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Il bilancio di sostenibilità: importante fattore competitivo per le imprese

L’integrazione delle informazioni riguardo rischio e opportunità climatiche dell’impresa nel bilancio di sostenibilità è ormai fondamentale per un’azienda che vuole crescere

Secondo la direttiva Europea dell’ottobre 2014, le aziende con più di 500 dipendenti sono tenute a redigere e pubblicare annualmente il bilancio di sostenibilità, contenente informazioni riguardo alla relazione fra l’impresa e l’ambiente, i dipendenti, la società, la lotta alla corruzione e il rispetto dei diritti umani. Ma il bilancio di sostenibilità, ormai, non è più soltanto un obbligo di legge, bensì un importante fattore competitivo, sia per le grandi che per le piccole e medie imprese, soprattutto rispetto al tema del cambiamento climatico.

Nel bilancio sociale, infatti, è necessario prendere in considerazione il rapporto dell’azienda con il cambiamento climatico: si deve analizzare e dichiarare l’impatto dell’azienda sul cambiamento climatico (ad esempio consumo di acqua e di energia, emissioni di gas serra) e l’impatto attuale e previsto del cambiamento climatico sull’azienda. Questo può consistere, ad esempio, in possibili danni fisici da eventi meteorologici estremi, in rischi legati alla promulgazione di nuove normative in materia ambientale, alla necessità di innovazione tecnologica per l’adeguamento alle stesse, all’evoluzione del mercato verso prodotti sostenibili.

bilancio di sostenibilità
Fonte: Alisrl

Il bilancio di sostenibilità migliora il rapporto azienda-stakeholder

Tutte le grandi imprese sono quindi legalmente tenute ad occuparsi della loro relazione con il cambiamento climatico, ma non dovrebbe essere solo l’obbligo di legge a spingerle in tal senso: la pubblicazione di un bilancio di sostenibilità esaustivo e completo è infatti ormai fondamentale per poter ridurre i costi del finanziamento. Le preferenze dei mercati finanziari si stanno orientando verso le aziende più sostenibili, come testimoniato, ad esempio, dalla crescita dei fondi ESG (Environmental, Social and Governance) europei – nel 2019 pari a tre volte quella dell’intero mercato dei fondi.

Non solo la trasparenza in materia di sostenibilità aiuta nel mondo finanziario, ma permette anche di ottenere rapporti migliori con i propri dipendenti (e quindi di attirare i lavoratori migliori), con le autorità pubbliche e con i propri clienti, che sempre più richiedono prodotti a basso impatto ambientale.

Il bilancio di sostenibilità, insomma, migliora la relazione con tutti i propri stakeholder. Proprio per questo anche per le piccole e medie imprese, escluse per ora dall’obbligo di legge, la pubblicazione di tale bilancio sta diventando sempre più best practice ed elemento distintivo. Uno studio del 2019, condotto da Equita con l’Università Cattolica, ha infatti dimostrato che il gap di rating finanziario Esg legato alla mancata formalizzazione e pubblicazione delle politiche di sostenibilità da parte delle PMI italiane è in media pari all’11%. La pubblicazione del bilancio di sostenibilità equivale cioè a una migliore capacità di reperire credito.

Il bilancio di sostenibilità migliora le performance interne all’azienda

La redazione del bilancio di sostenibilità, però, può anche avere un’utilità che va oltre la relazione con l’esterno, interessando la consapevolezza interna all’azienda stessa: permette infatti all’impresa di analizzare e comprendere la propria posizione rispetto, ad esempio, ai temi ambientali, i propri obiettivi e il loro grado di raggiungimento, il proprio funzionamento, gli effetti delle proprie attività. Tali dati possono essere utilizzati per costruire la crescita futura: per programmare strategie ed investimenti. Ci si rende conto di quale tipo di piani strategici siano soggetti ad un alto rischio climatico e destinati al fallimento e quali invece abbiano la potenzialità di permettere all’azienda di rimanere un passo avanti rispetto alla concorrenza.

Insomma, il bilancio di sostenibilità non deve essere un obbligo, quanto piuttosto uno strumento da cui ricavare il proprio modus operandi. Solo così infatti si potranno trasformare i rischi climatici in opportunità. Opportunità riconosciute dalle istituzioni internazionali come il Financial Stability Board: ad esempio, la possibilità di ridurre i costi operativi migliorando la propria efficienza energetica, l’accesso ai nuovi mercati dei prodotti a impatto zero, la capacità di operare in condizioni critiche (durante ad esempio un evento meteorologico estremo) grazie a interventi strutturali preventivi, una minore esposizione alle variazioni dei prezzi dei combustibili fossili, etc. (Recommendations of the Task Force on Climate-related Financial Disclosures 2017, tabella 2, pagina 11). Queste opportunità, se realizzate, producono un ritorno nel breve termine, tanto che si sono già concretizzate per le aziende più virtuose:

bilancio di sostenibilità
Le aziende facenti parte del Climate Change Leader Index (CDP A) sono contraddistinte dall’aver raggiunto specifici obiettivi in termini, ad esempio, di riduzione delle proprie emissioni, e dal rendere pubblici tutti i dati riguardanti il loro impatto climatico. Esse hanno mostrato performance finanziarie migliori del 5.5% annuo negli ultimi 7 anni rispetto alle altre. Fonte: CDP Italy Report 2019

 

Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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