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Mediterraneo caldo: nuove scoperte sulle cause delle ondate di calore marine

Negli ultimi decenni il nostro mare Mediterraneo sempre più caldo è diventato un simbolo della crisi climatica: le ondate di calore marine si presentano sempre più spesso e con intensità crescente, con conseguenze drammatiche per gli ecosistemi e per le comunità costiere, e con un’intensificazione dei fenomeni estremi che colpiscono il nostro territorio. Ma cosa scatena questi fenomeni?

Un nuovo studio guidato dal CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e pubblicato su Nature Geoscience fa luce sul meccanismo chiave: non c’è in gioco solo l’aumento delle temperature atmosferiche, ma soprattutto la persistenza delle creste subtropicali, intrusioni di aria calda dal Nord Africa verso l’Europa.
Questi sistemi di alta pressione, noti anche come “anticicloni africani”, quando restano stazionari per cinque giorni o più sopra il bacino del Mediterraneo, creano le condizioni ideali per il riscaldamento rapido delle acque superficiali.

Il ruolo dei venti

Quando le creste subtropicali si bloccano sulla regione del Mediterraneo, i venti prevalenti si indeboliscono. Senza vento, il mare smette di disperdere calore verso l’atmosfera: oltre il 70% del flusso termico in queste condizioni si riduce, e le acque superficiali si scaldano in tempi rapidissimi. Durante eventi estremi, come documentato nel Golfo del Leone, le temperature sottomarine sono aumentate di quasi 7 °C in soli due giorni.

Secondo i ricercatori, il 63,3% delle ondate di calore nel Mediterraneo occidentale, il 46,4% in quello centrale e il 41,3% in quello orientale sono legate proprio a questa combinazione: creste subtropicali persistenti e venti deboli. Una percentuale molto alta, considerando che tali condizioni si verificano solo in circa il 10% dei giorni estivi.

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Ondata di calore nel Mediterraneo, giugno 2025. Crediti: European Union, Copernicus Marine Service Data

Un passo verso previsioni più precise

Lo studio ha analizzato centinaia di eventi attraverso dati satellitari e modelli avanzati, rivelando che la probabilità di un’ondata di calore aumenta di 4-5 volte quando creste subtropicali e venti deboli coincidono. Per la comunità scientifica, è un risultato cruciale: apre la strada a sistemi di previsione più accurati, che non si basano solo sulle soglie di temperatura ma anche sui processi atmosferici che innescano il fenomeno.

“Il nostro studio identifica le condizioni favorevoli che precedono le ondate di calore marine e rivela che sono innescate da creste subtropicali persistenti che indeboliscono i forti venti nella zona”, afferma Ronan McAdam, ricercatore del CMCC e co-autore dello studio.

«Il nostro lavoro mette in luce processi finora non identificati che sono fondamentali per rappresentare accuratamente le ondate di calore marine nel Mediterraneo»., spiega Ronan McAdam, ricercatore del CMCC e co-autore dello studio. «Questi risultati sono essenziali per migliorare i sistemi di previsione e i modelli del sistema Terra, e rappresentano un passo fondamentale verso strategie efficaci di allerta precoce e mitigazione nel bacino».

Perché conta

Il Mediterraneo si scalda più velocemente della media globale e le sue acque sono vitali per biodiversità, pesca, turismo e benessere delle comunità costiere. Capire come e quando si sviluppano le ondate di calore marine non è quindi solo un esercizio accademico: significa proteggere ecosistemi fragili, attività economiche e salute pubblica in un bacino già sotto pressione.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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