Clima, i paesi del G7 hanno aumentato i sussidi ai combustibili fossili
Nel 2023 i sussidi ai combustibili fossili, dannosi per il clima, hanno raggiunto la cifra record di 1.36 mila miliardi di dollari

Un nuovo rapporto di Greenpeace Germany rivela che i paesi del G7 non solo hanno mancato i propri obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2025, ma hanno anche aumentato in modo significativo i sussidi ai combustibili fossili dannosi per il clima, raggiungendo nuovi record.
Sussidi ai fossili in aumento nonostante gli impegni per il clima
Nel 2016 i membri del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e l’Unione Europea) si erano impegnati a ridurre i sussidi ai combustibili fossili dannosi per il clima entro il 2025. Tuttavia, un’analisi dei dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) mostra che, invece di diminuire, questi sussidi sono aumentati del 15%, raggiungendo la cifra di 1.36 mila miliardi di dollari nel 2023.
Secondo lo studio, condotto dal Forum for an Ecological and Social Market Economy (FöS) per conto di Greenpeace Germany, l’Italia è il paese con il peggior aumento: dal 2016 al 2023 i sussidi ai combustibili fossili sono cresciuti del 166%. La Germania segue, a distanza, con un aumento del 49%.
Un fallimento climatico dei paesi più ricchi
Nel 2023, gli Stati Uniti sono stati il paese con la spesa più alta in sussidi ai fossili (790 miliardi di dollari), seguiti dal Giappone (269 miliardi) e dalla Germania (114 miliardi). L’unico paese del G7 ad aver ridotto leggermente i sussidi è stato il Canada (-11%).
Virag Kaufer, responsabile del programma Clima ed Energia di Greenpeace International, ha dichiarato: «I Paesi del G7, alcune delle nazioni più ricche e potenti della Terra, si sono dati quasi un decennio di tempo per prendere provvedimenti verso l’“eliminazione” dei sussidi ai combustibili fossili entro il 2025. Ora siamo nel 2025 – e l’anno è iniziato con devastanti calamità climatiche – e non solo stanno mancando l’obiettivo, ma hanno anche aumentato la spesa pubblica per i combustibili che distruggono il clima».
«Con quest’anno che ha già portato danni record da incendi negli Stati Uniti, altri disastri causati dal clima e l’ultima sfilza di profitti multimiliardari per le corporazioni dei combustibili fossili, i governi devono controllare la spesa pubblica e dirottarla urgentemente dagli incentivi ai combustibili fossili verso una transizione giusta e sostenibile».
Le cause dell’aumento dei sussidi dannosi per il clima
L’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un forte aumento dei prezzi dell’energia, spingendo molti governi del G7 a introdurre misure di sostegno per carbone, petrolio e gas. In Germania, ad esempio, il congelamento dei prezzi del gas e dell’elettricità, la riduzione dell’IVA sul gas e il sostegno alle industrie hanno rappresentato il 38% dei sussidi ai combustibili fossili nel 2023. Alcune di queste misure, inizialmente previste come temporanee, sono ancora in vigore.
Serve un cambiamento immediato
Greenpeace chiede ai governi del G7 di interrompere immediatamente i sussidi ai combustibili fossili e di destinare queste risorse alla transizione energetica e a politiche socialmente giuste. Il rapporto evidenzia che, per mancanza di dati, lo studio non ha potuto includere l’espansione delle infrastrutture per il gas naturale liquefatto (LNG), una delle più dannose per il clima. Questo suggerisce che il reale impatto dei sussidi ai combustibili fossili potrebbe essere ancora più alto di quanto riportato.
Di fronte a un’emergenza climatica sempre più evidente, Greenpeace e altre organizzazioni chiedono ai governi di rispettare gli impegni presi e di investire in un futuro sostenibile invece di continuare a finanziare le fonti di energia più dannose per il pianeta.
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