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Contaminazione da microplastiche: cosa sta succedendo alle ostriche?

La contaminazione da microplastiche nelle ostriche sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante. Questi piccoli frammenti di plastica, presenti nell’ambiente marino, rappresentano un rischio sia per la salute degli ecosistemi marini sia per quella umana, rendendo le ostriche un importante indicatore dello stato di salute delle nostre acque.

Le microplastiche sono particelle di plastica inferiori a 5 millimetri, generate dal degrado dei rifiuti plastici che, anno dopo anno, raggiungono gli oceani. Queste minuscole particelle si disperdono nelle acque e vengono assorbite dagli organismi marini, in particolare dalle ostriche, che filtrano grandi volumi d’acqua per nutrirsi.

Le microplastiche nei mari derivano dall’uso eccessivo di plastica e dalla cattiva gestione dei rifiuti. Ogni anno, tonnellate di plastica finiscono negli oceani e si rompono i frammenti minuscoli che rimangono nell’ambiente per decenni. Questo altera gli ecosistemi e danneggia gli organismi marini e le ostriche, che filtrano l’acqua per nutrirsi, accumulano queste particelle, diventando un segnale importante dello stato di salute del mare.

Studi condotti in diverse aree del Regno Unito hanno fornito dati davvero preoccupanti; basti pensare che nel porto di Chichester sono state rilevate concentrazioni fino a 11.220 particelle per chilogrammo di tessuto ostrico, con livelli più elevati durante i mesi invernali, quando le attività di manutenzione navale aumentano la dispersione delle microplastiche. Un’altra indagine dell’Università di Plymouth ha evidenziato una media di circa 9.500 particelle per chilogrammo nelle ostriche lungo la costa occidentale britannica, arrivando in alcuni casi a picchi di 14.000 particelle per chilogrammo. In varie analisi è emerso che circa il 23,3% delle ostriche presentava tracce di microplastiche, con dimensioni che variano da 0,10 a 6,6 millimetri.

Questo accumulo di microplastiche non riguarda soltanto l’ambiente marino: esso comporta rischi diretti per la salute degli organismi e, indirettamente anche per quella umana. Le ostriche, filtrando l’acqua contaminata, raccolgono queste particelle nel loro organismo, con possibili effetti negativi sul sistema digestivo, causando stress fisiologico e compromettendo la capacità riproduttiva. Le microplastiche possono fungere da vettore per sostanze chimiche tossiche e patogeni, aumentando ulteriormente i rischi per la salute dei molluschi e, in seguito, per noi che consumiamo questi prodotti. Il consumo di ostriche contaminate rappresenta infatti un potenziale pericolo per gli esseri umani, l’ingestione di microplastiche potrebbe avere effetti sul tratto gastrointestinale e sulla flora intestinale. Il problema delle microplastiche non è solo una questione ambientale lontana, ma qualcosa che ci tocca da vicino, soprattutto quando parliamo della salute dei mari e degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole.

Per affrontare davvero questa sfida servirebbe un impegno collettivo, i ricercatori dovrebbero aiutarci a capire meglio l’entità del problema attraverso il monitoraggio e l’analisi delle acque, ma le istituzioni dovrebbero fare la loro parte con politiche più rigide. Anche noi cittadini abbiamo la nostra parte, potremmo ad esempio contribuire alla riduzione del consumo di plastica e adottare comportamenti più consapevoli.Non si tratta solo di proteggere gli ecosistemi marini: il rischio riguarda anche la nostra salute. Le microplastiche si accumulano nella catena alimentare, e gli effetti a lungo termine sulla salute umana sono ancora poco chiari.

 

Redatto da Martina Hamdy

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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