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Come reagirà la biodiversità al cambiamento climatico, e con quali tempi?

Uno studio pubblicato su Nature ha analizzato i possibili effetti della crisi climatica su decine di migliaia di specie viventi

La crisi climatica non influenzerà solo le condizioni di vita dell’umanità, ma anche quella delle altre specie viventi che abitano il nostro stesso Pianeta. E’ quindi importante capire come e con quali tempi reagiranno le specie animali e vegetali al cambiamento climatico e se si verificheranno cambiamenti repentini oppure se la natura si aggiusterà alle variazioni climatiche con gradualità.

Gli scenari ipotizzati da gran parte degli studi scientifici fanno una fotografia del Pianeta in un determinato momento. Ma quello che succede durante il processo potrebbe risultare altrettanto importante per la sopravvivenza di una o più specie terrestri e marine.
Per questo motivo uno studio, realizzato da Christopher H. Trisos, Cory Merow e Alex L. Pigot e pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha analizzato la progressione delle conseguenze della crisi climatica su decine di migliaia di specie seguendo l’evoluzione ipotizzata nel peggiore scenario climatico globale dell’IPCC.
La gradualità o repentinità di questi piccoli e grandi avvenimenti è un fattore importante: la possibile sincronia o asincronia di queste variazioni può infatti avere un impatto più o meno importante sulla risposta della biodiversità al clima che cambia.

Gli organismi viventi verranno esposti a temperature a cui non sono abituati in tempi diversi a seconda delle differenti aree geografiche del Mondo. Lo studio ha preso in esame circa 30 mila specie animali e vegetali, tra cui uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci, invertebrati marini, coralli e alghe, e diviso il Pianeta in una griglia di celle di 100 chilometri quadrati. Analizzando la variazione delle temperature medie annuali tra il 1850 e il 2005 nelle diverse aree del Pianeta i ricercatori hanno previsto il momento in cui ogni specie verrà esposta a temperature fuori da quelle ottimali per la sua sopravvivenza per un periodo minimo di 5 anni in ogni singola area geografica.

a) Scenario ad alto impatto: la maggior parte delle specie verranno esposte improvvisamente (per almeno 5 anni) a condizioni ambientali non favorevoli alla loro sopravvivenza. In questo caso il riferimento è l’Amazzonia. b) Scenario a basso impatto: le specie che verranno esposte a condizioni climatiche insostenibile nell’area geografica in cui si trovano riguardano una percentuale più bassa. In questo caso il riferimento è il Deserto del Gobi.

Le specie maggiormente esposte, secondo lo studio, saranno quelle che abitano le zone equatoriali. Nelle aree geografiche più vicine all’Equatore si teme, tra l’altro, che gli effetti sulle specie, sia terrestri che marine, possano avvenire con la stessa tempistica. Le conseguenze a livello locale potrebbero risultare quindi molto pesanti se non catastrofiche: si potrebbe infatti innescare una reazione a catena che potrebbe portare all’estinzione locale di alcune specie, seguita dall’estinzione delle altre specie della stessa area geografica nell’arco di un tempo relativamente breve, circa 10 anni.

E questo non dipende tanto da improvvisi cambiamenti climatici o meteorologici, quanto dall’habitat che condividono le specie di queste aree geografiche, contraddistinto da una stessa fascia di temperatura ottimale per la loro sopravvivenza. Si tratta di nicchie caratterizzate spesso da confini geografici o da interazioni ecologiche particolari capaci di uniformare l’habitat di diverse specie.

Lo studio evidenzia però che le specie risentiranno degli effetti del riscaldamento globale e della crisi climatica in momenti diversi a seconda della loro collocazione geografica. Alcuni stanno già avvenendo, ad esempio negli oceani, altri si verificheranno verso la fine del secolo. Il fatto che queste ricadute, più o meno gravi, non avvengano nello stesso momento in tutto il Mondo è un aspetto positivo da non sottovalutare. L’adattabilità delle specie sarà un elemento chiave: bisogna, infatti, considerare che molte specie sono in gradi di adattarsi e sopravvivere anche ad un clima più caldo di quello attuale, e sono in grado di spostarsi in cerca di un habitat più ottimale.

Comprendere l’impatto locale e globale del cambiamenti climatico sulla biodiversità non è dunque così immediato. Quel che è certo è che lo studio sistematico degli effetti secondari – e non per importanza – della crisi climatica sulla vita sul Pianeta Terra è oggi più che mai cruciale per prendere le giuste decisioni oggi che ancora possiamo farlo.

Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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