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Grande Barriera Corallina, meno del 2% è sfuggito allo sbiancamento

Secondo un recente studio, le possibilità che una quantità sufficiente di barriera corallina possa resistere ai cambiamenti climatici è ridottissima

La Grande Barriera Corallina australiana ha ancora qualche possibilità di resistere, almeno in parte, al riscaldamento globale? Secondo un nuovo studio, condotto dal professor Terry Hughes e dai colleghi della James Cook University, attualmente è molto complicato. Dai dati raccolti, infatti, emerge che meno del 2% dei coralli è sfuggito allo sbiancamento dal 1998. Questo ovviamente mette in seria discussione l’ipotesi che una quantità sufficiente della barriera corallina possa resistere alla crisi climatica abbastanza a lungo da riprendersi.

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Grande Barriera Corallina, il futuro è a serio rischio: solo l’1,7% dei coralli è sfuggito allo sbiancamento dal 1998

Il più grande sistema di barriera corallina del mondo ha subito cinque eventi di sbiancamento di massa in quel periodo, causati dall’aumento delle temperature oceaniche innescato dalla combustione di combustibili fossili, che ne hanno minato la sopravvivenza. La ricerca in questione, dopo aver studiato le posizioni degli eventi di sbiancamento, ha stabilito che solo l’1,7% delle singole barriere coralline aveva evitato lo sbiancamento. I luoghi scampati ai danni si trovavano quasi tutti in un’area conosciuta come Swain reefs, nella parte meridionale del parco marino dichiarato Patrimonio dell’Umanità. La speranza di alcuni esperti di barriere coralline è che i luoghi più freschi possano rappresentare un rifugio dallo sbiancamento, consentendo così ai coralli di sopravvivere e disperdere naturalmente le loro larve sulle barriere coralline danneggiate.

L’analisi del professor Hughes, pubblicata sulla rivista Current Biology, ha scoperto però che anche le aree precedentemente segnate come potenziali rifugi hanno sperimentato almeno una volta un grave o moderato evento di sbiancamento. «Il mondo è ora disseminato di ex potenziali rifugi della barriera corallina che da allora si sono sbiancati», ha affermato Hughes. Che ha poi aggiunto come le barriere coralline farebbero fatica a sopravvivere anche se i Paesi ora riuniti alla COP26 di Glasgow rispettassero tutti gli impegni presi.

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Le barriere coralline tropicali sono tra gli ecosistemi più suscettibili ai cambiamenti climatici, con impatti già diffusi e osservati con il riscaldamento globale a 1,1°C. Quando i coralli stanno troppo tempo in acque insolitamente calde, si separano dalle alghe che donano loro la maggior parte del cibo e del colore. In casi estremi questo sbiancamento può uccidere il corallo, le temperature molto elevate possono anche uccidere i coralli a titolo definitivo.

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Un drastico taglio delle emissioni inquinanti da parte di tutti i Paesi è vitale per il futuro delle barriere coralline. «Finora 1,1°C di riscaldamento è stato sufficiente per innescare cinque eventi di sbiancamento di massa», ha affermato Hughes. «Più la temperatura sale, più sarà difficile. Sono fiducioso che le barriere coralline potrebbero sopportare altri 0,3°C di riscaldamento, ma faranno fatica a 1,9°C».

Il numero dei cuccioli di corallo è calato del 71% dal primo episodio di sbiancamento di massa nel 1998

Nel 2019 la ricerca ha stabilito che lo sbiancamento di massa nel 2016 e nel 2017 ha dato vita a un deciso crollo delle larve di corallo prodotte. Un altro recente studio, pubblicato sempre su Current Biology, suggerisce che la quantità di cuccioli di corallo prodotti dalla barriera corallina è diminuito del 71% dal primo evento di sbiancamento di massa nel 1998. Il calo delle larve stava mettendo a rischio la capacità di sopravvivenza della barriera corallina, ma alcune aree hanno contribuito a evitare il peggio e in futuro potrebbe ulteriormente rifornire le barriere coralline di larve. Proprio per questo andrebbero messe al centro degli sforzi di conservazione. Il professor Peter Mumby dell’Università del Queensland ha affermato che questi “rifugi” di corallo si trovavano sulla barriera corallina esterna e vicino a forti correnti. «Non sappiamo ancora per quanto tempo esisteranno quei rifugi termali. Non dureranno per sempre», ha detto.

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Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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