
Con la presentazione del nuovo bilancio pluriennale dell’UE (il Multiannual Financial Framework, MFF) per il periodo 2028–2034, la Commissione europea ha alzato il sipario su un documento ambizioso nelle cifre ma controverso nelle priorità. 2.000 miliardi di euro previsti, di cui 700 miliardi dichiaratamente destinati a investimenti per clima e biodiversità.
«Il nostro nuovo bilancio a lungo termine contribuirà a proteggere i cittadini europei, a rafforzare il modello sociale europeo e a far prosperare la nostra industria europea», ha dichiarato la Presidente della Commissione europea, von der Leyen. «In un periodo di instabilità geopolitica, il bilancio consentirà all’Europa di plasmare il proprio destino, in linea con la sua visione e i suoi ideali».

Per molte realtà ambientaliste e della società civile, però, con il nuovo bilancio le priorità ambientali rischiano di essere indebolite, più che rafforzate.
Uno degli snodi centrali è la cancellazione del Programma LIFE, l’unico strumento finanziario interamente dedicato ad ambiente e clima. Alcuni dei suoi elementi saranno assorbiti nel nuovo Fondo europeo per la competitività, una struttura ampia che include anche transizione industriale, economia circolare e decarbonizzazione, ma senza una chiara destinazione vincolata per la biodiversità. Un cambiamento che solleva forti preoccupazioni tra ONG e gruppi ambientalisti.
«La perdita di LIFE così com’è nel nuovo MFF non è semplificazione – è sabotaggio», denuncia Patrick ten Brink, segretario generale del European Environmental Bureau (EEB). «Il programma LIFE esiste per una ragione. Garantisce risultati mirati ed economicamente efficienti per la natura, il clima e la salute pubblica».
Secondo Chiara Martinelli, direttrice di CAN Europe, il documento proposto dalla Commissione «non riesce a garantire che il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE contribuisca in modo sufficiente a colmare gli investimenti aggiuntivi necessari per raggiungere obiettivi climatici ambiziosi e colmare il divario di spesa per la biodiversità». E aggiunge: «Ogni singola decisione di bilancio da qui al 2040 è vitale per il nostro pianeta».
Sul piano quantitativo, le cifre rischiano di essere fuorvianti.
«In termini di prezzi del 2025, il bilancio 2021-2027, incluso il piano di ripresa Next Generation EU, aveva destinato 750,2 miliardi di euro per gli obiettivi ambientali. Quindi, nonostante le cifre annunciate, la nuova proposta rappresenta una riduzione», sottolinea CAN Europe.
Ma il nodo centrale, secondo le ONG, sta nelle scelte qualitative.
Come spiega CAN Europe, questa proposta rischia di non rispettare i tre principi qualitativi fondamentali che erano stati stabiliti nell’attuale bilancio a lungo termine. In primo luogo, i fondi UE dovrebbero prevedere precisi obiettivi di integrazione orizzontale e una destinazione specifica per il clima e la natura; in secondo luogo, gli investimenti finanziati tramite fondi UE dovrebbero evitare di compromettere gli obiettivi in materia di clima e natura attraverso una più rigorosa attuazione del principio di “Non arrecare danno significativo” (DNSH), inclusa l’esclusione permanente dei finanziamenti ai combustibili fossili dal bilancio UE; e in terzo luogo, i finanziamenti dedicati a una transizione socialmente equa dovrebbero essere protetti e ampliati.
Come spiega Olivier Vardakoulias, coordinatore delle politiche finanziarie e dei sussidi dell’organizzazione, «il prossimo bilancio UE deve chiudere la porta agli investimenti dannosi, garantire finanziamenti realmente verdi e sostenere una transizione giusta per tutte e tutti».
Anche sulla dimensione globale, il quadro preoccupa. Rachel Simon, responsabile per la finanza internazionale di CAN Europe, commenta: «200 miliardi di euro per l’Europa globale (strumento “di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale”, ndr) sono estremamente importanti per il ruolo dell’UE nel mondo. Ma senza principi e obiettivi migliori, la Commissione rischia di destinare fondi globali vitali a interessi a breve termine, anziché a reali partenariati con i paesi in via di sviluppo per sostenerli nella costruzione di economie resilienti al clima e adatte al futuro. Un obiettivo vincolante del 50% per il clima e l’ambiente dovrebbe guidare l’Europa globale per affrontare gli impatti destabilizzanti degli eventi meteorologici estremi, ampliare l’accesso alle energie rinnovabili e sostenere una transizione giusta nel Sud del mondo».
Infine, sulla sostenibilità delle entrate, Isabelle Brachet – coordinatrice per la transizione giusta e le politiche fiscali presso CAN Europe – sottolinea la necessità di misure più ambiziose. «Le proposte della Commissione per nuove risorse proprie sono essenziali per evitare un pericoloso baratro di finanziamenti dopo il 2027», commenta, ma «siamo delusi dal fatto che dall’elenco manchino proposte più audaci: l’imposta sui profitti dei combustibili fossili, l’imposta sui patrimoni estremi, la tassa per i frequent flyer o l’imposta sulle transazioni finanziarie».
L’organizzazione ambientalista avverte comunque che «questo è solo l’inizio dei negoziati»: «C’è molto lavoro da fare per costruire il sostegno necessario ai cambiamenti sostanziali prima che arrivi il 2028».