Dissesto idrogeologico, l’allarme dell’ISPRA: oltre 8 milioni gli Italiani in aree a rischio
Presentato dall'ISPRA il Rapporto 2021 sul dissesto idrogeologico in Italia: il nostro territorio si conferma estremamente fragile, e con la crisi climatica i rischi aumentano
Lunedì 7 marzo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha presentato il nuovo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, che fornisce il quadro di riferimento nazionale sulla pericolosità associata a frane, alluvioni e sull’erosione costiera dell’intero territorio nazionale.
Analizzando i dati registrati nel 2021, l’Istituto delinea uno scenario preoccupante: come ripetono da anni gli scienziati, il territorio italiano si conferma estremamente fragile e il dissesto idrogeologico comporta rischi gravi per una fetta importante della popolazione italiana.
Come evidenzia l’ISPRA nel rapporto, il dissesto idrogeologico costituisce un tema di particolare rilevanza per l’Italia a causa degli impatti su popolazione, ambiente, beni culturali, infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Alla naturale propensione del territorio al dissesto, legata alle sue caratteristiche meteo-climatiche, topografiche, morfologiche e geologiche, si aggiunge il fatto che l’Italia è un paese fortemente antropizzato. L’incremento delle aree urbanizzate, verificatosi a partire dal secondo dopoguerra, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio, ovvero di beni e persone presenti in aree soggette a pericolosità per frane e alluvioni.
Le superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% negli anni ‘50 al 7,11% del 2020 e nel contempo l’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio.
I cambiamenti climatici in atto stanno inoltre determinando un aumento della frequenza degli eventi pluviometrici intensi e, come conseguenza, un aumento della frequenza delle frane superficiali, delle colate detritiche e delle piene rapide e improvvise.
Aprendo la presentazione del rapporto, il presidente dell’ISPRA Stefano Laporta ha spiegato che «i dati sono eloquenti» e che saranno fondamentali per supportare le «decisioni nell’ambito delle politiche di contrasto al dissesto idrogeologico, comprese quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal programma per la Transizione Ecologica».
«Non c’è ripresa se non c’è manutenzione del territorio», ha sottolineato Roberto Antonini, dell’agenzia DIRE, che ha moderato la presentazione trasmessa in mattinata sui canali dell’ISPRA.
Dissesto idrogeologico, i dati
Nel 2021 è aumentata la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni: l’incremento sfiora rispettivamente il 4% e il 19% rispetto al 2017. Quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico e soggetto a erosione costiera, e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.
Nel 2021, oltre 540 mila famiglie e più di 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane (13% giovani con età <15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età > 64 anni), mentre sono circa 3 milioni le famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione.
Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila).
Segnali positivi arrivano dalle coste italiane: dopo 20 anni, a fronte di numerosi interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.
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Il rapporto integrale pubblicato dall’ISPRA è disponibile a questo link.