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Miele: come i cambiamenti climatici stanno influenzando la produzione

Negli ultimi anni, chi produce miele sta vivendo una situazione sempre più difficile. Le api, già da tempo messe alla prova da pesticidi, parassiti e perdita di habitat, si trovano ora a dover affrontare un nemico più imprevedibile e profondo: il cambiamento climatico. Le conseguenze non si notano solo nell’ambiente, ma anche nei barattoli che consumiamo sulle nostre tavole, perché il miele non è solo un alimento, ma il frutto di un equilibrio delicato tra insetti, fiori e stagioni. E quando il clima cambia purtroppo cambia tutto. Molti apicoltori in Italia lo hanno notato con evidenza già da diversi anni; con stagioni sempre meno regolari, gelate improvvise in primavera, piogge abbondanti nei mesi sbagliati e periodi di siccità prolungati che stanno modificando i tempi di fioritura delle piante da cui le api traggono nettare.

Questo significa che le api si trovano ad uscire dall’alveare pronte a lavorare ma non trovano abbastanza fiori disponibili. Oppure, al contrario, i fiori sbocciano troppo presto, quando le api non sono ancora attive e il
risultato è sempre lo stesso: meno nettare e di conseguenza meno miele.

Secondo i dati di Coldiretti, nel 2023 la produzione di miele in Italia ha subito un calo medio del 70% in alcune regioni a causa delle condizioni climatiche anomale. In Toscana, ad esempio, si è registrata una perdita del 90% del miele di acacia, uno dei più apprezzati e pregiati. Anche in Lombardia, Veneto e Umbria, gli apicoltori hanno segnalato gravi difficoltà, dovute soprattutto alla combinazione tra piogge insistenti nei periodi di fioritura e temperature instabili. Come riportato nel dossier dell’Osservatorio Nazionale Miele, negli ultimi dieci anni la produzione italiana si è ridotta in media del 30%, con punte molto più alte nelle annate maggiormente sfortunate.

Purtroppo non è solo una questione di quantità, anche la qualità del miele sta cambiando; in alcuni casi si registra , ad esempio, un gusto meno intenso, una densità diversa, e una maggiore difficoltà ad ottenere mieli “monoflora”, cioè quelli legati a un solo tipo di pianta, come acacia, castagno o agrumi. Se il clima fa fiorire meno piante o in modo troppo concentrato, le api raccolgono nettare da più fonti contemporaneamente, rendendo il miele meno riconoscibile e più difficile da classificare.

Il cambiamento climatico colpisce anche indirettamente le api, aumentando la presenza di parassiti come la Varroa destructor, un acaro che infesta le colonie e le rende più deboli. Alcune ricerche, come quella pubblicata dall’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, evidenziano che temperature più miti in inverno favoriscono la sopravvivenza dei parassiti e rendono le api più vulnerabili alle malattie. Molti apicoltori stanno cercando di adattarsi spostando le arnie durante l’anno per inseguire le fioriture, una pratica che richiede però più tempo, più mezzi e più costi. Altri produttori cercano di diversificare i tipi di miele prodotti, puntando su piante più resistenti ai cambiamenti climatici. Ma non tutti possono permetterselo ed il rischio è che le
produzioni più fragili, quelle legate ai territori e alle tradizioni locali possano in futuro scomparire.

Il miele è inoltre un indicatore importante della salute degli ecosistemi. Se le api stanno male, vuol dire che qualcosa nell’ambiente sta cambiando in modo profondo. L’Italia, che è uno dei Paesi con la maggiore biodiversità di mieli in Europa, sta perdendo una parte di questo patrimonio. Questo non è un problema solo per chi lavora con le api, ma per tutti noi. Sostenere gli apicoltori locali, informarsi su ciò che succede dietro un vasetto di miele e fare scelte consapevoli può essere un primo passo per non restare indifferenti. Perché le api, oltre a produrre miele, impollinano oltre un terzo del cibo che mangiamo.

Redatto da Martina Hamdy

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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