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Greenpeace, a Milano il blitz contro Intesa Sanpaolo: le accuse [VIDEO]

Intesa Sanpaolo si tinge di verde ma finanzia la più grande miniera di carbone in Australia: a Milano la protesta di Greenpeace

Gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Milano con un blitz pacifico in una sede storica di Intesa Sanpaolo, in via Verdi, dove ieri è stato appeso uno striscione con la scritta «Basta soldi al carbone, l’Australia brucia».

L’azione di Greenpeace a Milano è legata alla decisione della banca di investire nel Gruppo Adani, una multinazionale indiana tra le più influenti al mondo nel settore delle materie prime. Nello specifico, gli ambientalisti contestano uno dei principali progetti portati avanti da Adani, che Intesa Sanpaolo ha deciso di finanziare con 77 milioni di euro: si tratta del progetto Carmichael, che prevede la realizzazione della più grande miniera di carbone a cielo aperto australiana, una tra le più estese al mondo. In Australia, sottolinea Greenpeace, «proprio dove milioni di animali e intere foreste sono state ingoiate dagli incendi».

Intesa Sanpaolo sta cercando di tingersi di verde, accusa il responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia Luca Iacoboni riferendosi alle recenti dichiarazioni del CEO della Banca, che ha annunciato l’intenzione di portare avanti importanti investimenti nello sviluppo sostenibile. Ma finanziando progetti come quello di Adani, sottolinea Iacoboni, Intesa Sanpaolo si rende «complice dell’emergenza climatica».

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Di fronte alla sede di Intesa Sanpaolo a Milano, Greenpeace ha esposto alcune fotografie che mostrano cos’è successo in Australia. Foto: Alessandro Vona, via Greenpeace

Adani mira ad estrarre 60 milioni di tonnellate di carbone all’anno per sessant’anni, spiega Greenpeace. Bruciando una quantità simile di carbone verrebbero rilasciate nell’atmosfera 4,6 miliardi di tonnellate di CO2, con conseguenze gravissime su clima e ambiente. Per la multinazionale non è stato facile trovare i capitali necessari per la realizzazione di un progetto così grande, proprio a causa della pressione internazionale che, in questo ambito, viene esercitata su banche e assicurazioni. Quasi 40 tra le banche più importanti del mondo hanno evitato di essere coinvolte nel finanziamento diretto al progetto Carmichael, spiegano gli ambientalisti, ma molte continuano a investire in Adani e tra queste c’è la banca italiana.

«Finanziare una bomba climatica come una miniera a carbone è una scelta folle in ogni parte del mondo: finanziarla in un territorio devastato dai cambiamenti climatici come l’Australia lo è ancora di più», denuncia Greenpeace, che sottolinea quanto sia importante la responsabilità degli istituti finanziari. I loro investimenti giocano «un ruolo fondamentale nell’accelerare o contrastare la crisi climatica», sottolineano gli attivisti: «Lo scorso giugno, l’istituto francese Credit Agricole ha compiuto un passo importante in questa direzione, ovvero lo stop completo agli investimenti nelle società che intendono espandere il carbone, Adani inclusa. È arrivato il momento che anche Intesa Sanpaolo prenda azioni concrete per dimostrare il suo impegno per il Pianeta».

https://www.facebook.com/GreenpeaceItalia/videos/1023391454712452/

 

 

 

Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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