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Cop29, accordo sul commercio dei crediti di carbonio: i punti salienti del primo giorno di negoziati

Tra gli argomenti affrontati anche i rischi legati alla rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d'America

La Cop29 ha avuto inizio ieri, lunedì 11 novembre, a Baku (Azerbaigian). La conferenza delle Nazioni Unite sul clima, proprio al termine del primo giorno di negoziati, ha raggiunto un accordo sul controverso commercio dei “crediti di carbonio”, rompendo una situazione di stallo che andava avanti ormai da anni.

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Cosa si intende per commercio dei crediti di carbonio?

In estrema sintesi: quando una nazione non riesce a centrare i suoi obiettivi climatici di riduzione delle emissioni di carbonio, le viene data la possibilità di compensare attraverso appunto l’acquisto di “crediti” presso altre nazioni più virtuose. Questo scambio di crediti è regolato dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi che prevede sostanzialmente due metodologie di cooperazione volontaria.

Il primo riguarda gli Stati ed è descritto al comma 2: i Paesi più virtuosi, vale a dire quelli che hanno emesso meno gas serra del previsto, possono vendere i loro carbon credits alle nazioni che si sono dimostrate meno brave e hanno disperso C02. L’obiettivo naturalmente è quello di rendere poco economica questa dispersione di gas serra nell’atmosfera. Il secondo meccanismo è descritto invece al comma 4 e riguarda il settore privato: sostanzialmente prevede la creazione di un nuovo mercato internazionale della CO2, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, per permettere scambi di carbon credit.

Cosa è stato deciso alla Cop29

A Baku nel primo giorno di negoziati ci si è accordati su una metodologia di calcolo del numero di crediti che ciascun progetto può generare. Siccome tra questi progetti c’è anche quello della piantumazione di alberi, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite ha anche deciso cosa fare nel caso in cui la CO2 stoccata grazie a tale riforestazione andasse perduta, per esempio a causa di un incendio dell’area interessata. Le norme riguardano principalmente gli Stati, in particolare quelli ricchi responsabili di maggiori emissioni inquinanti, al fine di garantire perlopiù un quadro di riferimento chiaro sul commercio dei crediti.

Primo giorno di Cop29: il ritorno di Trump e i rischi a livello di politiche climatiche

Oltre al commercio dei crediti, nel primo giorno di negoziati a Baku sono stati affrontati diversi argomenti salienti, tra cui naturalmente la rielezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America che potrebbe dare una brusca frenata alle politiche climatiche di una delle principali potenze mondiali.

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A tal proposito, l’inviato statunitense per il clima, John Podesta, ha affermato con certezza che la “lotta al clima non si fermerà sotto la presidenza di Trump“. Podesta è altresì convinto che Trump farà ciò che ha detto, ovvero ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi ma la speranza è quella di poter continuare a lavorare sul clima attraverso accordi precedenti, come quello di triplicare l’energia rinnovabile entro il 2030.

Il 2024 è sulla buona strada per essere l’anno più caldo mai registrato: i dati inquietanti snocciolati dall’OMM

A Baku l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha affermato quasi con certezza che il 2024 è sulla buona strada per essere l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media annuale che per la prima volta supererà la soglia di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Dopo un ottobre eccezionalmente caldo, avvertono gli esperti, questo nuovo traguardo inquietante è ormai quasi certo, e ci ricorda l’urgenza di agire in modo più concreto e ambizioso.

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Peggiora la perdita dei ghiacciai: nel 2023 hanno perso un record di 1,2 metri di acqua equivalente di ghiaccio

Secondo un’analisi di sei set di dati internazionali utilizzati dall’OMM, la temperatura media globale dell’aria in superficie nel periodo gennaio-settembre 2024 è stata di 1,54 °C superiore alla media preindustriale. I gas serra hanno raggiunto livelli record osservati nel 2023 e i dati in tempo reale indicano che l’aumento è proseguito anche nel 2024.

Il calore degli Oceani nel 2023 è stato il più alto mai registrato e i dati preliminari mostrano che nel 2024 il trend non è migliorato. I tassi di riscaldamento degli oceani mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni. Dal 2005 al 2023, l’oceano ha assorbito in media circa 3,1 milioni di terawattora (TWh) di calore ogni anno. Ciò equivale a più di 18 volte il consumo energetico mondiale nel 2023.

L’innalzamento del livello del mare sta accelerando a causa dell’espansione termica delle acque più calde e dello scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali. Dal 2014 al 2023, il livello medio globale del mare è aumentato a un tasso di 4,77 mm all’anno, più del doppio del tasso tra il 1993 e il 2002.

La perdita dei ghiacciai sta peggiorando. Nel 2023, i ghiacciai hanno perso un record di 1,2 metri di acqua equivalente di ghiaccio, circa cinque volte la quantità di acqua nel Mar Morto. È stata la perdita più grande da quando sono iniziate le misurazioni nel 1953 ed è stata dovuta allo scioglimento estremo in Nord America ed Europa. In Svizzera, i ghiacciai hanno perso circa il 10% del loro volume rimanente nel 2021/2022 e nel 2022/2023.

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Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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