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Crisi climatica, il sistema agricolo mondiale è al punto di rottura. Cosa fare?

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la domanda alimentare aumenterà del 50% entro il 2050: fondamentale sarà la capacità di adattamento degli agricoltori

La crisi climatica richiede un alto tasso di adattamento in tutti i settori, compreso quello agricolo e delle risorse idriche. Secondo un recente rapporto dell’ONU, infatti, il sistema agricolo mondiale stressato dai cambiamenti climatici e degradato dall’inquinamento ha bisogno di adattarsi in fretta per poter sfamare un crescente numero di persone, stimato in 2 miliardi entro il 2050. Attualmente, circa il 10% degli 8 miliardi di persone sulla Terra vive condizioni di malnutrizione. Per tre miliardi di persone è impossibile accedere a diete sane poiché i terreni e le risorse idriche su cui fanno affidamento sono stressate fino a un “punto di rottura”.

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Crisi climatica, la produzione agricola è basata su pratiche non più sostenibili: secondo l’ONU i problemi sono ancora risolvibili

Il sistema agricolo mondiale per rispondere al crescente fabbisogno alimentare è riuscito ad aumentare la produzione irrigando più terra e applicando dosi più pesanti di fertilizzanti e pesticidi. Il rapporto dell’ONU sottolinea come queste pratiche non siano sostenibili poiché hanno contribuito ad erodere e degradare il suolo, impoverire e inquinare le risorse idriche e ridurre le foreste del mondo. Il rapporto pone anche l’attenzione sugli impatti già visibili della crisi climatica come la diversa distribuzione delle precipitazioni, l’idoneità dei terreni per determinante colture, insetti e parassiti che distruggono le colture e stagioni di crescita più brevi nelle regioni colpite dalla siccità estrema. Tutti elementi, questi ultimi, che rendono ancor più complicata la sfida della produzione alimentare globale.

Buone pratiche per il clima in agricoltura

Il rapporto offre anche la speranza che i problemi siano risolvibili. Il degrado dell’acqua può essere invertito attraverso una pianificazione intelligente, un coordinamento di pratiche agricole sostenibili e implementando nuove tecnologie innovative. Un’agricoltura basata su pratiche sostenibili può anche aiutare a combattere il cambiamento climatico, dato che il 31% delle emissioni globali di gas serra proviene dai sistemi agroalimentari.

Degrado del suolo e delle risorse idriche: macchinari alimentati a diesel, fertilizzanti, pesticidi e irrigazione stanno mandando in tilt la produzione alimentare globale

Negli ultimi 20 anni la popolazione mondiale è aumentare del 25%, passando da 6 miliardi a circa 8 miliardi di persone. La quantità di terra utilizzata per rispondere al fabbisogno alimentare è aumentata di appena il 4%. Questo è stato possibile perché gli agricoltori sono riusciti a rispondere alla crescente domanda di cibo aumentando notevolmente la produttività per ettaro di terreno. Tutto ha un prezzo però, perché le pratiche adottate hanno degradato il suolo e le risorse idriche attraverso l’utilizzo di macchinari alimentati a diesel, pesticidi e fertilizzanti. Questo degrado è particolarmente esteso sui terreni agricoli irrigati. L’irrigazione, infatti, è stata fondamentale per rispondere alla crescente domanda di cibo poiché produce da due a tre volte più cibo rispetto ai terreni agricoli alimentati dalla pioggia. L’irrigazione però aumenta anche il deflusso di fertilizzanti e pesticidi che possono contaminare il suolo e le falde acquifere.

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La FAO riferisce inoltre che a livello globale, l’agricoltura rappresenta il 72% di tutti i prelievi di acque superficiali e sotterranee, principalmente per l’irrigazione, che sta esaurendo le falde acquifere sotterranee in molte regioni. I prelievi globali di acque sotterranee per l’agricoltura irrigua sono aumentati di circa il 20% solo nell’ultimo decennio. Contemporaneamente, la qualità del 13% del suolo globale, compreso il 34% dei terreni agricoli, è stata degradata.

La crisi climatica aggrava la crisi del sistema alimentare mondiale: fondamentale la capacità di adattamento degli agricoltori

Gli impatti già ben evidenti del cambiamento climatico non fanno altro che aggravare la crisi del sistema alimentare. Per esempio, il caldo estremo può stressare le colture e i lavoratori agricoli mentre aumenta l’evaporazione dell’acqua dal suolo e la traspirazione dalle piante, amplificando così la domanda di acqua agricola. Anche in questo caso, sottolinea il rapporto, non sono solo cattive notizie: si prevede infatti che la produzione agricola aumenterà nelle regioni fredde, diminuendo al contempo in quelle più calde e aride, soprattutto a causa della siccità. Sarà dunque fondamentale la capacità di adattamento degli agricoltori ai cambiamenti climatici, soprattutto a fronte di un aumento della domanda alimentare del 50% previsto entro il 2050 (compreso un raddoppio nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana).

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Il rapporto, per finire, suggerisce quattro aree di azione in particolare per poter soddisfare la crescente domanda alimentare mondiale:

    • adottare una governance inclusiva della terra e dell’acqua per promuovere una gestione sostenibile delle risorse.
    • Aiutare gli agricoltori a sfruttate in maniera più efficiente le risorse a disposizione, riducendo al minimo gli impatti ambientali negativi.
    • Adottare tecnologie innovative e di gestione come i servizi di telerilevamento; garantire l’accesso a dati e informazioni su colture, risorse naturali e condizioni climatiche; migliorare la cattura dell’acqua piovana.
    • Investire in una gestione sostenibile di terra, suolo e acqua a lungo termine, nel ripristino degli ecosistemi degradati e nella gestione dei dati e delle informazioni per gli agricoltori.
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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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