Camino acceso, inquinamento alle stelle: le nuove stufe emettono 60 volte più particolato di un vecchio camion
Con il ritorno del freddo nelle nostre case si inizia ad accendere il riscaldamento e, nelle abitazioni senza impianto, stufa e camino a legna. Ma riscaldare una abitazione bruciando legna è altamente inquinante. Lo conferma uno studio pubblicato dall’European Enviromental Bureau (EEB), la più grande rete europea di organizzazioni ambientaliste con titolo “Dove c’è fuoco c’è fumo, le emissioni dal riscaldamento domestico con legna“.
Il riscaldamento domestico con piccole stufe e caldaie a legna (e carbone) è responsabile di quasi la metà delle emissioni di PM2.5 nell’Unione Europea. Il PM2.5 è il particolato più pericoloso per la nostra salute: ha un diametro inferiore a 2,5 micron e, per questo, riesce a penetrare nell’apparato respiratorio. Il particolato oltre i 7 micron raggiunge la cavità orale e nasale, fino a 7 micron la laringe, fino a 4,7 micron la trachea e bronchi primari, fino a 3,3 micron i bronchi secondari, fino a 2,1 micron i bronchi terminali e fino a 1,1 micron raggiunge gli alveoli polmonari.
Quanto inquina un camino acceso?
Eccetto le rinnovabili, tutte le fonti di riscaldamento inquinano l’aria, ma tra le caldaie a gas e gasolio, gli impianti di teleriscaldamento, quelli elettrici e le pompe di calore, le stufe e caldaie alimentati a legna sono quelle più inquinanti. Lo studio ha messo in comparazione le diverse modalità di riscaldamento domestico, dimostrando le elevati capacità inquinanti delle stufe a legno, non solo di PM2.5, ma anche di nerofumo (BC), ossidi di azoto (NOx), anidride solforosa (SO2), metano (CH4), monossido di carbonio (CO), idrocarburi policiclici aromatici (PAH) e composti organici volatili non metanici. Inoltre bruciare legna emette relativamente alte concentrazioni di diossine.
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Anche acquistando nuove stufe o caldaie a legna (che rispettano la direttiva europea EcoDesign), la situazione non migliora molto: nonostante queste riescano ad abbassare le emissioni di particolato, aumentano le emissioni di ossidi di azoto e di nerofumo. E l’inquinamento risulta comunque molto più elevato rispetto ad altri impianti di riscaldamento domestico. Una nuova stufa EcoDesign nel 2022 riesce ad emettere una quantità di particolato 60 volte più elevata rispetto ad un vecchio camion del 2006. Secondo la direttiva, infatti alle nuove stufe è permesso emettere 5 g di particolato per ogni chilo di legna. Ciò significa che bruciare un solo chilo di legname inquinerà 500 mila metri cubi di aria pulita, al limite della soglia massima per la salute umana fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a 10 µg/m3.
La situazione in Italia
Da una indagine di AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) basata su dati Ispra, emerge che in Italia le emissioni prodotte da riscaldamento a legna e pellet sia diminuito del 23% tra il 2010 e il 2018 grazie alla sostituzione delle tecnologie obsolete con generatori moderni. L’Arpa Lombardia ha rilevato, nello stesso periodo un calo del 30% delle emissioni dal riscaldamento domestico a biomasse legnose, ma con un numero costante di generatori installati. In Veneto un’indagine del 2018 a cura del Progetto PrepAIR ha evidenziato una riduzione di PM10 del 35% dal 2006 al 2018. |
Tra tutti i sistemi di riscaldamento, quello alimentato a legna (anche se di nuova generazione) risulta quello più pericoloso per la nostra salute, specie per via del particolato fine e del biossido di azoto. Ma non finisce qui: tramite reazioni e processi fisico-chimici in atmosfera, dalle particelle possono formarsi nel tempo inquinanti secondari come l’anidride solforosa, ossidi di azoto e ammoniaca che possono avere effetti anche a centinaia o migliaia di chilometri di distanza dalla fonte.
Per ogni MWh di energia primaria prodotta, il gasolio emette in atmosfera 326 kg di CO2 equivalente, il GPL ne emette 270 kg, il metano ne emette 250 kg, mentre il pellet 29 kg e la legna da ardere 25 kg di CO2 equivalente.
Per evitare i gravi impatti e costi sulla salute, lo studio suggerisce di interrompere la produzione e vendita delle stufe a legna a favore di fonti di riscaldamento meno inquinanti e di un miglioramento dell’isolamento termico degli edifici.
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