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L’estinzione corre a un ritmo 1000 volte superiore al tasso naturale: i dati

Un nuovo report del WWF lancia l'allarme sull'estinzione di specie simbolo: non esiste più alcun luogo sicuro

L’estinzione di specie animali e vegetali corre a un ritmo pericolosissimo, 1000 volte superiore al tasso naturale. A stabilirlo è un nuovo report del WWF, “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso”, che sottolinea come distruggere l’equilibrio degli ecosistemi possa generare nuove emergenze, sanitarie e non. Dall’orso polare, ai koala fino agli impollinatori: non esiste più alcun luogo sicuro.

Estinzione
Foto: WWF Italia

Estinzione, i dati degli esperti: siamo nel pieno della sesta estinzione di massa

Nell’ultimo report del WWF si evidenziano i dati degli esperti che appunto sottolineano come ci troviamo nel pieno della sesta estinzione di massa, con con un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1.000 volte superiore a quello naturale. Tra il 1970 e il 2016 il 68% delle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci hanno subito un forte declino, che a sua volta ha generato emergenze sanitarie ed economiche tipiche di ecosistemi non sani.

Il fattore che finora ha inciso maggiormente sulla perdita di biodiversità è la conversione dell’uso dei suoli, a partire dalla trasformazione degli habitat primari, come le foreste, in terreni per la produzione agricola. La pesca eccessiva, invece, ha spopolato gli oceani e in futuro andranno a incidere sempre di più gli effetti del cambiamento climatico con eventi sempre più devastanti, come ad esempio gli incendi.

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L’estinzione genera un effetto domino: tutte le specie simbolo che rischiamo di perdere

L’estinzione genera altra estinzione perché la perdita di una specie scatena una sorta di effetto domino che favorisce la scomparsa di altre, spiega il WWF. Distruggere gli ecosistemi esistenti in natura, infatti, dà vita ad una serie di eventi tutti connessi tra loro. Emergenze sanitarie, aumento inarrestabile della popolazione umana, distruzione degli habitat naturali, deforestazione, allevamento intensivo, traffico e commercio di fauna selvatica, inquinamento e crisi climatica.

Orso polare: in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 35% della popolazione

Attualmente per le specie selvatiche del Pianeta non esiste più alcun luogo realmente sicuro e lo dimostra l’elevato rischio di estinzione di una specie simbolo come l’orso polare. Il suo habitat è compromesso a tal punto che se i trend di fusione delle calotte glaciali e di perdita di ambiente idoneo per procacciarsi il cibo dovessero continuare come negli ultimi decenni, in soli 35 anni ci troveremmo fino al 30% in meno della popolazione degli orsi polari.

Aumento degli incendi: gli animali più lenti ne pagano le conseguenze, come i koala

Anche gli incendi stanno facendo registrare un’impennata a causa della crisi climatica, come si è potuto tristemente notare in molte zone d’Europa la scorsa estate. Il fuoco corre velocemente tra le savane e le foreste e gli animali più lenti ne pagano le conseguenze. E’ il caso del koala, simbolo della fauna australiana, ora in declino nell’Australia orientale, tra le zone più colpite da incendi devastanti.

Impollinatori, pesticidi e veleni uccidono specie fondamentali per la nostra sopravvivenza

Anche gli insetti impollinatori sono in forte declino a causa di pesticidi e veleni utilizzati in agricoltura. La scomparsa di api, farfalle e altri impollinatori mette a rischio la nostra stessa sopravvivenza visto il ruolo fondamentale che hanno in natura e nella produzione di cibo a livello mondiale. Quasi il 90% delle piante selvatiche che fioriscono e oltre il 75% delle principali colture agrarie esistenti necessitano dell’impollinazione animale per riprodursi.

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Il bracconaggio tra le peggiori attività svolte dall’uomo: a serio rischio tigri ed elefanti

L’azione umana si spinge fino a veri e propri atti criminali come il bracconaggio che ovviamente alimenta il commercio illegale di animali o parti di essi. Una delle specie più colpite da questa piaga è la tigre: in natura ne rimangono 3.900. Il bracconaggio sta rischiando di sterminare anche le popolazioni di elefanti di savana e di foresta: entrambe le specie nel 2021 sono state inserite per la prima volta nelle categorie di rischio più elevato della lista rossa della IUCN.

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