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COP30, l’Onu richiama i governi: servono nuovi obiettivi e trasparenza

Con la COP30 alle porte, l’UNFCCC ha inviato un messaggio diretto a governi e osservatori: è tempo di consegnare i nuovi obiettivi per il clima, i contributi determinati a livello nazionale (NDC 3.0). La scadenza è fissata a fine settembre, così da permettere l’inclusione nel rapporto di sintesi che sarà pubblicato poco prima della conferenza sul clima, la COP30, che si svolgerà in novembre a Belém, in Brasile.

La lettera dell’UNFCCC ricorda ai governi l’impegno preso nel 2023, durante il primo global stocktake, quando i Paesi si sono accordati per presentare obiettivi più ambiziosi, “economy-wide”, cioè estesi a tutti i settori e a tutti i gas serra, in linea con la traiettoria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.

«Questi piani nazionali per il clima sono molto più che parole su carta», ha ribadito Simon Stiell, segretario esecutivo dell’UNFCCC. «Sono tra i motori più potenti di crescita economica e miglioramento degli standard di vita di questo secolo, e la pietra angolare della lotta dell’umanità contro la crisi climatica globale».

Ritardi e divisioni verso la COP30

Nonostante la chiarezza delle indicazioni, una grande parte dei governi è ancora in ritardo. Tra questi spiccano soprattutto le grandi economie come la Cina, principale emettitore mondiale, che ha promesso di aggiornare il proprio NDC solo in autunno. In ritardo anche l’Unione europea, frenata da tensioni interne: alcuni Paesi membri hanno chiesto di rimandare la decisione finale sul target al 2040, che avrebbe dato coerenza agli obiettivi al 2035.

Intanto, la lettera dell’UNFCCC sottolinea che i Paesi che presenteranno piani solidi «sono sulla buona strada per garantirsi la quota maggiore del boom delle energie pulite, che nel 2024 ha toccato i 2.000 miliardi di dollari». Oltre a milioni di posti di lavoro, l’espansione della green economy promette benefici in termini di salute, costi energetici e sicurezza degli approvvigionamenti.

La trasparenza come volano

Parallelamente, a Songdo, in Corea del Sud, Simon Stiell ha ricordato anche come la trasparenza sia «uno strumento vitale» per sostenere politiche più ambiziose, attrarre investimenti e rafforzare economie più resilienti. Più di 100 Paesi hanno già presentato i loro Biennial Transparency Reports, fondamentali per costruire basi di dati solide e per orientare le strategie future.

«Ciò che viene misurato può essere gestito. Ciò che è riportato aiuta a costruire fiducia e collaborazione. E ciò che viene condiviso diventa una forza di cambiamento», ha scandito Stiell, annunciando che il rapporto di sintesi dei report sarà pubblicato proprio in vista della COP30.

Un banco di prova politico

Gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi mai registrati. Eventi estremi – ondate di calore, incendi, alluvioni – stanno erodendo PIL e qualità della vita in ogni continente, con perdite economiche stimate fino al 5% in alcune aree a cui si sommano bilanci tragici anche per quanto riguarda la perdita di vite umane. Per questo, scrive Stiell nella lettera, «piani climatici forti – che riducano le emissioni e al tempo stesso rafforzino la resilienza – restano la migliore difesa contro una crisi che già colpisce otto miliardi di persone».

La COP30 si annuncia dunque come un passaggio cruciale: se i governi presenteranno obiettivi per il clima ambiziosi e trasparenti, la conferenza potrà segnare un’accelerazione reale verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Se invece prevarranno rinvii e divisioni, sarà l’ennesima occasione mancata di fronte a un’emergenza che non aspetta.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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