Nei prossimi anni le alluvioni colpiranno sempre più persone: oltre agli impegni per contrastare la crisi climatica servono strategie di adattamento
Dal Polo Nord al sud del mondo, il protagonista di quest’estate è stato finora il cambiamento climatico, che è andato in scena con temperature estreme, incendi devastanti e alluvioni senza precedenti.
Tanti i campanelli di allarme che ci scuotono, ricordandoci l’urgenza di agire subito per contrastare il cambiamento climatico e limitare l’aumento delle temperature globali, ma anche l’importanza di prepararsi a un’estremizzazione del clima che ormai non possiamo più evitare.
La crisi climatica è già qui, i dati parlano chiaro e purtroppo ci sono ormai pochi dubbi sul fatto che nei prossimi anni dovremo affrontare pericoli sempre maggiori. Tra questi ci sono i rischi legati alle alluvioni, che come rivela uno studio pubblicato di recente su Nature sono destinate a colpire un numero crescente di persone.
Se era già evidente come a causa del cambiamento climatico le alluvioni stiano diventando sempre più frequenti e stiano sferzando sempre più zone, i ricercatori hanno confermato che tra i fattori in gioco ci sono anche lo sfruttamento del terreno, la deforestazione e l’aumento della popolazione, che nelle zone a rischio alluvione sta crescendo a ritmi più rapidi rispetto ad altri luoghi nel mondo.
Gli autori della ricerca hanno studiato le osservazioni satellitari di 913 gravi alluvioni che si sono verificate tra il 2000 e il 2018, colpendo direttamente tra i 255 e i 290 milioni di persone, e hanno scoperto che nelle aree interessate la popolazione è cresciuta a un ritmo estremamente più elevato rispetto a quello che si registra in media nel mondo: l’aumento è stato del 34,1 per cento, mentre mediamente la popolazione globale è cresciuta del 18,6 per cento.
Le proiezioni indicano che in futuro il numero di persone a rischio alluvione aumenterà in modo significativo, sia per effetto del cambiamento climatico che per l’aumento della popolazione. È quindi necessario intraprendere subito azioni concrete di adattamento, che permettano di ridurre i danni degli eventi alluvionali e anche la loro mortalità.
«Investire in strategie di adattamento può ridurre le perdite di mezzi di sussistenza e di vite umane», confermano i ricercatori. «L’analisi della vulnerabilità, con le migliori stime di esposizione alle alluvioni che abbiamo presentato – affermano – dovrebbero essere utilizzate per guidare gli investimenti per l’adattamento dirigendoli verso le persone e i luoghi che ne hanno più bisogno».
In alcuni casi può addirittura rendersi necessario spostare le persone dalle aree più a rischio. Lo ha già fatto lo Sri Lanka, che dopo lo tsunami del 2004 ha chiesto ai residenti di allontanarsi dalla costa, e anche l’India sta valutando la possibilità di allontanare le persone dalle zone più soggette ad alluvioni e inondazioni.
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