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Vite di serie B: così lasciamo morire milioni di persone in aree tossiche

Milioni di persone vengono lasciate a morire in aree "sacrificate e sacrificabili", una vera e propria violazione dei diritti umani

L’inquinamento è una delle principali cause di morte prematura nel Mondo, più del Covid-19 e più delle guerre, e ci sono delle “zone sacrificabili” e dimenticate, in cui la fame per i soldi vale più della salute e dei diritti delle persone.

A fare luce su questa situazione è David Boyd, relatore speciale dell’ONU per i diritti umani e l’ambiente, che al Guardian ha parlato dell’esistenza di queste “zone sacrificali” in cui milioni di persone sono costrette a respirare aria inquinata. In queste zone le persone soffrono di malattie cardiache e problemi respiratori a causa dell’inquinamento dell’aria e delle contaminazioni tossiche ambientali.

«Ci sono tante zone sacrificali nel Mondo, in ogni area: da nord a sud, da ovest a est, nei Paesi poveri e in quelli ricchi». Qui le persone soffrono non solo di malattie fisiche, ma anche mentali: la salute mentale, infatti, viene demolita dalla sensazione di essere sfruttati e stigmatizzati.

«Tutto questo ha violato i loro diritti umani», ha detto Boyd. Si tratta di diritti inalienabili, diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona per il solo fatto di appartenere al genere umano: il diritto alla vita, il diritto alla salute, e il diritto ad un ambiente pulito, sano e sostenibile.

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Pixabay

L’inquinamento è uno delle principali cause di morte prematura: nel rapporto che verrà presentato il 17 marzo dall’ONU, emerge che l’inquinamento ha fatto il doppio delle morti premature rispetto ai primi 18 mesi di Covid-19. L’inquinamento ha causato 9 milioni di morti premature: si tratta di un sesto delle morti globali, il doppio di quelle causate da Aids, malaria e tubercolosi insieme, e 15 volte più di guerre, omicidi e violenze.

«Il processo di intossicazione del Pianeta Terra si sta intensificando», ha aggiunto Boyd. E sebbene il problema riguardi l’intera umanità, alcune comunità sono più colpite di altre. E queste persone subiscono gli effetti peggiori, in modo «sproporzionato e esageratamente ingiusto».

Perfino all’interno degli Stati Uniti, una super potenza economica, una delle Nazioni più ricche del Mondo, esistono zone dimenticate, forse tra le peggiori del Pianeta. «In Louisiana, ad esempio, c’è la cosiddetta “cancer alley“, il viale del cancro, dove sorgono centinaia di raffinerie, impianti petrolchimici e così via. E pensate un po’? Si trovano in zone povere, prevalentemente in comunità afroamericane. E’ proprio immorale», ha detto Boyd.

Altre zone sacrificali sono la città di Kabwe in Zambia, dove il 95% dei bambini ha elevati livelli di piombo nel sangue, che può provocare disabilità di apprendimento a vita. Un’altra è la località di Pata-Rât in Romania, dove la comunità viene esposta continuamente ad arsenico, piombo, mercurio e altri inquinanti. Persino nei territori francesi d’oltreoceano, nelle isole di Guadalupe e Martinica il 90% degli abitanti presenta nel sangue alte concentrazioni di chlordecone, un pesticida cancerogeno.

I principali responsabili sono le aziende, che hanno cercato ogni modo per aumentare i guadagni a sfavore dell’ambiente. I soldi sono «la principale barriera che ci impedisce di affrontare la crisi climatica, la perdita di biodiversità e l’inquinamento» ha detto Boyd che ha chiesto poi ai governi di imporre una regolamentazione più severa alle aziende più inquinanti, e soprattutto di smettere di spendere 1,8 trilioni di dollari per finanziare industrie che distruggono l’ambiente.

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