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“Razzismo ambientale”: una «bomba a orologeria» per le comunità più fragili

Trattate come aree di scarico per le sostanze inquinanti e confinate ai margini della società, le comunità di colore sono vittima di un «apartheid economico e ambientale»

Finora «abbiamo chiuso un occhio su una bomba a orologeria per la salute pubblica, che minaccia le comunità già vulnerabili». Il monito arriva, forte e chiaro, da Mustafa Santiago Ali, vice presidente per il clima, la giustizia ambientale e la rivitalizzazione della comunità per la no profit statunitense Hip Hop Cactus, che dalle colonne del Guardian ha denunciato l’esistenza di un razzismo anche ambientale.

Riecheggiando per le strade di tutto il mondo dopo l’omicidio di Jorge Floyd per mano di alcuni poliziotti bianchi americani, le parole «I can’t breath» non denunciano solo il razzismo sistemico che ha infettato le pratiche della polizia statunitense, ma portano alla luce un malessere più esteso tra le comunità di colore di tutto il mondo, che “non riescono a respirare”, ignorate da politici e perfino ambientalisti. Si tratta delle comunità meno abbienti e più vulnerabili del nostro pianeta, che negli ultimi decenni sono state vittima, denuncia Ali, di un vero e proprio «apartheid economico e ambientale», trattate come «aree di scarico per gli inquinanti tossici più letali».

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Unsplash/Ehimetalor Akhere Unuabona

Per sostenere lo stile di vita delle comunità più abbienti è stato considerato necessario sacrificare delle zone per riempirle di fonderie, centrali a carbone, inceneritori, impianti petrolchimici e altro: «aree invisibili e inascoltate» che, afferma Ali, «diventano campi di sterminio» in cui ogni giorno sostanze altamente inquinanti vengono «pompate» nei polmoni degli abitanti del posto.

Da alcuni studi è già emerso che le comunità più a rischio per l’inquinamento atmosferico sono gli ispanici, gli asiatici, i nativi dell’America e dell’Alaska e, in particolare, gli afroamericani. Secondo i dati riportati da Ali, che cita l’associazione americana State of the Air, negli USA circa 74 milioni di persone di colore, o il 57%, vivono in contee con più elevati livelli di inquinamento, da ozono e/o polveri sottili. Tra i bianchi, il dato crolla al 38 per cento.

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Unsplash/Clay Banks

Anche i fenomeni meteo estremi rappresentano un rischio maggiore per le minoranze. Negli Stati Uniti inondazioni, alluvioni e uragani sono costati decine di vite solo nel 2019: in pericolo soprattutto le comunità più vulnerabili, che più frequentemente vivono in situazioni abitative insicure anche a causa della segregazione residenziale, e spesso si trovano in aree più esposte al rischio alluvione. Anche il caldo è un pericolo mortale, specie per gli afroamericani che vivono più facilmente in aree completamente ricoperte di cemento, spesso in mancanza di aria condizionata.

L’emergenza climatica che siamo destinati ad affrontare – conclude Ali – avrà un impatto sproporzionato sulle comunità di colore.

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Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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