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Il Nord resta a secco: la siccità è preoccupante. La situazione

Il Lago Maggiore ha toccato lo zero all'idrometro di Sesto Calende e la mancanza di pioggia durerà ancora diversi giorni

La siccità al Nord, in particolare sul settore occidentale (di cui abbiamo scritto una decina di giorni fa in questo articolo) continua a destare preoccupazione e le conseguenze si fanno sempre più evidenti. Nell’articolo proponevamo una previsione, rivelatasi purtroppo corretta, che per almeno dieci giorni non si sarebbero misurate precipitazioni. I boschi sono asciutti (nelle valli, per di più, in alcune giornate si è attivato anche il Foehn, il vento secco che scende dalla cresta delle Alpi) ed il rischio di incendi aumenta progressivamente, come testimoniano le cronache.

La scarsità di piogge naturalmente si manifesta nel livello particolarmente basso dei laghi prealpini: quello del lago di Como, per esempio, il 24 gennaio risulta ad un altezza idrometrica di circa -22 cm, un valore inferiore al 10° percentile della serie storica riferita al giorno corrente. Un livello così basso mette a rischio la tenuta delle sponde, quella dei pontili e può iniziare a causare problemi alla navigazione. I grandi laghi sono serbatoi fondamentali per assicurare la necessaria irrigazione estiva alle campagne della pianura padana e al momento, con un innevamento scarsissimo sul versante meridionale dell’arco alpino, possiamo solo sperare in un tardivo recupero nei prossimi mesi, in particolare in quelli primaverili, che di solito sono molto piovosi (sulle Prealpi lombarde il massimo annuo di piovosità si registra in media nella tarda primavera).

All’inizio della stagione primaverile manca ancora oltre un mese e non ci avventureremo in previsioni a così lunga gittata. Limitandoci ad un orizzonte temporale più ragionevole possiamo esaminare, al solito, gli output dei modelli numerici, come quelli elaborati dal Centro Europeo per le previsioni a medio raggio (ECMWF). La mappa che riportiamo qua sotto, purtroppo, non lascia spazio a molte speranze: ancora una volta, e per almeno un’altra decina di giorni, un potente anticiclone sbarrerà la strada alle perturbazioni atlantiche e inibirà la formazione di quelle mediterranee. La freccia color amaranto indica la direzione delle correnti ad alta quota sopra alle Alpi, prevalentemente da nordovest: a tratti giungerà aria fredda sul versante nord alpino (probabilmente a inizio febbraio), che si tradurrà verosimilmente in venti asciutti e a carattere di Foehn nelle valli italiane: l’attenzione allo sviluppo di incendi nelle prossime settimane dovrà essere massima.

Altezza del geopotenziale a 500 hPa (media ensemble) prevista sull’Europa dal centro ECMWF per le ore 00Z del 3 Febbraio. La freccia è stata aggiunta dall’autore. Fonte: apps.ecmwf.int/webapps/opencharts/

Nulla lascia presagire che nelle giornate immediatamente successive al 3 febbraio possano avvenire cambiamenti significativi della circolazione a grande scala sull’Europa. Come sottolineato nell’articolo precedente sul Nord Italia periodi siccitosi nella stagione invernale sono stati già osservati più volte in passato, mentre il cambiamento climatico aumenta la probabilità che durante questi eventi le temperature siano più alte. Per il mese di febbraio dobbiamo augurarci che non faccia troppo caldo, con il rischio concreto che le fioriture precoci degli alberi da frutto siano “bruciate” dalla successive gelate primaverili, come avvenne poco meno di un anno fa.

Lorenzo Danieli

Sono nato a Como nel 1971 e ancora oggi risiedo nei pressi del capoluogo lariano. Dopo la maturità scientifica ho studiato fisica all’Università degli Studi di Milano, dove mi sono laureato con una tesi di fisica dell’atmosfera. La passione per la meteorologia è nata quando ero un ragazzino e si è trasformata successivamente nella mia professione. Con il tempo sono andati crescendo in me l’interesse per la natura e per tutte le tematiche legate all’ambiente, fra le quali le cause e le conseguenze del cambiamento climatico.

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