EnergiaPolitiche

Blackout in Spagna, Sánchez difende le rinnovabili: «il futuro è verde, o non esisterà»

Dopo il blackout del 28 aprile, il premier spagnolo ribadisce in Parlamento la rotta verde del Paese: nessun passo indietro sulla transizione energetica

Mercoledì 7 maggio il Primo Ministro della Spagna Pedro Sánchez è intervenuto in Parlamento per chiarire la posizione dell’esecutivo dopo il blackout che ha colpito la penisola iberica lo scorso 28 aprile. Un’interruzione di corrente che ha riacceso le polemiche sulla tenuta del sistema elettrico nazionale e sul ruolo delle rinnovabili.
Ma il messaggio di Sánchez è stato netto: «Non ci discosteremo di un solo millimetro dalla road map energetica che abbiamo pianificato a partire dal 2018».

Nessuna retromarcia sulle rinnovabili

il blackout, le pressioni politiche o mediatiche modificheranno la strategia energetica della Spagna, ha assicurato Sánchez. «Le rinnovabili non solo sono il futuro energetico del nostro Paese, ma sono la nostra unica e migliore opzione», ha dichiarato. Il premier ha sottolineato come le fonti verdi abbiano già permesso di ridurre il costo dell’elettricità in Spagna, aumentare la competitività e rafforzare la sovranità energetica sia nazionale che europea.

Un punto cruciale del discorso è stata la smentita delle teorie che attribuiscono il blackout del 28 aprile all’eccessiva dipendenza dalle rinnovabili o alla chiusura delle centrali nucleari. «Non ci sono prove empiriche che ci dicano che l’incidente è stato causato da un eccesso di energie rinnovabili o da una mancanza di centrali nucleari in Spagna», ha spiegato, esortando a diffidare di chi alimenta questa falsa dicotomia.

Un modello economico, non ideologico

L’attacco al vecchio modello energetico, basato sulle fonti fossili, è stato frontale. Sánchez ha ricordato che con il sistema precedente la Spagna spendeva 42,5 miliardi di euro l’anno per importare gas e petrolio: «Il doppio di quanto spendiamo per i sussidi di disoccupazione e otto volte di più per l’istruzione». A ciò si aggiungevano le bollette tra le più alte d’Europa e una scarsa attrattività per gli investimenti stranieri.

Secondo il premier, la transizione verde non è frutto di un’ideologia, ma di una valutazione razionale e supportata dai dati: oggi la Spagna ha una delle elettricità meno care in Europa e sta diventando un punto di riferimento per l’energia solare, eolica e idroelettrica.

«Il futuro energetico della Spagna è verde o non esisterà», ha affermato, citando anche l’appoggio di esperti, istituzioni europee e investitori internazionali.

Il blackout e le sfide della rete

Il blackout del 28 aprile – su cui le autorità stanno ancora indagando – ha messo in evidenza le sfide dell’integrazione di un sistema sempre più basato su fonti rinnovabili. Non si tratta solo di aumentare la produzione di energia pulita, ma anche di potenziare le infrastrutture, le interconnessioni e i sistemi di accumulo per garantire sicurezza, flessibilità e resilienza alla rete elettrica.

La posizione del governo spagnolo, però, è chiara: puntare sulle rinnovabili non significa esporsi al rischio di blackout, ma investire in un futuro più stabile, autonomo e sostenibile. La vera domanda, oggi, non è se le rinnovabili siano il problema, ma quanto in fretta saremo in grado di adattare il sistema alle nuove esigenze. In questo, la Spagna sembra avere già scelto la propria direzione.

Leggi anche:

Gas Russia: l’Europa presenta il piano per fermare le importazioni

Aprile 2025 è stato il secondo più caldo mai registrato a livello globale

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

Articoli correlati

Back to top button