Approfondimenti

Greta, gretini e altri rimedi

Greta Thunberg, il movimento giovanile Fridays For Future, l’ultimo rapporto dell’IPCC che indica l’urgenza di dare priorità ad azioni coordinate e ambiziose che affrontino i cambiamenti persistenti e senza precedenti degli oceani e della criosfera.
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128.681 visualizzazioni a uno Youtuber che spiega chi è veramente Greta Thunberg , 500 scienziati e accademici che negano l’esistenza di una crisi climatica , l’appellativo “gretini” su alcune testate giornalistiche nazionali e gli insulti alla “sedicenne bruttina” sui social, il merchandise “F*ck Greta” .

Contesto: la società occidentale di oggi ha innescato una sindrome da tifoseria attorno alla figura di una sedicenne con le treccine. I campi di forza si sono polarizzati per potersi accaparrare la “zona grigia” del consenso. Di nuovo.

Se ci pensate, sconnessi dai social network, questa guerra tra il “ Team Greta ” e quello “ anti-Greta ” è ridicola, e lo è ancor di più se contestualizzata nel periodo storico in cui la stiamo vivendo, nel quale le guerre da combattere dovrebbero essere ben altre. Mentre #GretaThunberg è tra i tweet trend, i continenti continuano a svuotarsi per le emigrazioni di massa, le imprese a chiudere per fallimento, le famiglie a chiedere sussidi, le risorse a esaurirsi, e così via.

Greta Thunberg è divenuta un simbolo, deve essere un simbolo, ma non quello della lotta alla crisi
climatica, bensì quello del risveglio delle generazioni più giovani. Greta sta portando i ragazzi, i nostri ragazzi – quelli che sono stati Gli sdraiati di Michele Serra per anni – nelle piazze, alle manifestazioni, in situazioni di collettività sane, mossi da principi sani. “Salvare il Pianeta” è un’espressione che di per sé non significa niente, ma per un adolescente è un messaggio, è qualcosa in cui credere, è un pensiero sul quale fondare una nuova società unita da uno scopo in un’era di solitudine.

Sono le giovani generazioni il vero simbolo della lotta alla crisi climatica. E cercare di guadagnare consensi facendosi fotografare in piazza con loro o giustificando la loro assenza da scuola non fa altro che alimentare la sindrome da tifoseria che tanto funziona con Greta. Quello che possiamo fare per spalleggiarli è fornire loro gli strumenti che richiedono, quelli necessari per fronteggiare questa crisi climatica. Primo tra tutti è la conoscenza, perché prenderli in giro per le loro lacune culturali – proprie della loro giovane età – non è altro che una bassezza morale.
I ragazzi sarebbero scesi in piazza anche senza Greta? Probabilmente sì, ma sarebbe servito loro più tempo, lo stesso tempo che la comunità scientifica, con dati alla mano, ci sta dicendo che non abbiamo.

Chi sta sbagliando non è Greta Thunberg e non sono i milioni di ragazzi che si fanno chiamare Gretini facendosi beffa di chi li vuol prendere in giro: chi sta sbagliando è chi si ostina a mischiare un personaggio che ha un evidente potere mediatico con la crisi climatica, innescando rivalità per avere a tutti i costi un riconoscimento sociale attraverso la propria realizzazione individuale.

Certo è che dietro ad una larga parte delle persone che disprezzano Greta Thunberg c’è l’ombra del negazionismo, che esiste da molto prima degli scioperi globali per il clima. Negli ultimi anni la profonda crisi di legittimità che ha investito in primis il mondo della politica ha coinvolto anche i paradigmi del sapere. Il negazionista non è tale solo perché non crede nei dati scientifici: lo è soprattutto perché crede che gli studiosi che hanno dimostrato l’esistenza di un cambiamento climatico in atto vogliano manipolare l’opinione pubblica. Una divergenza d’opinione sulla realtà dei fatti si è trasformata in un contrasto su chi ha l’autorità​ per stabilire l’attendibilità di questi fatti.
Anche se le contestazioni sono in molti casi ai limiti dell’assurdo, esse alimentano la crisi del senso di “verità” che ha innanzitutto una funzione sociale.
L’amara verità è forse che prima ancora di toccare i limiti dello sviluppo ecologico, abbiamo raggiunto i limiti dello sviluppo sociale.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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