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L’enorme picco di caldo del 2023 è ancora inspiegabile: intervista a Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA

Siamo entrati in un territorio inesplorato? Abbiamo bisogno di risposte sul perché il 2023 si è rivelato l'anno più caldo degli ultimi 100.000 anni

Il 2023 ha segnato un punto critico di svolta rispetto alla crisi climatica e all’aumento globale delle temperature. L’anno più caldo della storia ha battuto il 2016 con un margine inimmaginabile di ben 0,17°C e l’accelerazione verso la soglia di 1,5°C dell’Accordo di Parigi è impressionante.
La grande sfida per gli scienziati di tutto il mondo è capire perché si sia verificata questa impennata, che, secondo tutti gli indicatori, sta proseguendo anche nel 2024. Al momento non ci sono risposte ma solo ipotesi.

Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA, ha pubblicato la scorsa settimana un articolo su Nature in cui elenca i possibili motivi di questo drammatico “salto in avanti” delle temperature globali ed esprime con inquietudine come gli scienziati siano stati colti di sorpresa da questo evento. Ancora non si sa, dunque, cosa abbia causato un 2023 così caldo e la presenza del fenomeno ciclico di El Niño, peraltro non così intenso, non basta a dare delle risposte. Se, terminati gli effetti a larga scala di El Niño, le temperature non dovessero calare, ci potremmo trovare in una sorta di un inquietante “territorio inesplorato. Abbiamo bisogno di risposte sul perché il 2023 si è rivelato l’anno più caldo degli ultimi 100.000 anni. E ne abbiamo bisogno in fretta”.

Crediti Copernicus

Il dottor Schmidt descrive bene la preoccupazione degli scienziati nell’incipit del suo articolo su Nature: ”quando ho assunto la direzione del Goddard Institute for Space Studies della NASA, ho ereditato un progetto che traccia le variazioni di temperatura dal 1880. Utilizzando questo patrimonio di dati, ho fatto previsioni sul clima all’inizio di ogni anno dal 2016. È umiliante e un po’ preoccupante ammettere che nessun anno ha confuso le capacità di previsione degli scienziati del clima come il 2023”.

All’inizio del 2023 si sono verificati eventi simultanei come l’aumento, senza precedenti in termini di rapidità e portata, delle temperature superficiali del mare nell’Oceano Atlantico settentrionale o come l’estensione del ghiaccio marino intorno all’Antartide che in giugno è stata di gran lunga la più bassa mai registrata. Rispetto alla copertura media dei ghiacci tra il 1981 e il 2010, mancava una porzione di ghiaccio marino grande più o meno come l’Alaska. L’anomalia di temperatura osservata non solo è stata molto più grande del previsto, ma ha anche iniziato a manifestarsi diversi mesi prima dell’inizio di El Niño.

Tra i vari fattori chiamati in causa c’è ovviamente anche l’aumento dei livelli di gas serra nell’atmosfera ma, secondo Schmidt, il carico supplementare dal 2022 può spiegare un ulteriore riscaldamento di soli 0,02 °C circa. Alcuni climatologi includono gli effetti dell’eruzione vulcanica Hunga Tonga-Hunga Ha’apai del gennaio 2022 a Tonga, che “ha avuto effetti sia di raffreddamento da parte degli aerosol sia di riscaldamento da parte del vapore acqueo stratosferico, e l’aumento dell’attività solare in vista di un previsto massimo solare”. Questi fattori, però, spiegano al massimo qualche centesimo di grado di riscaldamento e la a divergenza tra le temperature medie annuali previste e quelle osservate nel 2023 rimane di circa 0,2 °C – più o meno il divario tra il record annuale precedente e quello attuale.

Questa anomalia di temperatura del 2023 è, secondo Schmidt, arrivata all’improvviso, rivelando una lacuna di conoscenza senza precedenti, forse per la prima volta da quando, circa 40 anni fa, i dati satellitari hanno iniziato a offrire ai modellatori una visione ineguagliabile e in tempo reale del sistema climatico terrestre. Se l’anomalia non si stabilizzerà entro agosto – un’aspettativa ragionevole basata sui precedenti eventi El Niño – il mondo si troverà in un territorio inesplorato. Potrebbe significare che il riscaldamento del pianeta sta già alterando radicalmente il funzionamento del sistema climatico, molto prima di quanto gli scienziati avessero previsto.

Abbiamo posto qualche domanda al dottor Schmidt in merito a questa situazione

Nel suo ultimo articolo, descrive la situazione ormai drammatica del riscaldamento globale, con la sua spaventosa accelerazione nel 2023 e all’inizio del 2024. Cosa si intende per “tipping point” (punto di svolta) e come si può spiegare efficacemente alla gente?

Non credo che stiamo raggiungendo un “punto di svolta” in senso tecnico, e non credo nemmeno che sappiamo se ci sia un’accelerazione significativa. Indubbiamente l’ampiezza con cui sono stati superati i record nel 2023 è stata sorprendente, ma finché non capiremo cosa è successo, sarà difficile concludere come le cose cambieranno in futuro.

Molte persone confondono ancora il tempo con il clima e il livello di conoscenza della crisi climatica è ancora troppo basso. Come possiamo cambiare questa situazione?

Sono d’accordo, c’è molta confusione nei pensieri delle persone, ma il modo più efficace per migliorare la situazione è parlarne. Le analogie sono di aiuto (il clima è il tuo guardaroba, il tempo è ciò che scegli di indossare oggi – ma il tuo guardaroba può cambiare e ciò influisce su ciò che puoi indossare…), ma anche concentrarsi sul clima come statistiche/medie/estremi e sul tempo come eventi specifici aiuta. Anche la discussione sull’attribuzione degli eventi estremi può essere utile: come si fa, cosa mostra, etc.

Perché il negazionismo climatico è ancora così diffuso di fronte a dati scientifici incontrovertibili?

Perché non si tratta di dati, ma di valori. Il problema è cosa fare in futuro e questo è una combinazione di comprensione della scienza di ciò che sta già accadendo, persone diverse hanno visioni diverse di ciò che è importante e sono molto brave a scartare (o rifiutare attivamente) le informazioni che potrebbero ostacolarle.

Cosa intende per territorio inesplorato?

Gli eventi del 2023 sembrano essere unici e ancora non spiegati (in senso quantitativo). Quindi non sappiamo bene cosa pensare.

Judith Jaquet

Mi sono laureata con lode in Letterature straniere, indirizzo in Scienze della Comunicazione, con una Tesi in Linguistica generale, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Albo dei professionisti) dal 2008, dopo aver frequentato il Master in Giornalismo Campus Multimedia dello Iulm. Lavoro nella redazione di Meteo Expert dal 2011 e mi occupo della gestione dei contenuti editoriali sul web e sui social network. Conduco le rubriche di previsioni meteo in onda sui canali Mediaset e sulle principali radio nazionali.

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