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Per proteggere il nostro patrimonio artistico dobbiamo contrastare la crisi climatica, non gli attivisti

Fenomeni estremi e innalzamento del mare rischiano di spazzare via monumenti, aree archeologiche e città d'arte, ma il Governo si impegna a inasprire le sanzioni contro gli attivisti per il clima. È "una politica di distrazione di massa", commenta Ultima Generazione

Il governo Meloni ha approvato un disegno di legge per inasprire le sanzioni contro gli attivisti per il clima, che ne prevede la punizione con multe estremamente salate. La proposta è stata avanzata dal Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, e sancisce in particolare l’applicazione di sanzioni in caso di «distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici».

Perché entri in vigore, il disegno di legge dovrà essere approvato dal Parlamento: il Governo ha sottolineato di avere l’intenzione di individuare «ogni utile iniziativa» per accelerare l’iter di approvazione del disegno di legge.

«Chi danneggia il nostro patrimonio artistico non può e non deve farla franca», ha commentato su Twitter la premier Giorgia Meloni riferendosi nello specifico alle proteste del movimento ambientalista Ultima Generazione. Peccato che la crisi climatica rappresenti una minaccia ben più seria della vernice, per il nostro patrimonio artistico e culturale. Fenomeni come temperature estreme, alluvioni, incendi, erosione e innalzamento del livello del mare rischiano di far sparire per sempre edifici e monumenti, aree archeologiche e intere città d’arte.

Cosa rischiano gli attivisti

Il provvedimento stabilisce che chi imbratta beni culturali o paesaggistici rischia una multa da 10 mila a 40 mila euro, che può salire fino a 60 mila euro per chi li distrugge. I proventi saranno devoluti al Ministero della cultura, fa sapere il Governo, affinché siano impiegati prioritariamente nel ripristino dei beni danneggiati.

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Azione a Roma nell’aprile 2023. Foto: Ultima Generazione

Nei giorni che hanno preceduto l’approvazione del decreto legge si era parlato anche di un inasprimento delle normative sul fronte penale, che aveva fatto pensare a un maggiore rischio di carcere per gli attivisti per il clima. Sotto questo aspetto invece non sembra ci saranno cambiamenti, ma per chi compie azioni di protesta per chiedere un’azione climatica rapida e concreta, in realtà, il rischio di finire in prigione non è irrisorio. Al momento, infatti, il reato di danneggiamenti di edifici e monumenti è già previsto da due diversi articoli del codice penale.

Il primo è l’articolo 635, che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni «chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili», tra le altre cose, «edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all’esercizio di un culto». Con il cosiddetto decreto “Sicurezza bis” approvato nel 2019 dall’allora Governo “giallo-verde” guidato da Giuseppe Conte è stata introdotta un’aggravante per chi «distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico»: in questo caso la pena può arrivare fino a 5 anni. Questa è ad esempio l’accusa che era stata mossa contro i tre attivisti di Ultima Generazione che nel gennaio 2023 hanno imbrattato la facciata esterna del Senato, e sono stati arrestati per poi essere rilasciati il giorno seguente.

Il secondo articolo applicato a casi di questo tipo è il 518-duodecies del codice penale, introdotto nel marzo 2022 durante il Governo Draghi, che riguarda più nello specifico i beni culturali e paesaggistici. «Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000».
Diversi attivisti sono già stati denunciati per questo reato: tra loro quelli che di recente hanno compiuto alcune delle azioni più discusse, come quella a Palazzo Vecchio a Firenze, lo sversamento di liquido di carbone vegetale nella Fontana della Barcaccia a Roma e l’imbrattamento della statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo, a Milano. Quest’azione, in particolare, ha destato le maggiori polemiche perché al momento non è ancora stata effettuata la pulizia completa del monumento, e sembra sia necessaria un’opera di restauro specialistica con costi più elevati.

Imbrattato il monumento in piazza Duomo, Milano, 9 marzo 2023. Foto: Ultima Generazione

Il commento di Ultima Generazione

Un aumento della repressione ce lo aspettavamo – commenta il movimento Ultima Generazione, che attualmente in Italia è quello che più spesso si sta rendendo protagonista delle azioni incriminate -, soprattutto nel momento in cui il consenso nei nostri confronti aumenta esponenzialmente: le persone capiscono che siamo cittadini comuni, non abbiamo nessun interesse particolare, se non quello di tornare alle nostre vite, ma con uno Stato che ci protegga e che sappia affrontare l’emergenza in cui ci troviamo. Invece si continua a far finta di niente e a dare i nostri soldi alle multinazionali del gas e del petrolio».

«Mentre passa in sordina il condono ai grandi evasori fiscali – aggiungono gli attivisti -, il Governo vara decreti violenti e repressivi a danno delle famiglie arcobaleno, delle aggregazioni sociali come rave e occupazioni, delle trasformazioni linguistiche che spaventano il sovranismo. Una politica della distrazione di massa, per la quale ci rimettono i cittadini comuni, da quelli che vogliono esprimere il proprio dissenso, a quelli che semplicemente vorrebbero pagare meno tasse».

«Invece di occuparsi delle nostre azioni per condannarle e promettere nuove leggi speciali contro gli attivisti» ha commentato Simone Ficicchia di Ultima Generazione in una recente intervista a IconaClima, il Governo faccia «qualcosa di concreto sulla crisi climatica, dimostrandoci con i fatti che le nostre azioni sono inutili. Finché non si vedranno cambiamenti, crediamo che queste azioni continueranno a essere assolutamente necessarie».

Continuiamo a guardare il dito

La sensazione, in effetti, è che il Governo stia dedicando un grande impegno nel criminalizzare e reprimere gli attivisti per il clima, e troppo spesso i riflettori restano accesi sulle loro azioni più che sulle richieste che portano avanti.
L’impegno sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici resta invece ben poco ambizioso, e addirittura continuiamo a finanziare con soldi pubblici chi la crisi climatica la provoca. Proprio su questo si focalizza l’ultima campagna di Ultima Generazione, con cui gli attivisti chiedono al Governo di fermare i sussidi ambientalmente dannosi che al momento sostengono generosamente l’industria fossile nonostante il suo impatto sul clima e l’ambiente da cui tutti noi dipendiamo (e nonostante i profitti da capogiro registrati di recente dai giganti del fossile).

Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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