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Onda di marea o storm surge: il cambiamento climatico aumenta il rischio di inondazioni

Le tempeste, siano esse tropicali o extra-tropicali, che dal mare raggiungono la costa generano degli allagamenti nelle aree costiere e nell’entroterra a causa del sollevamento e della spinta verso la terraferma della massa d’acqua marina (onda di tempesta o storm surge). Questo fenomeno è dovuto a vari fattori, il principale dei quali è la forza del vento che solleva e sospinge il mare verso la terraferma, seguito dalla profondità del minimo barico del ciclone che crea un ulteriore sollevamento della superficie marina a causa della differenza barica con le zone circostanti.

A parità di altri fattori legati soprattutto alla posizione e alla morfologia locale, come ad esempio la profondità del fondale marino, è chiaro che la portata di un’onda di tempesta o storm surge dipende dall’intensità della tempesta. Parlando in maniera specifica di uragani, recenti studi mostrano che il riscaldamento globale incrementa il numero di uragani che raggiungono e superano la categoria 3; dall’analisi dei dati dell’ultimo secolo emerge che i più grandi e dannosi uragani sono attualmente tre volte più frequenti rispetto a 100 anni fa. Dall’analisi delle tempeste sul Nord Atlantico dal 1980, emerge che il quadriennio dal 2016 al 2019 è stato il più lungo periodo di anni consecutivi con almeno un uragano di categoria 5 (il record precedente è stato il triennio 2003-2005).

Storm surge: livello del mare in costante aumento

Insieme all’incremento dell’intensità degli uragani occorre prendere in considerazione un altro aspetto che in maniera concomitante influisce sull’entità degli allagamenti e danni derivanti da un’onda di tempesta, ossia il livello del mare e in particolare il suo costante aumento. Piccoli incrementi del livello del mare portano a notevoli estensioni orizzontali delle aree raggiunte dagli storm surge degli uragani. Dall’ultimo rapporto del IPCC si evince che dall’epoca preindustriale il livello del mare è aumentato mediamente di circa 20 cm, ma con un’evidente accelerazione della crescita negli ultimi anni a causa soprattutto del forcing dovuto a fattori di origine antropica: dal 1901 al 1990 l’aumento medio del livello del mare è stato di 1.4 mm ogni anno, mentre dal 1970 al 2015 l’incremento è stato di 2.1 mm all’anno, passando a 3.2 mm/anno fra il 1993 e il 2015 fino ad arrivare a 3.6 mm/anno dal 2006 al 2015. Lo Special Report del 2019 del IPCC specifica che nel 2006-2015 la porzione dominante dell’innalzamento dei mari è dovuta alla fusione dei ghiacci (+1.8 mm/anno) rispetto all’espansione termica (+1.4 mm/anno).

Le coste atlantiche degli Usa sono un “hotspot” per il rischio di inondazioni

C’è, poi, un’ulteriore ragione aggiuntiva che fa delle coste atlantiche degli Stati Uniti un cosiddetto hotspot per quanto riguarda l’accelerazione della crescita del livello del mare e del rischio di inondazioni sempre più dannose. Molte città della costa est USA, infatti, vedono un tasso di risalita superiore rispetto ad altre zone del pianeta a causa della locale subsidenza e della conformazione geografica che amplifica localmente gli effetti. Ad esempio a fronte di un innalzamento medio globale di circa 20 cm, nell’ultimo secolo nel sud della Florida il livello del mare è aumentato di circa 30 cm, 45 cm nell’area di New York City e quasi 90 cm nel delta del Mississippi (dati derivanti da uno studio del dr. Harold R. Wanless, professore del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Miami).

Gli studi di attribuzione degli eventi estremi al cambiamento climatico forniscono importanti informazioni su quanti danni in meno ci sarebbero se un dato evento estremo fosse capitato in assenza dei cambiamenti climatici indotti dal riscaldamento globale (che l’IPCC ha stabilito come quasi totalmente antropico). Ad esempio, delle 51000 abitazioni danneggiate dallo storm surge provocato dall’uragano Florence nel settembre del 2018, ben 11000 sono state colpite a causa dell’innalzamento del livello del mare, ossia il 28% in più (Porter et al. 2018). Un altro esempio: le cause antropiche dell’aumento del livello del mare hanno aumentato di circa 70 km quadrati l’area colpita dall’uragano Sandy nell’ottobre del 2012, coinvolgendo 83000 abitanti in più nel New Jersey e nella città di New York, con 2 miliardi di dollari di danni aggiuntivi (Millet et al. 2013). Infine, l’uragano Katrina, abbattutosi nell’agosto 2005 a New Orleans, avrebbe devastato il 60% di area in meno se fosse capitato nel 1900 (Irish et al. 2014).

Simone Abelli

È meteorologo presso Meteo Expert dal 1999. Nel 1995 consegue la laurea a pieni voti in Fisica con una tesi sull’analisi statistica delle situazioni meteorologiche legate agli eventi alluvionali che hanno interessato l’Italia. Dal 1996 al 1998 svolge attività di ricerca nell’ambito del progetto europeo MEDALUS sul problema della desertificazione nel Mediterraneo. Dal 2008 al 2015, diviene uno dei meteorologi di riferimento delle reti televisive Mediaset. Principali pubblicazioni: “Il clima dell’Italia nell’ultimo ventennio” e “Manuale di meteorologia”.

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