ApprofondimentiEstero

Alluvione a Valencia: le cause del disastro

L’alluvione di Valencia è stato un dramma senza precedenti, ma quali sono state le cause meteorologiche che hanno contribuito al disastro? In questi ultimi giorni tanto si è parlato e scritto sulla drammatica alluvione, senza precedenti, che ha colpito nella notte tra il 29 e il 30 ottobre le province di Valencia e Albacete e la regione dell’Andalusia, in Spagna. La più colpita è stata la città di Valencia, dove si contano oltre 200 morti e il bilancio purtroppo continua a salire.

Ma davvero una “goccia fredda” è stata la sola causa dell’alluvione? È bene fare chiarezza, perché in realtà ci sono state diverse concause.

Alluvione a Valencia: facciamo chiarezza sulle cause meteo del disastro

Il termine DANA sta per “Depresión Aislada en Niveles Altos” (in italiano “Depressione Isolata ad Alti Livelli”) ed è stato coniato dal vecchio servizio azionale di meteorologia spagnolo perché il termine fino ad allora utilizzato per indicare il fenomeno, la “gota fría” – in italiano “goccia fredda” – era diventato troppo popolare e veniva spesso usato in modo improprio per qualsiasi tipo di situazione depressionaria che portasse pioggia intensa e temporalesca. L’espressione a sua volta era derivata dal tedesco “kaltlufttropfen”.

Per questo motivo si preferì abbandonarla e utilizzare l’espressione “depressione isolata a livelli elevati”, ritenuta più professionale e tecnica, da cui poi venne formulata la sigla DANA.

In sostanza, quindi, non ci sono differenze tra DANA e goccia fredda. Ma cos’è allora una goccia fredda? L’espressione viene impiegata per indicare un vortice di bassa pressione in quota, ricolmo di aria fredda di origine polare. Nasce quando da una più vasta area di bassa pressione allungata in senso longitudinale nord-sud a forma di V (saccatura) si stacca, nella parte bassa terminale, una nuova area depressionaria che a quel punto si isola e diventa indipendente dalla depressone originaria.
Per indicare questo fenomeno atmosferico in inglese si utilizza l’espressione “cut off low” (taglio basso) o più brevemente “cut off” (tagliato, distaccato).

La NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), il servizio meteorologico nazionale degli Stati Uniti, definisce questo sistema atmosferico come “aree di bassa pressione che sono state isolate o ‘tagliate’ dal flusso d’aria principale“. In inglese esiste perfino un detto: “Cut-off low, weatherman’s woe“, ovvero “Cut-off low (taglio basso), sventura del meteorologo”.

È come una goccia d’acqua che si distacca da una foglia bagnata o da un rubinetto, la vedete allungarsi sempre di più fino a staccarsi e cadere. Nel caso del rubinetto, prima passa tutto il getto d’acqua, poi quando lo chiudete iniziano a cadere solo le gocce.
La stessa cosa avviene in atmosfera quando il flusso d’aria in alta quota si “strozza”, isolando all’interno di un campo di alta pressione colmo di aria relativamente calda, una bolla fredda associata ad una circolazione di bassa pressione (ciclone). In presenza di una goccia fredda, la pressione atmosferica al livello del suolo è relativamente alta mentre la circolazione ciclonica è ben evidente in quota fino ad altezze di 9-12 km.

Questo fenomeno è frequente nel Mediterraneo centro-occidentale. In un anno sull’Italia di gocce fredde se ne contano circa una cinquantina.

Per la cronaca, la goccia fredda che ha provocato alluvioni e inondazioni in Spagna è lo stesso sistema atmosferico perturbato che nei giorni precedenti aveva provocato forte maltempo con diverse alluvioni anche diverse regioni italiane tra cui Liguria e Toscana.

Una volta completamente isolato dalla massa d’aria polare madre, questo nucleo di aria fredda si muove in modo irregolare, per non dire anarchico, vagando nell’atmosfera e destabilizzandola al suo passaggio.

Nell’emisfero settentrionale, la circolazione all’interno e intorno a questa goccia fredda avviene in senso antiorario, come in qualsiasi altro sistema di bassa pressione. Sul suo fianco orientale, il flusso è quindi da sud/sud-est e porta con sé aria calda e spesso umida. Il contrasto termico tra l’aria della goccia fredda e la massa d’aria calda che la precede porta alla formazione di un’area con estese precipitazioni, spesso associate a temporali. Al centro del cut-off, costituito da aria fredda, le condizioni sono invece generalmente meno perturbate con tempo più variabile.

Il contrasto di temperatura tra gli strati vicini al suolo, più caldi, e quelli in quota, più freddi, genera instabilità che favorisce la formazione di intensi rovesci e violenti temporali.

Quest’aria fredda negli strati superiori è facilmente visibile sulle mappe di altitudine, soprattutto a 500 hPa (5500 m). Tra l’isolamento del cut-off e il momento in cui si esaurisce può passare anche una settimana o più nel caso di gocce fredde di grandi dimensioni.

La goccia fredda ha una traiettoria spesso irregolare, riuscendo a gironzolare per giorni, seppur con spostamenti spesso limitati, con i modelli di previsione che faticano a prevederne nel dettaglio i movimenti e gli sviluppi futuri.

Quando sono presenti più gocce fredde contemporaneamente, queste sembrano gravitare l’una intorno all’altra con un movimento piuttosto complesso e spesso imprevedibile. Alle nostre latitudini, i sistemi perturbati si muovono solitamente da ovest verso est, ma in questo caso le gocce fredde possono muoversi anche “in senso contrario”, cioè da est verso ovest.

L’alluvione a Valencia è stata provocata “solo” dalla Goccia fredda (DANA)?

Ma torniamo alla considerazione iniziale: la goccia fredda che si è isolata sulla Penisola Iberica è la sola responsabile? Facciamo chiarezza.

Prima considerazione: l’area depressionaria responsabile dell’alluvione in Spagna è nata come goccia fredda ma si è successivamente evoluta in un più classico ciclone dinamico con minimo di pressione anche a livello del suolo e l’attivazione attorno a sé di intensi venti a rotazione antioraria.

Con il centro della depressione tra il sud della Spagna e il nord del Marocco, lungo le coste orientali della Spagna si sono attivati umidi e forti venti da est e da sudest che convergevano proprio nella regione di Valencia. Questa situazione è stata tra i fattori determinanti.

Seconda considerazione: la convergenza dei venti nell’area interessata dall’alluvione ha infatti alimentato intense correnti verso l’alto di aria calda proveniente dal Mediterraneo (più caldo di 3-5 °C rispetto ai valori normali) che, a loro volta, hanno generato forti temporali associati a piogge torrenziali, grandinate eccezionali (chicchi fino a 7 cm di diametro si sono abbattuti in Andalusia) e diversi tornado.

La presenza della goccia fredda in quota ha esasperato l’instabilità atmosferica e le correnti ascensionali, tanto che i satelliti meteorologici hanno stimato che la sommità delle nubi temporalesche hanno toccato i 20 chilometri, altezza tipica delle latitudini tropicali ed equatoriali e impensabile per l’Europa meridionale dove solitamente si arriva fino a 12-14 chilometri, eccezionalmente 15-16.

Ma non è tutto.
Terza considerazione: questi temporali si sono autorigenerati per ore e ore nello stesso punto (circa 8 ore) perché la convergenza dei venti al suolo si è mantenuta invariata come conseguenza della stazionarietà della goccia fredda, i cui movimenti erano estremamente lenti perché bloccata dall’alta pressione che la circondava da tutti i lati.

Questi temporali “autorigeneranti” sono anche noti come temporali “V-shaped”. Questo nome deriva dalla caratteristica forma a V che queste strutture mostrano nelle immagini satellitari. I temporali V-shaped autorigeneranti che hanno colpito per ore la regione di Valencia sono stati, dunque, in grado di scaricare una enorme quantità di pioggia paragonabile in alcuni casi alla pioggia di un intero anno (il picco è stato di 491 mm a Chiva).

Ecco allora pronta la ricetta del disastro: un’area di bassa pressione ricolma di aria fredda in quota (goccia fredda), rimasta stazionaria in loco e capace di dare vita, grazie al forte contrasto termico con l’aria calda e umida dei bassi strati, a temporali violenti e autorigeneranti per molte ore. L’attore protagonista di quanto accaduto è stato un particolare temporale, detto V-shaped.

Infine, a completamento del quadro, è bene sottolineare come il riscaldamento globale abbia un ruolo importante: le elevate temperature dell’atmosfera e delle acque del Mediterraneo, divenute questa estate fino a 5-6 gradi più alte del normale, hanno esasperato l’instabilità e la violenza dei temporali.

Dopo ben 10 giorni, una longevità non inusuale, finalmente la goccia fredda si sta attenuando e nelle prossime ore si esaurirà definitivamente.

Daniele Izzo

Sono nato in Svizzera a Vevey l’8 maggio del 1974. Sono laureato in Fisica e dal 2001 svolgo l’attività di meteorologo e climatologo per Meteo Expert. Nel 2013 ho conseguito la qualifica internazionale di meteorologo aeronautico rilasciata dal WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale). Nel gennaio 2016 le mie competenze professionali sono state certificate e il mio nome è stato inserito nell’elenco dei Meteorologi Professionisti. Dal 2007 al 2015 mi avete visto condurre il meteo su Canale5, Italia1 e Rete4. Tuttora curo gli appuntamenti meteo per Radio Montecarlo. Sono Professore di meteorologia in un istituto tecnico aeronautico.

Articoli correlati

Back to top button