Gli effetti della crisi climatica sul patrimonio artistico culturale italiano
Il caso particolare del Duomo di Milano per capire come le variazioni climatiche influiscano direttamente sullo stato conservativo del nostro patrimonio storico e artistico e del continuo lavoro di adattamento e manutenzione necessari
Il patrimonio storico e artistico è considerato un bene comune fondativo dell’identità italiana, tutelato dalla Costituzione e dalla Convenzione europea del paesaggio. L’Italia detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità con 58 beni, di cui 53 appartenenti alla categoria dei beni culturali e cinque a quella dei beni naturali. Questi, come tutte le cose che ci circondano, risentono delle mutazioni climatiche.
Concentrando l’attenzione sulle aree urbane ricordiamo lo studio recentemente condotto dal CMCC sul rischio climatico in sei città italiane: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia. Dal Rapporto è emerso che negli ultimi 30 anni è stato rilevato un trend crescente delle temperature in ognuna delle 6 città esaminate, con una serie consecutiva di anni più caldi a partire dal 2014, dal 2011 a Roma, e temperature annuali più elevate delle media di un massimo di 0,8°C a Roma, di 0,9°C a Bologna, Milano, Napoli e Torino e fino a 1,1°C a Venezia. È aumentato il numero di notti tropicali (ovvero con temperature minime mai sotto la soglia dei 20 gradi) in tutte e sei le città, insieme a un aumento dei giorni di caldo intenso a Venezia e Napoli. Nell’analisi sono state individuate delle variazioni anche nelle precipitazioni, che tendono ad estremizzarsi con un aumento dei giorni consecutivi senza pioggia (Venezia e Milano) e con precipitazioni massime giornaliere in crescita (Roma). Il fenomeno delle ondate di calore è comune a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto e con incrementi significativi ma diversificati nelle diverse realtà: 50 giorni in più di caldo intenso l’anno negli ultimi decenni del secolo per Napoli rispetto a inizio secolo. Ma è un fenomeno che interessa in maniera significativa anche Milano (+ 30 giorni), Torino (+ 29) e Roma (+28).
Per capire come queste variazioni climatiche influiscano direttamente sullo stato conservativo del nostro patrimonio storico e artistico, prenderemo ad esempio il caso del Duomo di Milano, la Cattedrale meneghina in stile gotico tra le più rinomate al mondo.
La decisione di costruire il Duomo di Milano risale al 1386 per mano dell’allora Signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti. Insieme all’avvio dell’edificazione -nel 1387-, venne fondata la Veneranda Fabbrica del Duomo, con lo scopo di portare avanti i lavori di progettazione e costruzione della Cattedrale. Un compito di primaria importanza vista l’imponenza del progetto e vista la scelta particolare del materiale, Gian Galeazzo infatti volle sostituire il tradizionale mattone lombardo con il marmo, nello specifico, con il Marmo della Cava di Candoglia, situata all’imbocco della Val d’Ossola a circa 100 km da Milano.
A questo scopo, cedette proprio alla Veneranda Fabbrica l’uso e la gestione della Cava di Candoglia, concedendo il trasporto gratuito dei marmi fino a Milano attraverso le strade d’acqua, ovvero i navigli. La gratuità del trasporto all’ingresso della città, veniva sancita con l’indicazione A.U.F., Ad urbis fabricam apposta sui carichi, sigla che secondo alcuni storici ha dato origine all’espressione dialettale milanese “a ufo” che indica appunto un’azione compiuta gratuitamente o comunque a spese d’altri.
Il Marmo di Candoglia al momento dell’estrazione presenta una colorazione con striature rosa, bianco panna e grigio chiaro ma se si osserva il Duomo si possono trovare delle parti di colore grigio scuro o addirittura nere.
Questo accade perché il componente maggiore del marmo è la calcite minerale che reagisce al contatto con l’atmosfera. Se l’atmosfera contiene alte concentrazioni di gas inquinanti come CO2, SO2 e NOx che possono dare origine a soluzioni acide molto corrosive, è molto più probabile che questi a contatto con la superficie del marmo possano mutarne aspetto e stato conservativo. Infatti queste sostanze inquinanti possono penetrare in profondità nel litotipo, che nel caso del marmo di Candoglia è un solido cristallino poroso, dove il marmo “respira”, proprio come i polmoni umani, che se si riempiono di inquinanti mutano colore e si ammalano, in questo caso si dice che il materiale si “ammalora”. L’anidride solforosa contenuta nel carbonio a contatto con il carbonato di calcio reagisce trasformano il solido e resistente marmo in un friabile gesso. Oltre a questi inquinanti, la città di Milano – così come l’intera Pianura Padana per la sua conformazione geografica – è particolarmente soggetta all’accumulo di particolato solido atmosferico composto da polveri sottili carboniose (pm10 pm2.5 e pm1).
Il gesso quindi ha una duplice origine, sia da corrosione chimica del carbonato di calcio del substrato marmoreo ad opera delle cosiddette piogge acide, dovute appunto agli inquinanti (SO2, NOX) contenuti nell’aria, sia da deposito atmosferico del particolato.
La gessificazione del marmo è una delle principali problematiche che la Veneranda Fabbrica del Duomo si trova a dover fronteggiare per custodire in salute la Cattedrale e che con l’attuale trend climatico ne acuirà gli sforzi.
Questo perché – come abbiamo visto all’inizio – il cambiamento climatico sta portando a periodi più frequenti e prolungati di situazioni di stabilità atmosferica che oltre a portare a stati di siccità, favoriscono un ristagno dell’aria presente negli strati vicino al suolo. Questo perché si tratta di periodi dominati da aree di alta pressione, quella struttura meteorologica i cui moti discendenti (subsidenza) riscaldano per compressione masse d’aria già calde e racchiudono il calore e il vapore acqueo negli strati vicini al suolo, facendo aumentare di giorno in giorno sia la sensazione di caldo che l’accumulo di eventuali sostanze inquinanti intrappolate nei bassi strati.
Oltre ai periodi di alta pressione prolungata, anche i brevi ma intensi periodi piovosi – che sempre più di frequente danno origine a veri proprio nubifragi – e l’incremento della frequenza e dell’intensità delle ondate di caldo estremo possono accelerare i processi di ammaloramento. Il marmo di Candoglia è ricco di piriti di ferro che possono arrugginire e reagire alle temperature dilatandosi o restringendosi in maniera diversa rispetto agli altri componenti, creando così delle spaccature all’interno del marmo stesso.
Anche per la particolarità del materiale che riveste la cattedrale, il Duomo di Milano è considerato un cantiere infinito, impossibile infatti vederlo senza almeno un ponteggio su una delle facciate o all’interno. Due volte l’anno La Veneranda Fabbrica del Duomo effettua una perizia su ogni singolo pezzo che riveste il monumento e, in caso di grave ammaloramento, i pezzi vengono sostituti. Quando un elemento del Duomo è in stato di gessificazione non è più sicuro tenerlo sulla Cattedrale, viene dunque portato in un apposito cantiere dove lavorano esperti ornatisti e scultori, che ricreano (a mano, con tecniche scultoree) le copie esatte degli elementi danneggiati con nuovi blocchi di Marmo rigorosamente proveniente sempre e solo dalla Cava di Candoglia.
La storia del Duomo di Milano è solo un esempio di come il clima che cambia possa influire su ogni elemento che ci circonda, compreso il nostro patrimonio storico artistico, e di come l’adattamento richieda studi, sforzi e continui investimenti. Nel caso della Cattedrale è la Veneranda Fabbrica del Duomo a portare avanti questo importante ed imponente lavoro di continua conservazione che la crisi climatica continuerà a mettere alla prova, quanto dipende dalle azioni e dalle politiche che verranno intraprese da governi ed istituzioni per mitigarne gli effetti.
La Veneranda porta avanti anche una serie di attività filantropiche e didattiche volte a far conoscere questo importante patrimonio storico ed artistico che racconta non solo la storia della cattedrale ma anche quella della città e delle evoluzioni che si sono susseguite dal XIV secolo ad oggi.
In occasione della presentazione del programma educativo e didattico dedicato alle scuole per l’anno 2022-2023 è stata rinnovata la collaborazione con Meteo Expert – società editore di IconaClima – che si concretizza nell’iniziativa Anche il Duomo Respira. Un percorso didattico per capire cosa succede nell’atmosfera, affrontato sotto la guida di uno dei meteorologi certificati di Meteo Expert – e come le condizioni meteo-climatiche impattino sul Duomo di Milano, grazie alle preziose informazioni di una guida esperta della Veneranda Fabbrica.
Una attività dedicata ai più giovani per trasmettere loro il valore storico artistico dei beni culturali, le nozioni scientifiche utili a comprendere le dinamiche dell’atmosfera e i loro effetti sulla nostra vita e ad ultimo, ma non di minore importanza, le buone pratiche di educazione civica per ridurre l’impatto dell’essere umano e delle sue attività e tutelare così non solo il Duomo ma l’intero Pianeta.
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