Gli “incendi zombie” minacciano l’Artico: rischio di nuovi devastanti roghi?
Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service teme che si tratti dei resti degli incendi senza precedenti dell'estate 2019
![incendi zombie](https://www.iconaclima.it/contents/uploads/2020/06/EZbnqpjWsAAbZJc-780x405.jpg)
Gli “incendi zombie” minacciano l’Artico. Gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), stanno tenendo d’occhio l’attività nel circolo polare artico mentre i satelliti hanno iniziato a rilevare incendi attivi.
Il timore degli studiosi è che si tratti dei cosiddetti incendi zombie, vale a dire i resti dei tremendi incendi che l’anno scorso hanno devastato la regione artica e che non si sarebbero mai completamente sopiti, nemmeno durante la stagione invernale. Il rischio che gli incendi possano riprendere vita è aggravato dal caldo anomalo che ha caratterizzato la primavera artica.
May 2020 global #wildfire activity & intensity from #Copernicus Atmosphere Monitoring Service Global Fire Assimilation System #OpenData https://t.co/eb31VObkdM. Possible "zombie fires" in far E Siberia aside overall global activity was the lowest in the 18 years of GFAS data. pic.twitter.com/HqySxTzkXo
— Mark Parrington (@m_parrington) June 1, 2020
Le possibili conseguenze degli incendi zombie nell’Artico
«Abbiamo visto osservazioni satellitari di incendi attivi che suggeriscono che gli incendi “zombie” potrebbero essersi riaccesi, ma non è stato confermato dalle misurazioni del terreno», ha affermato Mark Parrington, scienziato di Copernicus.
«Le anomalie – prosegue – sono abbastanza diffuse nelle aree che bruciavano l’estate scorsa. Se questo è il caso, potremmo vedere un effetto cumulativo della stagione degli incendi dell’anno scorso nell’Artico che alimenterà la stagione imminente e potrebbe portare a incendi su larga scala e a lungo termine nella stessa regione».
![incendi zombie](http://www.iconaclima.it/contents/uploads/2020/06/tropicalfires1.jpg)
Il rischio che gli incendi zombie abbiano ripreso vita è motivo di preoccupazione. È stato infatti stimato che i roghi senza precedenti del 2019 nell’Artico abbiano prodotto l’emissione di circa 50 megatonnellate di anidride carbonica nel solo mese di giugno. Vale a dire l’equivalente delle emissioni annue totali della Svezia.
Osservazione degli incendi in altre parti del mondo: sud-est asiatico nella media
Gli scienziati del CAMS hanno inoltre monitorato l’attività degli incendi in altre parti del mondo durante la stagione del fuoco tropicale dell’emisfero settentrionale, recentemente terminata. I risultati hanno evidenziato che le emissioni per la regione dei Caraibi, inclusi paesi come Belize, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e la penisola dello Yucatan in Messico, erano ben al di sopra della media 2003-2019.
Nel sud-est asiatico, tra cui Cambogia, Laos, Malesia e Myanmar, le emissioni e l’intensità degli incendi sono invece risultate più vicine alla media. In Thailandia e Vietnam addirittura inferiori alla media.
![](http://www.iconaclima.it/contents/uploads/2020/06/cams_gfas_centralamerica_countries_wildfire_frp_mar_may_2020.png)