L’Australia vota per il clima e dà una lezione a tutto il mondo
Dopo anni segnati da fenomeni estremi e dalla guida cieca di un governo al limite del negazionismo, il voto degli Australiani ha rimesso il clima al centro della politica
Il clima è stato centrale nelle elezioni che si sono svolte in Australia il 21 maggio, occupando un ruolo di primo piano che finora non si era mai visto tra le maggiori democrazie del mondo.
Il voto alle urne ha consegnato nelle mani di Anthony Albanese, leader del partito laburista, un Paese dove soprattutto negli ultimi anni la crisi climatica si è manifestata con una violenza estrema.
Temperature record, incendi senza precedenti, alluvioni devastanti: il clima in Australia è già cambiato, e sta distruggendo vite.
A questo scenario spaventoso l’Australia ha assistito senza reagire, e il governo guidato dell’ex premier Scott Morrison ha remato con ostinazione contro ogni passo avanti sul clima durante il suo intero mandato.
Tanto per fare un esempio, quando la stagione degli incendi del 2019 si preannunciava come una delle più devastanti della storia del Paese, Morrison rifiutò di rispondere alle domande relative ai cambiamenti climatici, e il suo vice arrivò a bollare come «pazzi deliranti» quanti sollevassero la questione.
Dopo altre stagioni da record ed eventi estremi, la linea del governo non è cambiata granché nella sostanza. Al punto che, tra le principali democrazie del Pianeta, l’Australia è stata l’ultima a porsi l’obiettivo di azzerare le emissioni nette entro il 2050. E c’è arrivata solo quando praticamente non aveva alternative, alla COP26 che si è svolta nello scorso novembre, dopo un lungo braccio di ferro interno al governo stesso e con forti pressioni che si facevano sentire dall’esterno, specie dalla Casa Bianca.
Netta la posizione del governo Morrison anche sulle tematiche legate all’energia, con una strenua difesa del carbone a discapito delle rinnovabili.
Il cambio di rotta di Albanese
Tra le prime dichiarazioni di Albanese dopo la notizia della vittoria c’è stata la promessa di un cambiamento profondo nelle politiche sul clima e di rendere l’Australia «una superpotenza delle energie rinnovabili». In un’intervista rilasciata alla BBC ha approfondito in particolare il legame tra economia e lotta alla crisi climatica: «Le imprese australiane sanno che un’azione efficace sul cambiamento climatico fa bene ai posti di lavoro e alla nostra economia», ha detto.
Tra le promesse del nuovo premier c’è anche quella di alzare l’asticella dell’ambizione: «voglio unirmi allo sforzo globale», ha dichiarato. In realtà, almeno per ora, all’orizzonte non si vedono ancora politiche davvero innovative in termini di riduzione delle emissioni, dato che anche Albanese ha detto che non si arriverà a eliminare del tutto l’uso del carbone e, secondo quanto riferisce la BBC, che non ci sarà nemmeno uno stop all’apertura di nuove miniere.
Anche se il cambio di rotta rispetto al governo precedente appare netto, insomma, la strada resta in salita. Ma molto dipenderà anche dalla formazione effettiva del nuovo esecutivo: non è ancora detto, infatti, che i Laburisti riescano a ottenere la maggioranza assoluta e Albanese potrebbe dover trovare un accordo con i gruppi che spingono in modo più deciso per politiche particolarmente ambiziose, i Verdi – che escono dalle urne con un sostegno ben consolidato – e i “Teal Indipendents” – gruppi che hanno al centro dell’agenda l’ambiente e la lotta alle disuguaglianze -.
Clima snobbato dal dibattito politico, ma per gli elettori è un tema cruciale: dall’Australia una lezione per la politica in tutto il mondo
Le conseguenze della crisi climatica sono già ben visibili in tutto il globo, e anche le grandi democrazie devono farci i conti. Siccità e ondate di caldo, grandinate fuori stagione e alluvioni, incendi e tornado: il clima è sempre più estremo anche in Europa, anche in Italia.
Eppure, della crisi climatica la politica non parla. E se lo fa, troppo spesso lo fa male, tra promesse vuote o addirittura informazioni errate.
I motivi sono svariati: sicuramente ci sono questioni che vengono viste come più urgenti, altre fanno più gola per la facilità di trovare slogan accattivanti. Impossibile ignorare poi che un’azione climatica concreta va a toccare i nervi scoperti di interessi politici ed economici molto forti. Dall’Australia e le sue urne, però, il messaggio arriva chiaro: i cittadini sono consapevoli di quello che succede, sono preoccupati e vogliono risposte.
Il primo ministro italiano Mario Draghi sembra averlo recepito, e attraverso il profilo Twitter di Palazzo Chigi si è congratulato con il Anthony Albanese citando proprio «il raggiungimento degli obiettivi climatici» e «lo sviluppo sostenibile», insieme alla sicurezza globale, tra gli ambiti in cui «Italia e Australia rafforzeranno ulteriormente la loro cooperazione».
PM Draghi: Congratulations and all the best to the new Prime Minister of Australia @AlboMP. Italy and Australia will further strengthen their cooperation to promote sustainable development, achievement of climate targets and global security
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) May 22, 2022
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