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La piaga della plastica a Zanzibar

L'inquinamento deturpa una delle più rinomate località turistiche dell’Oceano Indiano

L’inquinamento da plastica è una piaga che attanaglia il Pianeta: dalla Fossa delle Marianne ai Poli, residui di plastica sono stati trovati ovunque nei mari e negli oceani. Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione e delle correnti. Dalle ricerche emergono numeri impressionanti di un fenomeno che non è circoscritto alle “isole di plastica” in continuo accrescimento negli oceani ma tocca anche il nostro Mar Mediterraneo: se potessimo filtrare tutte le acque salate del mondo, scopriremmo che ogni km² di esse contiene circa 46000 micro particelle di plastica in sospensione. Come ricorda l’UNESCO, il fragile equilibrio della vita marina animale e vegetale è scosso dalla concentrazione sempre più elevata di plastiche di ogni tipo e la catena alimentare sta subendo danni forse irreparabili.

Foto di Barbara Leonardi

Alla nostra redazione sono arrivate segnalazioni su quello che sta succedendo a Zanzibar, dove il livello di inquinamento è simile a quello delle Galapagos ma purtroppo è molto complicato sensibilizzare il popolo zanzibarino. Ci è stato evidenziato che parecchi resort, invece di istruire il personale a spazzare la plastica e formare mucchi da trasportare via, la fanno buttare nuovamente in acqua. Capita quindi spesso che i turisti si trovino a fare bagni circondati dall’immondizia ed è stata notata una notevole concentrazione di pesci morti. Durante le escursioni succede spesso che si veda buttare via plastica dal finestrino delle auto a bordo strada e dalle barche in mare.

Foto di Barbara Leonardi

Una turista, preoccupata dalla situazione ha domandato cosa stesse facendo il governo per fronteggiare questa situazione e le è stato risposto che ci sono dei progetti che puntano a sostituire e ridurre il consumo della plastica, ma riguardo un programma di raccolta e di smistamento della stessa, è stato risposto…“siamo in Africa, parte della Tanzania, i rifiuti sono all’ordine del giorno, ci siamo abituati“.

Foto di Barbara Leonardi

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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