Pnrr, il governo esclude interventi per 16 miliardi, tra cui quelli contro il rischio alluvioni e il dissesto idrogeologico
Mentre la Commissione Europea ha dato l’ok per l’esborso all’Italia della terza rata del Pnrr, il governo Meloni ha deciso di rivederne il contenuto, tagliando diversi interventi previsti, e momentaneamente definanziando dunque 9 progetti per un ammontare di spesa di 16 miliardi, 15,9 per la precisione. Secondo l’esecutivo si tratta di interventi con «criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano».
Pnrr, tagliati progetti per 16 miliardi di euro: i dettagli
Il ministro Raffaele Fitto ha annunciato difatti l’esclusione dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, degli interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), interventi per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi di euro), piani integrati (2,49 miliardi), misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico (1,2 miliardi), utilizzo dell’idrogeno per la riqualificazione dell’Ilva di Taranto (1 miliardo), potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità per le aree interne (724 milioni), promozione degli impianti energetici innovativi (675 milioni), valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (110 milioni).
Il ministro Fitto ha assicurato che tali misure verranno rifinanziate con altri fondi, ma l’esclusione di tutti questi interventi dal Pnrr non è piaciuta a molti, tra cui Elly Schlein e soprattutto ai sindaci dei Comuni, che hanno visto svanire i finanziamenti su cui facevano affidamento, per lavori iniziati o addirittura già completati.
Fa tanto discutere anche il taglio per la gestione del rischio alluvione e la riduzione del dissesto idrogeologico, criticità che interessano praticamente tutta Italia: quasi 1.282.000 le persone che abitano in una zona a rischio frane, e circa 6.183.300 le persone che vivono in zona a rischio alluvione. Molte zone sono particolarmente esposte a questa vulnerabilità, e non dobbiamo andare troppo indietro per ricordarci delle tragiche alluvioni che hanno colpito a maggio l’Emilia-Romagna, i cui danni non verranno nemmeno coperti al 100% dal decreto alluvioni approvato dal Senato, che destina 4,5 miliardi di euro a ristoro dei danni, che però ammontano a 8,8 miliardi.
E mentre una parte dell’Italia brucia e l’altra subisce l’effetto di eventi meteo estremi, dopo una delle ondate di calore più intense della storia del Paese, il governo decide di non investire nell’efficienza energetica, nella promozione di impianti energetici innovativi, nella tutela del verde urbano, nella rigenerazione urbana e in strategie per ridurre il rischio di alluvioni e frane.
Secondo il governo, infatti, tali interventi non sarebbero “compatibili” con le tempistiche del Pnrr: l’esecutivo ha infatti assicurato che gli interventi esclusi verranno rifinanziati con altri strumenti, e che le risorse corrispondenti ai tagli fatti, verranno riprogrammate a beneficio di altri interventi. «Non abbiamo eliminato nessun finanziamento: non stiamo tagliando nulla ma riorganizzando tutto», ha tenuto a precisare il ministro Fitto. I progetti giudicati non idonei «li eliminiamo dal Pnrr per ricollocarli nel fondo sviluppo e coesione. Mettiamo in salvaguardia interventi che rischiano magari di non essere ammissibili».
Quei quasi 16 miliardi, dunque, non andrebbero persi, ma insieme ai 2,76 mld di euro a fondo perduto destinati dalla Commissione Ue e al 7,5% delle politiche di coesione 2021-27, andranno a finanziare un nuovo capitolo che entra nel Pnrr: il RePowerEU, il programma europeo che vuole dare maggiore sicurezza, stabilità e sostenibilità alle fonte energetiche dell’Europa. Il RepowerEU italiano quindi potrebbe godere di 19 mld di euro, suddivisi in tre misure d’investimento e sei riforme, tra cui un nuovo Ecobonus “dedicato espressamente alle abitazioni private” cui dovrebbe andare una dotazione di 4 miliardi.
Il nuovo Pnrr, con le esclusioni decise dal governo Meloni, verrà presentato alle Camere all’inizio di agosto per poi passare alla votazione: in caso di approvazione, verrà inviato alla Commissione Europea, dove inizieranno i negoziati e le procedure di verifica del nuovo testo, con gli obiettivi principali del piano.