Piante da appartamento e inquinamento domestico

Da anni le piante da interno vengono promosse come una soluzione naturale per migliorare la qualità dell’aria in casa. Alcuni articoli le definiscono dei veri e propri “purificatori verdi”, capaci di eliminare tossine, assorbire l’inquinamento e restituire ossigeno più pulito.
Ma quanto c’è di vero in questa teoria? È davvero possibile contrastare l’inquinamento domestico semplicemente con una monstera sul comodino o un pothos appeso in cucina?
L’origine di questa credenza risale al famoso studio della NASA del 1989, chiamato Clean Air Study, in cui alcune piante (tra cui sansevieria, dracena, edera inglese e spatifillo) risultarono efficaci nell’assorbire alcuni composti organici volatili (COV), come benzene, formaldeide e tricloroetilene presenti nell’aria. Questi risultati vennero ampiamente divulgati e da lì nacque l’idea che le piante potessero essere usate per purificare l’aria
delle nostre case.
Tuttavia, quello studio fu condotto in camere chiuse ermeticamente, senza ventilazione né presenza umana. In quelle condizioni artificiali, una singola pianta poteva effettivamente abbassare i livelli di alcune sostanze tossiche, ma traslare questi stessi risultati in un ambiente domestico reale è tutta un’altra storia.
Nel 2019, uno studio pubblicato su Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology ha rivalutato l’efficacia delle piante nel filtrare l’aria in ambienti abitativi ed il risultato è stato chiaro: servirebbero tra le 100 e le 1000 piante per metro quadrato per avere un impatto comparabile a quello di un sistema di ventilazione meccanica o al semplice aprire una finestra.
Secondo l’EPA (Environmental Protection Agency), l’aria indoor può essere 2-5 volte addirittura più inquinata rispetto a quella esterna, a causa di fonti come i detergenti chimici, i materiali da costruzione, i mobili trattati, i forni a gas e persino i profumatori per ambienti. In ambienti chiusi, i COV possono purtroppo accumularsi, soprattutto nei mesi invernali, quando si tende a tenere le finestre chiuse per molte ore evitando di far arieggiare
gli spazi. Nonostante questi dati poco rassicuranti, le piante non sono del tutto inutili, sebbene il loro
contributo all’aria sia minimo, possono contribuire a benefici psicologici, cognitivi ed estetici.
Secondo una ricerca dell’Università di Exeter, lavorare o vivere in ambienti arricchiti da piante può aumentare la concentrazione, la produttività e il benessere generale fino al 15%. Altri studi indicano che le piante abbiano effetti positivi sul livello di stress, la qualità del sonno e persino sulla frequenza cardiaca, contribuendo a creare un’atmosfera più rilassata e accogliente. Possiamo quindi sostenere che le piante nelle nostre case non sarebbero in grado di purificare l’aria ma sicuramente di aiutarci con l’umore.
Ma attenzione: alcune piante rilasciano COV durante la notte o se sottoposte a trattamenti chimici e in ambienti umidi o scarsamente ventilati, possono favorire la proliferazione di muffe o acari, specialmente nei sottovasi. È quindi importante sceglierle con criterio, curarle bene e non sovraccaricare l’ambiente.
Dunque l’idea che le piante da appartamento possano purificare l’aria in modo significativo è più un mito che una realtà scientifica. Ma questo non significa che siano inutili, anzi arredano, ci fanno sentire meglio, ci avvicinano alla natura e ci ricordano, anche solo visivamente l’importanza di prenderci cura di ciò che ci circonda.
Per migliorare effettivamente la qualità dell’aria, sarebbe bene adottare buone abitudini come ventilare spesso gli ambienti, evitare prodotti chimici inutili, scegliere materiali naturali e affiancare le piante magari ad un buon purificatore d’aria.
Redatto da Martina Hamdy