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Gas serra e clima: nel Mediterraneo le emissioni influiscono sulla pioggia

Da una ricerca italiana emergono novità importanti sul legame tra piogge e gas serra nelle aree a clima mediterraneo

Un recentissimo studio1 – apparso su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) a firma di Giuseppe Zappa, Paulo Ceppi e Theodere Shepherd – esamina il comportamento delle precipitazioni nelle aree del pianeta a clima mediterraneo (oltre al Mediterraneo, anche California e Cile) nel contesto del cambiamento climatico indotto dall’aumento delle concentrazioni di gas serra, e nello specifico di CO2.

La base di dati per questo lavoro è costituita dagli output dei modelli climatici usati anche dall’IPCC e raggruppati nel progetto CMIP5 (Coupled Model Intercomparison Project).

La novità più importante di questo studio è rappresentata dall’essere riusciti a suddividere e quantificare la risposta del clima all’aumento di gas serra su tre diverse scale temporali: una risposta diretta quasi istantanea che coinvolge soprattutto la superficie terrestre, una componente veloce (ordine di grandezza di dieci anni) che si manifesta anche sulla temperatura delle superfici oceaniche (SST, Sea Surface Temperature) e, infine, una risposta lenta che può protrarsi anche per secoli, che emerge quando si è riscaldata tutta la massa dell’oceano – non solo la superficie dunque, ma anche gli strati profondi.

Ebbene, con riferimento al Mediterraneo, l’area per noi di maggiore interesse, il risultato più significativo è che la maggior parte della riduzione delle precipitazioni attesa per la regione si concretizza nelle due fasi veloci della risposta alle forzanti radiative, mentre la risposta lenta risulta avere poco impatto.
L’importanza di questa scoperta (se confermata) risiede nell’aver fatto emergere che riuscire a stabilizzare la concentrazioni di gas climalteranti può tradursi in benefici quasi immediati riguardo all’andamento del trend delle precipitazioni: stabilizzando i gas serra potremmo osservare in tempi brevi un appiattimento della tendenza alla riduzione delle piogge, tanto preziose in un’area come la nostra soggetta a fenomeni di aridità estiva e potenzialmente a rischio desertificazione.

Scendendo un poco di più nel dettaglio, lo studio mette in luce altri aspetti interessanti, in parte già ben noti e messi in rilievo da lavori precedenti: fra questi il contributo dei gas serra che si riflette (almeno per quanto riguarda gli effetti sulle piogge) soprattutto nella modifica della circolazione atmosferica a grande scala e nella stagione invernale, mentre i fattori locali giocherebbero un ruolo molto minore. La risposta atmosferica alla forzante radiativa, in estrema sintesi, si palesa in tempi relativamente veloci con uno spostamento invernale verso nord dello “storm track” atlantico (che potremmo tradurre come “la strada delle perturbazioni”), correlato ad un rinforzo delle aree di alta pressione mediterranee e ad un aumento delle piogge sull’Europa settentrionale. Alla luce di queste conoscenze, risulta pressoché inevitabile rivolgere il pensiero alla stagione in corso, che, sia pure per molti aspetti estrema, sembra davvero rappresentare una sorta di prototipo degli inverni che verranno.

Leggi anche:

1Time-evolving sea-surface warming patterns modulate the climate change response of subtropical precipitation over land. Giuseppe Zappa, Paulo Ceppi, and Theodore G. Shepherd

Lorenzo Danieli

Sono nato a Como nel 1971 e ancora oggi risiedo nei pressi del capoluogo lariano. Dopo la maturità scientifica ho studiato fisica all’Università degli Studi di Milano, dove mi sono laureato con una tesi di fisica dell’atmosfera. La passione per la meteorologia è nata quando ero un ragazzino e si è trasformata successivamente nella mia professione. Con il tempo sono andati crescendo in me l’interesse per la natura e per tutte le tematiche legate all’ambiente, fra le quali le cause e le conseguenze del cambiamento climatico.

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