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Emissioni di gas serra, il 35% arriva dal nostro piatto: ecco quanto pesa la produzione di cibo

Un nuovo studio ha analizzato le emissioni dell'intera filiera di produzione di 171 coltivazioni e 16 prodotti da allevamento, di oltre 200 Paesi del Mondo

Tutto il settore di produzione di cibo per la nostra alimentazione genera una grande quantità di gas serra, responsabili del riscaldamento globale. Un nuovo studio pubblicato su Nature Food ha stimato la provenienza delle emissioni nette di gas serra (anidride carbonica, metano e protossido di azoto) per tutte le fasi della filiera alimentare relative a 171 coltivazioni e 16 prodotti da allevamento, in oltre 200 Pesi del Mondo, aggiungendo così dettagli preziosi ai numerosi studi effettuati in precedenza.

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Dallo studio, realizzato da da un gruppo internazionale di esperti guidato dall’Università dell’Illinois a cui partecipa anche la divisione Statistica della FAO di Roma, emerge che ogni anno la catena di produzione di cibo emette globalmente 17 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.

La produzione di carne da sola è responsabile del 57% del totale, mentre la produzione di cibo di origine vegetale del 29%. Nel settore della produzione della carne gli allevamenti bovini emettono più di tutti (il 25%), mentre le coltivazioni di riso (12%) sono la principale fonte di gas serra nella produzione di alimenti di origine vegetale.

«La produzione di cibo corrisponde al 35% dei gas serra prodotti, ovvero 17,318 miliardi di tonnellate di gas, e le tre componenti, la produzione in azienda, distruzione degli ecosistemi per creare terre agricole la distribuzione, sono equivalenti», ha commentato a Repubblica Francesco Tubiello, uno degli autori, responsabile per le statistiche ambientali della Fao.

Delle emissioni delle catene produttive, dalla produzione di alimenti vegetali il 19% è CO2, il 6% metano e il 4% protossido di azoto, mentre dalla produzione di alimenti di origine animale il 32% è CO2, il 20% metano e il 6% protossido di azoto.

Produzione a livello nazionale di emissioni di gas ad effetto serra dalla produzione di cibo.
Xu, X., Sharma, P., Shu, S. et al. Global greenhouse gas emissions from animal-based foods are twice those of plant-based foods. Nat Food (2021). https://doi.org/10.1038/s43016-021-00358-x

Metano e protossido di azoto, nonostante vengano emessi in quantità inferiore rispetto all’anidride carbonica, sono molto più potenti nel trattenere calore in atmosfera. Il metano ha una minore durata in atmosfera rispetto alla CO2, ma a parità di peso ha un impatto 25 volte più grande della CO2nell’arco di un periodo di 100 anni. Il protossido di azoto, invece, può “sopravvivere” in atmosfera in media 114 anni prima di essere riassorbito o distrutto da reazioni chimiche. A parità di peso il protossido di azoto ha una capacità di trattenere il calore quasi 300 volte maggiore rispetto alla CO2.

Le regioni geografiche che emettono di più sono il Sud America e il Sudest asiatico. In particolare Cina, Brasile, Stati Uniti e India sono i Paesi con le più alte emissioni associate alla produzione di alimenti di origine animale. Cina, India e Indonesia sono i principali responsabili delle emissioni relative ai cibi di origine vegetale. La Cina è il Paese che produce più riso al Mondo: nel 2019 si stima una produzione di circa 210 milioni di tonnellate. Si stima che un cambio di produzione agricola (da riso alle patate) e quindi di alimentazione potrebbe ridurre le emissioni di gas serra di questi alimenti di base fino al 25%.

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Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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