Greenpeace, parte il tour “Difendiamo il Mare”: come stanno i nostri fondali?
Gli obiettivi della spedizioni sono monitorare l'inquinamento da plastiche e microplastiche, anche e soprattutto nel post lockdwon, e stabilire qual è l'impatto dei cambiamenti climatici sulle specie marine
Il 16 luglio parte il tour “Difendiamo il Mare” di Greenpeace. La spedizione esplorerà per due settimane il Mar Tirreno centro-settentrionale con la barca a vela Bamboo, messa a disposizione dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi. Gli obiettivi principali sono due: monitorare e documentare lo stato di inquinamento da plastica monouso e microplastica, anche e soprattutto dopo il lockdown; valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla varietà delle specie marine che abitano i nostri fondali.
#DifendiamoIlMare! Vogliamo controllare lo stato di salute del mare post lockdown, difenderlo dall’inquinamento da plastica e cambiamenti climatici. Saremo con #FondazioneExodus di @donAntonioMazzi, @StampaCnr, @UnivPoliMarche, @UniGenova, @TethysResearch.Pronti a issare le vele? pic.twitter.com/TmIq93GuHq
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) July 13, 2020
L’itinerario della spedizione toccherà anche le foci del Tevere e dell’Arno
Il tour avrà inizio dal Porto Santo Stefano in provincia di Grosseto e seguirà le rotte dei cetacei, fino all’area interessata dalla presenza delle balle di rifiuti in plastica dispersi da cinque anni nei fondali marini del Santuario dei Cetacei. La rotta andrà a toccare aree marine protette (Cinque Terre e Portofino) e zone fortemente interessate dall’inquinamento da plastica, come per esempio le foci dei fiumi Tevere ed Arno.
Insieme a Greenpeace prenderanno parte al tour anche un team di ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Ias) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova; del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche, specializzati nello studio delle microplastiche; esperti di flora e fauna marina costiera del DiSTAV (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita) dell’Università degli Studi di Genova e ricercatori dell’Istituto Tethys, esperti di cetacei.
L’impatto del Coronavirus sul mare: come stanno i fondali nel post lockdown?
I dispositivi di protezione individuale, fondamentali nella battaglia al Coronavirus, hanno purtroppo creato una colonia di nuovi rifiuti in fondo al mare. L’obiettivo del tour promosso da Greenpeace è appunto anche quello di stabilire come sta il mare dopo il lockdown. L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito? Qual è l’impatto di guanti e mascherine monouso? Greenpeace proverà a dare una risposta scientifica a tutti questi quesiti.
Leggi anche:
Idea eco sostenibile geniale: mascherine anti-Covid create con la plastica riciclata