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“Caldo”, il nuovo singolo di Simone Matteuzzi: «anche una canzone può essere parte del cambiamento»

Sorprendenti intuizioni musicali per tradurre la vertigine del confronto quotidiano con la crisi climatica

L’estate boreale 2023 è stata la più calda di sempre a livello globale, con una temperatura media di 16,7 °C, un valore di gran lunga superiore ai trimestri estivi precedenti. In Italia abbiamo vissuto la settima estate più calda dal 1959 e ad agosto la città di Milano ha registrato il giorno più caldo di sempre, con la temperatura media più alta da quando sono iniziate le osservazioni nel 1763; proprio durante una delle tre ondate di caldo che hanno caratterizzato l’estate 2023, è nata l’intuizione musicale di Simone Matteuzzi, inevitabilmente condizionata dalle condizioni meteorologiche e climatiche che sempre con maggior frequenza e intensità assumono un ruolo preponderante nelle nostre vite, condizionandone sia la quotidianità sia le scelte per il futuro.

Simone Matteuzzi, classe 2001, è cantautore e musicista della provincia di Milano. Innamorato sin da bambino della black music, suggestione che completa negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali, tutte contaminazioni che si ritrovano nelle sue produzioni. Con Caldo, singolo in uscita questo 26 gennaio, non si fa né afferrare e né catalogare ma offre all’ascoltatore un’eleganza unica e intuizioni musicali sorprendenti che traducono in musica la vertigine del confronto quotidiano con la crisi climatica e la presa di coscienza di una prepotente eco-ansia. 

«Caldo nasce un afoso pomeriggio della scorsa estate,  – racconta Matteuzzi – come spremuta dall’angoscia di un’afa infernale e innaturale in bilico tra la spossatezza del torrido agosto e la vertigine del confronto quotidiano con la crisi climatica che caratterizza drammaticamente la nostra epoca e il nostro futuro, soprattutto quello delle generazioni più giovani. Il testo esprime un parallelismo tra le tragiche prese di coscienza di cui sopra e la conseguente eco-ansia che corrompe molte dinamiche della nostra vita rendendoci spesso sconsolati e inermi davanti al futuro, come sull’orlo di un baratro dove rimaniamo spesso immobili, col fiato sospeso›

In occasione dell’uscita di Caldo, abbiamo raggiunto Simone Matteuzzi con alcune domande legate alle tematiche che hanno guidato la stesura del testo: crisi climatica ed eco-ansia. 

In quale momento della tua vita hai preso effettivamente coscienza della crisi climatica?

Nel Marzo 2019, incuriosito dal mare di gente e dal fascino di azione “politica” delle manifestazioni dei ragazzi di Fridays For Future vicino al mio liceo a Monza, avevo abbandonato la scuola e le mie lezioni di pianoforte per una giornata, unendomi al corteo. Era stato molto coinvolgente anche perché avevo avuto modo di parteciparvi attivamente cantando in piazza una mia canzone in cui già albergava, seppur magari inconsciamente, la tematica dei cambiamenti climatici. Oltre a questo devo ammettere che da quel momento in poi ho sempre avuto la fortuna di frequentare e stare con persone molto sensibili e attente alla tematica, persone che hanno fatto sì che queste battaglie fossero messe a tema nella mia quotidianità e in ciò che faccio come artista. Da quegli anni e da questi incontri tutto ciò è cresciuto organicamente in me, e si è trasposto naturalmente in ciò che creo (non solo per quanto riguarda “Caldo”, ci sono diversi riferimenti all’argomento anche in “Riposo”, “Ipersensibile” e altri brani che usciranno prossimamente).

La crisi climatica non si ripercuote solo sull’ambiente ma anche sulla nostra mente, come dimostrano ormai diverse ricerche. Un recente studio ha indagato anche la strettissima connessione tra la solitudine e la cosiddetta eco-ansia. Sempre più persone vivono livelli di ansia crescenti per paura di un disastro climatico che possa mettere a repentaglio abitazioni, proprietà e mezzi di sussistenza. Altri ancora provano un senso di intorpidimento generale per il modo in cui il nostro pianeta viene costantemente alterato.

Quando si dice che saranno le generazioni più giovani a subirne maggiormente gli effetti o si parla di una eco-ansia crescente, si fa riferimento anche alle persone della tua età. Che sentimento hai rispetto alla prospettiva del futuro che ti viene posta?

Devo ammettere, da grande catastrofista e insicuro, di avvertire un senso di sconforto e paura, da qui giustamente il termine eco-ansia e la sensazione di impotenza che caratterizza una grande fetta della nostra generazione. Penso però che la cosa più importante sia guardare in faccia questa prospettiva negativa e utilizzarla come pretesto per tirarci fuori qualcosa di vivo, per plasmare… rendiamo attivo questo nichilismo. Ritengo ci sia un’urgente necessità di trasformare la rassegnazione in sana rabbia, senza però scivolare nella mollezza “riformista” di far capire pian pianino quanto questa situazione sia urgente, non c’è tempo per il pian pianino. Ognuno dovrebbe imbracciare i suoi mezzi e le sue competenze per agire o fare informazione.

Proprio in riferimento a questa azione individuale, ti chiedo: all’interno di questa necessaria azione di contrasto alla crisi climatica, quale può essere il ruolo di chi – come te – sceglie di intraprendere un percorso artistico e di produzione culturale?

Continuo la risposta alla seconda domanda: il ruolo è quello dell’informazione. Con “informazione” naturalmente non intendo quella mediatica o puramente divulgativa. Intendo essere mezzo di “propaganda” attiva, stimolo, educazione. Ogni giorno mi rendo conto che quella in cui molti di noi ci troviamo è “una bolla sicura”, a me ad esempio sembra strano che un mio coetaneo non ritenga urgenti queste tematiche ma se guardo al di fuori della mia bolla purtroppo non lo è affatto. Ecco dunque che anche una canzone o un’opera artistica in generale può essere parte del cambiamento, può essere quello spiffero che ti arriva e ti fa guardare un problema a cui non avevi nemmeno mai posto attenzione. Per me quello spiffero fu il corteo di cinque anni fa, per altri potrebbe essere una canzone o un’opera visiva.

Simone Matteuzzi nel 2022 ha vinto il Premio “Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale ha partecipato successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audio-visual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 ha iniziato a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Lo scorso anno inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records e inizia questo 2024 con l’uscita di “CALDO” per Zebra Sound con distribuzione Virgin Music Italia. 

 

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Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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