1 metri all’anno), rappresentando un incremento della perdita di spessore del 200 % nel periodo più recente rispetto al 1981–2011.

Il destino di Aneto (e di tutti i ghiacciai dei Pirenei)

Per quanto tempo Aneto riuscirà a mantenere il movimento verso valle e una superficie maggiore di 2 ettari per essere ancora considerato un ghiacciaio? Dipende da molti fattori, come l’evoluzione della temperatura nei prossimi anni, l’evoluzione delle precipitazioni nevose durante l’inverno, il grado di frammentazione, la capacità di trasportare i detriti caduti dalle pareti ed evitare il darkening , la formazione di laghi di contatto, ed altro ancora.
Tuttavia, la perdita di superficie e di spessore del ghiacciaio calcolata in questo studio e la ricostruzione dello spessore del ghiaccio per l’anno 2022 dimostrano quanto la salute di Aneto sia già fortemente compromessa ed il suo futuro assai incerto. Non ci sono infatti segni di rallentamento nei tassi di perdita della superficie e dello spessore del ghiacciaio, ormai molto ridotto ed estremamente vulnerabile al verificarsi di estati roventi come quelle degli ultimi anni. La tendenza alla frammentazione in corpi glaciali minori inoltre prosegue, non c’è più una zona di accumulo evidente e ci sono chiari segni di dinamica stagnante, cioè Aneto sta per interrompere il suo movimento verso valle: l’inizio della fine di un ghiacciaio.
Il piccolo Aneto è dunque un ghiacciaio in fase terminale.
Se nel prossimo decennio si verificheranno poche altre estati come quella del 2022, gli studiosi stimano che il re dei Pirenei, il ghiacciaio più a sud d’Europa, andrà rapidamente incontro all’estinzione.

Laura Bertolani

Laureata in Scienze Naturali, nel 1997 è entrata a far parte del team di meteorologi di Meteo Expert. Fino al 2012, all’attività operativa ha affiancato attività di ricerca, occupandosi dell’analisi della performance dei modelli di previsione. Attualmente si dedica a quest’ultima attività, ampliata implementando un metodo di valutazione dell’abilità dei modelli a prevedere dodici configurazioni della circolazione atmosferica sull’Italia, identificate per mezzo di una rete neurale artificiale.

Articoli correlati

Back to top button