Salute del pianeta

Oggi si celebra la Giornata Internazionale del Leopardo delle Nevi

Negli ultimi 20 anni temperature sempre più alte e bracconaggio hanno determinato un declino del 20% nella popolazione di questo maestoso animale

A partire dal 2014 ogni 23 ottobre si celebra la Giornata Internazionale del Leopardo delle Nevi, un’occasione per sensibilizzare e porre l’attenzione sullo stato di vulnerabilità in cui versa la specie. Il leopardo delle nevi è un animale estremamente elusivo che vive tra i 3000 e i 5400 metri di altitudine; predilige le zone rocciose e montane dell’Himalaya, del Tibet, del Pamir, dei Monti Altaj e di altre aree dell’Asia centrale. Secondo dati WWF si stima ne sia rimasta una popolazione che va dai 2710 ai 3386. In genere ogni animale alloggia in un territorio ben definito, ma si sposta parecchio alla ricerca di prede, spesso molto localizzate. È proprio la densità di queste a determinare la dimensione degli spazi occupati: nelle aree in cui c’è abbondanza di “mangiare” la zona posseduta da ciascun esemplare è più piccola. Diversamente dagli altri felini ha un picco delle nascite solo tra maggio e giugno: normalmente l’accoppiamento avviene alla fine dell’inverno, tra febbraio e marzo.

Foto di 7103983 da Pixabay

Il numero dei piccoli varia da 1 a 5 ma generalmente è solo di 2. Di dimensioni non comparabili a quelle dei grandi felini (i maschi adulti pesano in media 30-50 kg anche se possono raggiungere 75 kg mentre le femmine sono più piccole, con un peso anche inferiore ai 25 kg) arrivano a misurare tra i 70 e i 150 cm coda esclusa, con un’altezza di circa 60 cm. È classificato dalle liste rosse della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie vulnerabile e in preoccupante declino negli ultimi decenni. Degrado degli habitat, bracconaggio e conflitti con le comunità locali hanno determinato infatti un declino del 20% della popolazione negli ultimi 20 anni: ci sono zone in cui le popolazioni stanno scomparendo del tutto.

Foto di TeeFarm da Pixabay

Il leopardo delle nevi è anche noto come “Fantasma delle Montagne” perché è molto schivo; avvistarlo e ancora di più monitorarlo, è una vera impresa. Cina e Mongolia sono i due Paesi asiatici che ne accolgono il maggior numero e anche i due Stati che più lottano per la sua conservazione. Non solo è schivo dunque difficile da incontrare, ma anche quando lo si ha davanti agli occhi è difficile vederlo in quanto è un campione di mimetismo grazie alle macchie e alle sfumature del suo pelo che gli consente di camuffarsi. Uno studio dell’Università californiana Berkeley pubblicato sulla rivista Biological Conservation ha evidenziato che entro il 2070 solo un terzo dell’areale del grande felino potrà resistere agli effetti sempre più gravi del riscaldamento globale: il 35% rimarrà stabile mentre il resto diminuirà dell’8-23% diventando sempre più frammentato. Temperature sempre più alte provocano l’innalzamento del limite superiore delle foreste mettendo a rischio le zone di alta montagna, regno di caccia di questo maestoso animale, rischiando così di inasprire il conflitto con gli allevatori, costretti a coltivare a quote sempre più alte. La ricerca ipotizza un calo dell’82% della popolazione in Nepal e dell’85% in Buthan. La sua sopravvivenza necessita di azioni a livello globale per conservare i delicati habitat montani che ne consentono la vita e che forniscono acqua anche a centinaia di persone in tutta l’Asia. Conservare il leopardo delle nevi significa proteggere l’intero ecosistema in cui vive e svolge l’insostituibile ruolo di equilibratore al vertice della catena alimentare.

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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