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L’eolico offshore in Europa: dall’isola artificiale in Danimarca alle prospettive in Italia

In Danimarca sorgerà la prima isola artificiale dell’eolico offshore al mondo. L’importanza di questa tecnologia per il futuro sostenibile dell’Europa e dell'Italia

Nel giugno 2020 il governo della Danimarca ha approvato la realizzazione di due “energy island”, isole dell’energia: una nel Mare del Nord, circa 80 km al largo della costa occidentale della Danimarca e una nel Mar Baltico, a una quarantina di chilometri dalle coste svedesi. Entrambe serviranno da centro per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione dell’energia prodotta da turbine eoliche installate al largo delle isole stesse. Si tratta di eolico offshore perché installato in mare aperto. Tale energia verrà inviata, tramite cavi sottomarini, alla Danimarca e ad alcuni paesi circostanti, fra cui Germania, Paesi bassi e Belgio. Il completamento dei lavori è previsto per il 2030.

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Aree di studio preliminare per la localizzazione delle turbine. Fonte: Agenzia Danese per l’Energia

Il progetto

Lo snodo nel Mare del Nord sarà un’isola artificiale e avrà inizialmente una capacità di 3 GW, con possibilità di essere ampliata nel tempo fino a 10 GW, a seguito della connessione con i paesi circostanti e del conseguente aumento della domanda. La seconda isola corrisponderà invece all’esistente isola di Bornholm e avrà una capacità di 2 GW.

La prospettiva è di utilizzare tali isole anche per produrre idrogeno verde da utilizzare nell’industria e nei trasporti, dalle navi agli aerei.

Pochi giorni fa la Danimarca ha firmato un accordo relativo a proprietà e tipologia di costruzione delle isole e a breve inizieranno ispezioni preliminari per la costruzione dell’isola nel Mare del Nord. Obiettivo di tali ispezioni è deciderne in primavera la precisa localizzazione e condurre studi di fattibilità relativi al fondale – con profondità di circa 26-27 metri nelle aree preventivamente individuate – e all’impatto ambientale dell’opera (su uccelli, pesci e specie abitanti i fondali). Tali studi si concluderanno nel 2024. L’isola – con superficie di circa 17 campi da calcio – e l’annesso parco eolico – circa 200 turbine – sono il più grande progetto infrastrutturale mai intrapreso dalla Danimarca. Il costo totale sarà circa 28 miliardi di euro. Già nella prima fase (3 GW) la struttura sarà in grado di fornire energia elettrica verde a 3 milioni di case (la popolazione danese non supera i 6 milioni di persone).

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Simulazione dell’isola nel Mare del Nord. Fonte: Governo danese

I piani danesi

La costruzione delle due isole rientra in un piano a lungo termine del governo danese. La Danimarca è stata infatti una delle pioniere dell’eolico. Ha realizzato la prima infrastruttura eolica offshore al mondo ed è sede delle più importanti imprese del settore. Il paese punta alla neutralità climatica al 2050 e ha già posto fine alla concessione di nuovi permessi di estrazione di idrocarburi nel Mare del Nord, con l’obiettivo di azzerarne la produzione entro il 2050. La Danimarca è il più grande produttore al mondo ad aver stabilito una scadenza precisa per il termine dalla produzione di gas e petrolio.

Importante per l’intera Europa

L’energia che potrà essere prodotta dalle due gigantesche strutture danesi non è affatto trascurabile anche in ottica europea. L’EU ha infatti scommesso su questa forma di generazione rinnovabile – l’eolico offshore – e ha pianificato di raggiungere entro il 2030 60 GW ed entro il 2050 300 GW di capacità installata, di cui 12 potranno dunque essere forniti dai progetti danesi descritti, per un totale di 800 miliardi di investimenti.

Secondo WindEurope (società no-profit che raccoglie più di 400 aziende dell’eolico), a fine 2020 l’energia eolica offshore prodotta dai paesi del continente europeo (UK compreso) ammontava a poco più di 25 GW, con ben 2.9 GW installati nello stesso anno. Nonostante la crisi Covid, proprio il 2020 ha visto un record degli investimenti europei in questo settore: 26 miliardi di euro per future fattorie offshore, per un totale di 7.1 GW di nuova capacità da installare nei prossimi anni.

Già nel 2019 l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) prevedeva che l’eolico offshore sarebbe stata la principale fonte di generazione elettrica per l’Europa a partire dal 2040 in uno scenario di sviluppo sostenibile.

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Porzioni di generazione elettrica in base alla tecnologia nell’Unione Europea, scenario di sviluppo sostenibile (SDS). Dall’alto: eolico offshore, eolico su terra, nucleare, bioenergia, fotovoltaico, idroelettrico, gas naturale, carbone. Fonte: IEA

I motivi della crescita dell’eolico offshore

Secondo Giles Dickson, CEO di WindEurope, “gli investitori vedono che l’eolico offshore è economicamente conveniente, affidabile e resiliente – e che i governi ne vogliono di più. Tutti questi investimenti creeranno lavoro e crescita. Ogni nuova turbina eolica offshore genera 15 milioni di euro di attività economica. Ci aspettiamo che le 77mila persone impiegate in Europa nell’eolico offshore saranno 200mila entro il 2030”.

Tutto ciò accompagnato dai benefici in termini climatici e dalle buone caratteristiche di questo tipo di generazione. Si tratta infatti di una tecnologia tra le più promettenti nell’ambito delle energie rinnovabili, come riportato dall’IEA nell’“Offshore Wind Outlook 2019”. La produzione eolica offshore varia a seconda della forza del vento, ma la sua variabilità oraria è inferiore a quella del solare fotovoltaico (rispettivamente fluttuano di ora in ora fino al 20% o fino al 40%). Inoltre, il fattore di capacità (rapporto fra energia effettivamente generata in un certo periodo di tempo ed energia massima che l’impianto è in grado di generare) è paragonabile a quello di centrali a gas efficienti e doppio rispetto a quello del fotovoltaico.

È un’opportunità non necessariamente circoscritta al Mare del Nord, dove oggi è localizzato il 79% della capacità installata nel continente europeo grazie a fondali relativamente bassi ed alta qualità della sorgente eolica. Legislazioni e piani sono stati adottati o vengono attualmente discussi in Polonia, Lituania, Irlanda, Spagna, Grecia, Turchia e Romania. Secondo Dickson “il rapido avanzamento dell’eolico offshore incoraggerà l’espansione nell’Atlantico, nel Mediterraneo e nel Mar Nero”.

In Italia

Anche l’Italia potrebbe dunque sfruttare questa forma di energia: il Piano Energia e Clima (PNIEC) pubblicato dal governo italiano nel gennaio 2020 prevede di installare almeno 900 MW di potenza eolica offshore entro il 2030. Tale espansione è appoggiata anche dalle associazioni ambientaliste. A novembre 2020 Legambiente, Greenpeace e Kyoto club hanno firmato insieme a Anev (l’associazione nazionale dei produttori eolici) il “Manifesto per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia, nel rispetto della tutela ambientale e paesaggistica”, impegnandosi a supportarne lo sviluppo con un corretto inserimento nel paesaggio e nell’ambiente. Ad esempio, hanno richiesto che le modifiche agli habitat dei fondali siano minimizzate.

Secondo il presidente dell’Anev, la realizzazione dei 900 MW porterà 1200 nuovi posti di lavoro. Non solo, secondo le associazioni firmatarie “gli obiettivi del PNIEC sull’eolico offshore dovranno essere significativamente rivisti al rialzo sulla base delle nuove tecnologie flottanti vicine alla maturità tecnologica e conseguentemente una percentuale significativa degli obiettivi PNIEC può essere raggiunta tramite l’eolico offshore”. Già è stato avviato l’iter autorizzativo per un mega progetto offshore con tecnologia flottante (pale ancorate ma non infisse nel fondale) tra Sicilia e Tunisia, per un totale di 190 turbine in grado di generare 2,9 GW di potenza.

Potenziale tecnico dell’eolico offshore nei bacini marittimi accessibili ai paesi dell’UE27 (no UK). Fonte: Commissione europea, Centro comune di ricerca (JRC) – 2019

Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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