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Emissioni nette zero entro il 2050, le politiche attuali non bastano: lo scenario

La descrizione dello stato emissivo nazionale fornita dai due nuovi Report, il “National Inventory Report 2021″ed ”Informative Inventory report 2021”, presentati dall’ISPRA

Le emissioni di gas serra nel 2019 sono diminuite del 19,4% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Nel 2020 il taglio delle emissioni di gas serra calcolato in Italia è del 9,8% rispetto al 2019, quasi interamente dovuto alla restrizioni anti Covid-19. È quanto emerge dal rapporto dell’Ispra sull’andamento delle emissioni in atmosfera e sugli scenari emissivi in Italia.

Italia, cresce la produzione di energia da fonti rinnovabili

Nel complesso la CO2 presenta una riduzione di oltre il 20% – afferma Daniela Romano, esperta dell’ISPRA -, quasi totalmente spiegata dal settore energetico e dall’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e la riduzione dell’uso del carbone. In corrispondenza al settore energia, la riduzione principale si osserva nelle industrie energetiche e manifatturiere delle costruzioni. L’altro settore che presenta riduzioni rilevanti è quello dei processi industriali. Il metano rappresenta invece il 10% delle emissioni totali espresse in CO2 equivalente, con una riduzione stimata di oltre il 10%. Le emissioni di metano derivano principalmente dall’agricoltura: in questo settore le riduzioni derivano innanzitutto da un minor numero di capi di allevamento ma anche dal recupero del biogas.

Italia, nel 2020 calo record di consumi ed emissioni: la domanda di energia non era mai stata così bassa dalla Seconda Guerra Mondiale

Emissioni di gas serra in Italia: parametri e scenari futuri

Lo scenario parte da una conoscenza della situazione attuale basandosi su due parametri principali: il primo è l’andamento della popolazione, per cercare di capire come cambieranno le richieste e quindi il livello delle emissioni. La stima sulla crescita della popolazione nel lungo periodo si è trasformata in una decrescita, questo naturalmente condiziona consumi ed emissioni. Il secondo parametro è il PIL – afferma l’esperto dell’ISPRA, Emanuele Peschi – che serve per determinare nel dettaglio l’andamento dei settori economici. A causa della pandemia il PIL reale ha seguito un andamento diverso: le stime recenti ci fanno vedere come la crescita economica, a causa del Covid-19, oltre alla battuta d’arresto attuale ci porterà a un ritardo di circa 5 anni rispetto all’andamento che era previsto inizialmente.

Perché le emissioni continuano a crescere? Sovvertire l’ossessione per crescita e consumo non solo a parole

Tutto questo come si traduce in emissioni di CO2 e altri gas? Il piano energia e clima, che si fermava al 2030, portava a un discreto livello di riduzione delle emissioni, vale a dire poco meno del 40% rispetto al 1990. In base alla situazione attuale si può vedere che nel lungo termine (2050) – nell’ipotesi che ciò che contiene il piano energia e clima non venisse attuato -, la ripresa delle attività economiche si porterebbe dietro una ripresa molto consistente delle emissioni e una riduzione molto più contenuta rispetto a quella avvenuta nel 2020.

Se però si realizzassero gli obiettivi contenuti nel piano energia e clima e questa ripresa venisse accompagnata da politiche adeguate, si riuscirebbe a raggiugere un buon livello di riduzione delle emissioni. La riduzione del 40% è l’obiettivo stabilito attualmente a livello europeo entro il 2030 mentre quello del 55% è l’obiettivo aggiornato. L’obiettivo del -55%, con le politiche in atto, non è raggiungibile entro il 2030 ma verosimilmente entro il 2035/2040. Questo vuol dire che le politiche dovranno essere riviste verso un livello maggiore di ambizione.

Quali sono i passi da fare per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050?

L’Italia ha assunto l’impegno di raggiungere l’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050. Per emissioni nette zero – spiega l’esperto ISPRA -, si intende il bilanciamento tra quello che viene effettivamente emesso e quello che può essere assorbito, che dipende molto dalla capacità di assorbimento del suolo. Il ruolo degli assorbimenti è particolarmente importante ed è anche un settore che potrà risentire molto dei cambiamenti climatici, con il rischio di una riduzione della capacità di assorbimento che andrebbe a complicare notevolmente il raggiungimento dell’obiettivo entro il 2050.

Cambiamenti climatici, cosa siamo disposti a fare? Il sondaggio

Quindi la la prima cosa su cui bisogna concentrarsi è accrescere la capacità di assorbimento del carbonio sia nelle foreste che nei terreni agricoli oltre a contrastare gli incendi, per i quali si può attendere un incremento a causa proprio dei cambiamenti climatici. Gli altri passaggi che sarà necessario fare riguardano la crescita delle energie rinnovabili, che però si porta dietro la costruzione di nuove infrastrutture, nuovi comportamenti a carico di ciascuno di noi, sia nel modo in cui ci spostiamo sia per come gestiamo i sistemi energetici nelle nostre abitazioni e addirittura nel modo in cui ci alimentiamo.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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